Firenze – “Anche se i colpevoli sul banco degli imputati non fin iranno in carcere ed altri, nel frattempo morti, neppure sono stati giudicati, la sentenza di ieri che ha condannato all’ergastolo tre ex nazisti novantenni per la strage del padule di Fucecchio, tre ufficiali e sottufficiali dell’esercito tedesco, è importante. Mette ordine nella storia ed attribuisce le giuste responsabilità”. Così commenta il presidente della Toscana Enrico Rossi la condanna inflitta ieri dal tribunale militare di Roma, con un maxirisarcimento del danno – quasi 14 milioni in sede di provisionale – anche alla Repubblica Federale Tedesca. Tutto successe tra le cinque del mattino e le due del pomeriggio del 23 agosto 1944.
Undici giorni dopo l’altra grande strage toscana di Sant’Anna di Stazzema alcuni soldati della 26esima divisione corrazzata dell’esercito tedesco, in particolare gli ‘esploratori’ agli ordini del capitano Josef Strauch, batterono uno ad uno i caso lari del padule, tra le province di Firenze e Pistoia, alla ricerca di partigiani. Trovarono solo famiglie di contadini e sfollati in fuga dai bombardamenti, che furono tutti trucidati: 4 uomini (anziani per lo più), 63 donne e 27 bambini, tra cui anche alcuni neonati.
Non risparmiarono nessuno, senza pietà. “Non fu solo una rappresaglia, ma “un’operazione di desertificazione totale”, come è stato sottolineato durante il processo – si sofferma Rossi -, crudele e premeditata. Questo la corte ieri ha appurato e sancito. I morti non torneranno e non potranno essere leniti i dolori e il patimento di chi ha perso i propri cari in un modo così drammatico, soprattutto sessantasette anni dopo. Ma la verità è stata riaffermata”. Ai trentadue parenti delle vittime andranno da subito tre milioni e mezzo – da un minimo di 80 mila a un massimo di 710 mila euro a parente – e cir ca mezzo milione alle amministrazioni comunali, alla Regione Toscana e alla Provincia di Pistoia, che si erano costiuite parti civili, insieme alla presidenza del Consiglio.