Non era mai successo. Per la prima volta la pecora massese, tra le razze italiane più radicate e conosciute, originaria del Forno, piccola frazione montana del Comune di Massa, è a rischio estinzione. Citata anche in un’opera di Niccolò Macchiavelli (La vita di Castruccio Castracani da Lucca), le prime tracce di questa particolarissima razza dal manto nero, risalgono addirittura al 1400, la popolazione di femmine riproduttrici è scesa nel 2010 al di sotto dei 10.000 capi; tanto quanto basta per essere inserita, nel 2011, nell’elenco delle razze toscane che stanno vivendo una critica fase numerica.
Gli allevatori – 60 nella sola Provincia di Massa Carrara dove ci sono circa 3 mila capi, ma molti sono gli allevamenti anche nel pisano e livornese, nel lucchese e nel pistoiese - potranno beneficiare dei contributi messi a disposizione dalla misura 214 – b1 del programma di Sviluppo Rurale della Toscana sulla “Conservazione delle risorse genetiche animali”. Il contributo – 30 euro a capo – sarà pagato ogni anno, per cinque anni, e può essere erogato solo per i capi iscritti regolarmente al libro genealogico.
Ma non c’è solo la pecora massese nell’elenco: le altre razze sono la Bovina Pontremolese, Bovina Garfagnina, Equina Monterufolino, Ovina Pomarancina, Ovina Garfagnina Bianca, Bovina Pisana, Bovina Calvana, Bovina Maremmana, Bovina Romagnola, Suina Cinta Senese, Equina “Maremmano”, Equina “Cavallo Appenninico”, Ovina Appenninica, Ovina Zerasca e Asinina Amiatino. A comunicare la possibilità di presentare le domande è la Coldiretti (info su www.toscana.coldiretti.it) che informa gli allevatori che c’è tempo fino al 30 giugno per presentare le domande per usufruire dei contributi.
Stesso termine per le domande annuali di pagamento che devono essere presentate dalle imprese ammesse al regime di aiuto sui bandi degli anni 2008, 2009 e 2010. Per informazioni contattare gli uffici Coldiretti o dell’Associazione Allevatori.