Le Iene, trasmissione televisiva di Italia 1 è tornata con insistenza sulla chiusura dei negozi Aiazzone sparsi sul territorio italiano. Le telecamere Mediaset inquadrano anche lo store fiorentino dove un'addetta alla segreteria si limita a dire: "Vorremmo delle risposte anche noi". Negozi chiusi, chi per allestimento, chi per ristrutturazione, chi addirittura per sciopero con tanto di occupazione dei locali. I dipendenti hanno allestito dei turni per il presidio continuato nelle 24 ore.
Per loro si prospetta la cassa integrazione, ma quel che colpisce sono le testimonianze di alcuni dipendenti ripresi di spalle che dichiarano di aver agito consapevolmente, con cognizione di causa, dichiarando il falso ai clienti prima interessati all'acquisto degli arredi e poi inviperiti per la mancata consegna degli stessi. "Ci è toccato dire che il fornitore era deceduto, che c'era stato un incidente ed il furgone aveva preso fuoco": parole sconcertanti pronunciate da una centralinista del servizio clienti. In realtà i fornitori sono vivi e vegeti e si prospetta da parte degli stessi un'azione corale per entrare nel fallimento e nella liquidazione dei crediti vantati presso il gruppo. Nessuna risposta ai tanti clienti che, dopo aver consegnato la caparra, si ritrovano adesso senza mobili come accampati in casa.
Senza cameretta per il bambino in arrivo, o nel migliore dei casi già arrivato, ed allora caso vuole che il momento non sia ancora quello giusto per trovare il lettino pronto. L'esasperazione è tale che traspare dalle insegne divelte e colpite da sassaiole ad opera dei clienti rimasti senza risposte. I vertici dell'azienda risultano in un primo momento introvabili, poi spunta l'imprenditore Gianmauro Borsano che rimanda le risposte alla nuova società di gestione ed invita a sentire anche il socio Renato Semeraro perché "io rispondo per me stesso" ed il giornalista de Le Iene si trova ad ingaggiare anche un vero scontro con il dottor Semeraro che senza proferire parola si arma di spranghe di ferro ed insegue il malcapitato cronista. Lo slogan, più volte oggetto di citazione negli anni d'oro dell'azienda, pronunciato con mestiere da Guido Angeli: "Provare per credere" diventa adesso quasi un messaggio minaccioso, lasciando centinaia di consumatori a lottare con la crisi e con le spalle oberate dall'inatteso 'rischio d'impresa'.