La giunta regionale Toscana, guidata dall’ex assessore Enrico Rossi, con il consenso dell’attuale assessore al “DIRITTO ALLA SALUTE” Daniela Scaramuccia, ha deliberato ad inizio aprile una variazione di bilancio con la quale vengono tolti 30 milioni dal fondo per la non autosufficienza per essere trasferiti ai fondi per le aziende sanitarie. Contemporaneamente ha prelevato 18 milioni di euro dal fondo di riserva spese obbligatorie. A fine aprile, con una seconda delibera, il governo regionale ha destinato l’intera somma, 48 milioni di euro di cui 30 tolti da un pubblico servizio, per ripianare il deficit dell’Asl di Massa.
Le due operazioni sono state portate avanti in gran segreto" dichiara l'Associazione che tutela utenti e consumatori. "Succede che, per coprire il “buco” dell’Asl di Massa del quale si conoscono i responsabili, coloro che dovrebbero garantire il “DIRITTO ALLA SALUTE” a tutta la cittadinanza e in particolare ai soggetti più fragili, hanno deciso di negare questo diritto a circa 2000 anziani non autosufficienti privandoli del “Servizio pubblico” destinato alla tutela della loro salute. Come è noto, per precisi ed ineludibili riferimenti normativi le cure necessarie ai soggetti di cui sopra, rientrando nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) devono essere obbligatoriamente garantite dalla Regione nel rispetto della normativa vigente. Sulla questione, a sgombrare il campo da ogni dubbio, è recentemente intervenuto il Consiglio di Stato con la sentenza n°1607 del febbraio 2011.
I giudici del più alto grado della giustizia amministrativa, ribadita la natura di pubblico servizio chiamato a garantire agli anziani non autosufficienti le loro cure che sono comprese nei Livelli Essenziali di Assistenza, hanno giudicato anticostituzionali le leggi regionali che non rispettano i principi imposti dallo Stato atti a garantire un livello uniforme di assistenza su tutto il territorio nazionale. Fatto che appare di gravità assoluta perché toglie un servizio pubblico destinato alla tutela della salute dei soggetti più fragile del sistema sanitario, obbligandoli a pagare di tasca propria rette di circa 3000 Euro/mensili o addirittura a rinunciare alle cure. Una situazione a cui i governatori regionali stanno rispondendo a mezzo stampa con piccoli balbettii che vorrebbero far credere che il tutto e' solo un'operazione contabile e che niente viene tolto a nessuno. Per questo motivo abbiamo presentato esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti per verificare se nei fatti vi siano profili penalmente rilevanti".