La 'Compagnia del Pinguino' nata nel 2005 nel Circolo Cattolico San Giuseppe di Impruneta e costituita dai giovani del paese, ha fatto il tutto esaurito nelle tre serate previste per la messa in scena della nuova opera Musical liberamente tratta dal capolavoro Disney "La Bella e la Bestia". Impruneta divisa dai rioni storici che si contendono l'ambito trofeo settembrino della Festa dell'Uva, eppure unita dalla passione per l'arte e per lo spettacolo. Difficile bissare il successo di 'Pinocchio' ribattezzato "C'era una volta un pezzo di legno", l'ultimo Musical realizzato dai ragazzi al Cinema Teatro Buondelmonti.
Di sane e genuine radici toscane ben si adattava al respiro caratteristico del territorio ed alle corde dei provetti attori. Ne "La rosa incantata" la bravura degli interpreti è riuscita però ad andare ben oltre le ipotetiche difficoltà, armandosi di pregevoli e grotteschi francesismi, e colpendo ancora una volta il cuore degli spettatori presenti in sala. Non è mancato ad esempio l'accompagnamento ritmato alla scena dello spuntino notturno di Belle che mette in movimento il salone delle feste del Castello incantato chiamando in causa tutte le stoviglie della cucina. Intense le interpretazioni dei protagonisti, la Bestia e Belle riescono ad interagire con collaudata professionalità ed attorno a loro si muovono figure di alto livello come il candeliere Lumière, piuttosto che il paggio tramutato in orologio, Tockins, la Guardarobiera, la Spolverina o Mrs Bric, la cui intonazione consente al Musical di poter toccare un buon grado di piacevolezza canora.
Interessanti le coreografie, tovaglioli e posate che si alternano in un vero e proprio Moulin Rouge. Ironico e perfetto il duetto tra Gaston e Le Tont, finemente vestiti addosso agli interpreti che non mostrano alcuna indecisione e tengono al guinzaglio la preda/spettatore tra vane elucubrazioni mentali e fugaci brindisi in taverna. Le Tont (già burattino) eccelle in perfezione e si permette di strafare portando il recitato oltre i limiti della scena, ergendosi a comprimario di notevole spessore. Scene minimali, con un fondale realizzato proiettando scene da cartone animato, e costumi d'alta sartoria sono le componenti vincenti dello spettacolo.
Il pubblico viene trascinato dalle musiche nel villaggio della giovane Belle, la "ragazza strana" che passa il tempo a leggere libri e si ritrova suo malgrado oggetto delle attenzioni amorose del prode Gastone. La sua gioia ed il suo sconforto ruotano attorno al padre di lei, quel Maurice un po' scienziato pazzo ed un po' padre amorevole che incontra la Bestia divenendone prigioniero e che poi si trova ad esser merce di scambio con la giovane figlia che rimane relegata tra le mura ostili dove potrà approfondire la conoscenza del principe rimasto vittima dell'incantesimo di una bellissima strega. Lo stesso Maurice che rischia di finire in manicomio per via di un accordo indecente tra Gaston ed il direttore della “Maison des Lunes” che dosa sapientemente pause, mimica e cattiveria risultando particolarmente credibile. La favola è nota, il messaggio che ne scaturisce è di quelli che valgono molto in termini di conoscenza di se stessi e degli altri; andare sempre oltre le semplici apparenze per non restare vittima di una falsa realtà, disegnata ad arte per confondere, per sopire l'immaginazione.
La rosa che sfiorisce è il 'carpe diem' imperturbabile del tempo, la reazione cortese al caos sociale, l'attimo scivola dalle dita delicate di una fanciulla, accarezza il viso di una Bestia e ci vede uno specchio che riflette la vita. Ad esibirsi sono ragazzi semplici, mestieranti artisti, uniti tra loro con grande umiltà e da grande stima e fraterna amicizia. Questo lo si può cogliere pienamente curiosando dietro le quinte dove tutti si aiutano nel prepararsi e dove non manca una particolare attenzione ai reciproci dettagli.
Dove è possibile trovare la guardia inglese armata di spada al fianco del fornaio, arguto fiorentino, armato di baguette. Il ricavato dell'incasso, destinato all'adozione di un bambino a distanza, racconta infine tutto il resto di questo affascinante spettacolo e delle infinite possibilità di poter fare teatro partendo anche, o soprattutto, da una Compagnia di provincia che nulla ha da invidiare alle grandi realtà del settore, e della quale, c'è da scommettere, sentiremo ancora parlare. di Antonio Lenoci