Riceviamo e pubblichiamo da Girolamo Dell’Olio, insegnante di Italiano e Storia all'ISIS Leonardo da Vinci, di Via del Terzolle la lettera aperta al Sindaco Matteo Renzi: Gentile (e lontano) Sindaco, lavoro da 26 anni nella scuola superiore fiore all’occhiello della città di Firenze, l’ITI Leonardo da Vinci. Continuità didattica, stabilità del corpo insegnante, calendario a regime dal primo giorno di scuola sono stati per 107 anni vanto e peculiarità del nostro Istituto, che il Comune di Firenze ha voluto fondare nel 1900.
Qualche difettuccio, certo, non mancava. Come ovunque del resto. Solo che, nel 2007, Palazzo Vecchio ha pensato bene di gettare via il bambino assieme all’acqua sporca, cassando una voce di spesa che, con buona pace della retorica sulla scuola-come-investimento, era vissuta evidentemente più come un onere che come un onore. Contro tante qualificate resistenze, l’ITI è stato ceduto allo Stato. Ma una solenne convenzione garantiva che gli insegnanti in servizio restassero fino al pensionamento a carico di Palazzo Vecchio, e garantissero così una parte di quella didattica di qualità che era stata prerogativa dell’ITI.
Sulla gestione dell’immobile, sulle dotazioni e sulla manutenzione sarebbe dovuta subentrare la Provincia. E qui è cascato il primo asino: dopo quattro anni l’impegno non è stato ancora onorato. Viviamo di stenti, e per i rattoppi necessari si distraggono risorse preziose da altri capitoli di spesa. Adesso leggiamo su La Nazione che sarebbe in corso la fase 2 della partita della cessione dell’ITI allo Stato. Una “giochessa” oscura, sulla quale circolano voci incontrollate e, soprattutto, grava l’ipoteca di una nuova clamorosa retromarcia.
Già se ne sono andate – col personale ausiliario, tecnico e amministrativo – professionalità importanti, maturate nei decenni. Ora sembra profilarsi il colpo di grazia: centinaia di insegnanti, statalizzati a forza, ripiomberebbero nella girandola dei trasferimenti. Non è un’istanza egoistica quella che alimenta le nostre preoccupazioni: è il sentimento di indignazione per un esito che forse questa scuola (vorremmo dire la scuola pubblica) continua a non meritare. A cosa serve essere elogiati quando si producono attività, progetti e risultati ai quali Palazzo Vecchio spesso non disdegna di associare il proprio simbolo (il sito Facebook della scuola testimonia in proposito), se poi le scelte non ci coinvolgono o – come si vocifera – minacciano di cancellare gli stessi protocolli sottoscritti? Diversi altri impegni sono stati assunti da lei direttamente con gli studenti, signor sindaco, l’anno scorso, in un’intervista realizzata nell’Istituto e pubblicata sul nostro giornalino.
Disattesi o ignorati! Quale esempio di credibilità istituzionale può derivare ai giovani da questo tipo di esperienze? La scuola è forse solo un utile soprammobile da esporre o rimuovere a seconda delle convenienze? No, noi non possiamo ritenere che il ‘sindaco del rinnovamento’ sia preda della vecchia politica. Ci dia un segno: abbiamo bisogno – studenti, insegnanti e famiglie - di essere coinvolti!