FIRENZE– La Richard Ginori di Sesto Fiorentino (Firenze) ha inaugurato il terzo forno della fabbrica di porcellana in localita' Doccia. E' un progetto per una porcellana del terzo millennio, con l'uso di nanotecnologie. Tradizione ed innovazione possono andare a braccetto. E auspicabilmente imporsi, grazie al valore aggiunto, sul mercato. “E’ il caso del progetto per una porcellana del terzo millennio, con l’uso di nanotecnologie e meccanica avanzata, che la Richard Gino ri ci ha presentato e che abbiamo deciso di finanziare – commenta l’assessore alle attività produttive, Gianfranco Simoncini – .
Fa parte di un bando sull’innovazione appena concluso e a giorni erogheremo il contributo: 2,9 milioni di euro su un progetto che complessivamente ne vale 5,3”. “Intanto – aggiunge – registriamo con soddisfazione la riaccensione del terzo forno: un segnale sicuramente di fiducia”. L’assessore ieri ha partecipato all’inaugurazione del nuovo forno della celebrata azienda di Sesto Fiorentino, che a Doccia ha uno stabilimento dal 1958. Poco prima era intervenuto alla conferenza stampa organizzata da Unicoop per presentare una nuova collaborazione con la Richard Ginori.
“Una buona notizia anche questa – ha detto – perchè in un momento di rilancio dello sviluppo le sinergie sono importantissime”. E proprio durante la conferenza stampa in cui l’Unicoop ha presentato l’iniziativa “La Toscana è servita”, ovvero raccogli i bollini e colleziona le porcellane Richard Ginori, l’assessore ha accennato al progetto dell’azienda di ceramiche artistiche di Sesto Fiorentino finanziato di recente dalla Regione. Quella della Richard Ginori è una storia ultracentenaria che inizia nel 1735, quando il marchese Carlo Andrea Ginori fondò l’azienda, fusa nel 1896 con la Società Ceramica Richard.
La Richard Ginori è leader italiano nella produzione di porcellane da tavola di alta qualità. Conta oltre 350 dipendenti. “E si tratta sicurame nte di uno degli esempi più significativi delle eccellenze toscane del Made in italy” sottolinea Simoncini. Negli ultimi anni non sono mancate segnali di crisi e difficoltà, anche nello stabilimento di Sesto Fiorentino. “La scelta di riaccendere il terzo forno, spento dal 2003, per far fronte ad una maggior produzione e ad ordini che sono tornati a crescere dunque ci rincuora – conclude Simoncini – Sopratutto nel momento in cui c’è anche una scelta di investire su ricerca e innovazione, che consideriamo una via maestra per tante aziende toscane che hanno le carte in regole per continuare ad imporsi sui mercati del mondo”.