Volontari in azione domani, sabato 14 maggio, nella provincia di Firenze davanti al Nuovo Ingresso dell’Ospedale di Careggi, all’Ipercoop di Sesto Fiorentino, all’ingresso del Nuovo Ospedale del Mugello a Borgo San Lorenzo e all’ospedale Santa Maria Annunziata a Ponte a Niccheri. Anche in Toscana ALICe è in programma la dodicesima Giornata nazionale per la lotta all’ictus cerebrale, un appuntamento di valenza assoluta stando anche alle ultime cifre sull’impatto di questo male. L’ictus cerebrale è infatti una delle malattie più frequenti e gravi del nostro tempo, la terza causa di morte in assoluto dopo i tumori e l’infarto.
In Italia, il numero di morti attribuibili alle malattie cerebrovascolari è di circa 69.000 per anno, i casi prevalenti raggiungono quasi il milione di unità, e i casi incidenti si attestano intorno alle 200.000 unità l’anno. La spesa annuale per l’assistenza all’ictus cerebrale in Italia è stimata intorno ai 3.5 miliardi di euro. Ogni anno in Toscana circa 10.000 persone sono colpite da ictus: il 10-15% di queste muore entro 30 giorni e circa la metà dei sopravvissuti deve imparare a convivere con una disabilità residua che compromette, spesso drasticamente, la vita sociale e lavorativa.
Nella nostra regione per assistere le vittime dell’ictus, solo nei primi 3 mesi dall’evento acuto, si spendono 50 milioni di euro all’anno. Tuttora molto scarsa è la consapevolezza che per ridurre l’impatto di questa malattia si può fare moltissimo, sia in termini di prevenzione che di cura nella fase acuta che di riabilitazione. Negli ultimi venti anni si sono accumulate prove scientifiche inequivocabili del fatto che interventi diagnostici, terapeutici, ed organizzativi possono contribuire a ridurre in modo notevole la frequenza della malattia e la gravità degli esiti e quindi il carico sociale.
Tre sono le fasi principali che caratterizzano il percorso del paziente: l’identificazione e il trattamento dei fattori di rischio, la gestione del paziente colpito da ictus (riconoscimento dei sintomi, avvio urgente in ospedale, trattamenti della fase acuta e ricovero in una unità dedicate, e quella finalizzata al migliore recupero funzionale deve essere perseguito al domicilio e nel territorio con un costante supporto riabilitativo e psico-sociale. Una appropriata organizzazione dei percorsi e della rete dell’emergenza è fondamentale per assicurare il successo delle cure nel paziente con ictus acuto.
Purtroppo nel nostro Paese siamo in forte ritardo. Lo dimostra il caso Sposini, che è arrivato all’ospedale giusto dopo un calvario di ore ed ore. Il livello politico-amministrativo deve essere sensibilizzato e farsi carico di questa organizzazione che va dalla educazione della popolazione, alla formazione del personale dell’emergenza, alla organizzazione della risposta super urgente negli ospedali.