Iniziativa stamani della massoneria toscana del Grande Oriente d’Italia per i 150 anni dell’Unità d’Italia che si è tenuta al Palazzo dei Congressi di Firenze. Collegio toscano, con il patrocinio della Regione. Nei primi 150 anni di storia unitaria la Toscana è stata la regione italiana con la più elevata presenza massonica. Il convegno intendeva ricostruire alcuni aspetti di questa presenza e offrire alcune chiavi di lettura per comprendere le ragioni di un così vasto e duraturo radicamento dell'associazionismo liberomuratorio nel tessuto sociale della regione.
Non un bilancio esaustivo, dunque, ma alcuni spunti di analisi che, a partire dalle acquisizioni dell'indagine storiografica, offrano elementi per una riflessione critica sul ruolo svolto dalla massoneria nella società toscana del secondo Ottocento e del Novecento. Confronto aperto sulle idee e sui valori. Questo il filo conduttore dell’intervento di Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana: “Credo – ha esordito Rossi – che la Regione abbia fatto bene a patrocinare questa manifestazione che è inserita fra quelle per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
Ha fatto bene perchè non c’è dubbio che la massoneria abbia rivestito un ruolo importante per il Risorgimento e per la costruzione dell’Italia unita. E’ vero anche che la massoneria è forte in Toscana e che, in generale, la Toscana ha scritto pagine forti nella costruzione dell’Unità d’Italia” . Il presidente della Regione ha citato ad esempio il sacrificio degli studenti e professori toscani a Curtatone e Montanara, l’apporto alla spedizione garibaldina partita da Quarto, la nascita nel 1859 del giornale La Nazione “fondato per accompagnare la nascita della nazione”, il plebiscito dei Toscani che “dissero sì all’unione e non all’annessione” con il regno sabaudo.
Poi ha ricordato la matrice europeista del Risorgimento e gli ideali di “quella giovane generazione ispirata agli ideali della Rivoluzione Francesce (uguaglianza, libertà, fraternità) che è riuscita a dare al nostro Paese il senso di Comunità Nazionale e di Patria”. Ed ha riconosciuto il ruolo che la massoneria ha avuto come “tramite” per quegli ideali. “Sarebbe sbagliata – ha detto Rossi – un’opera di rimozione.” Ed ha ricordato ancora l’intreccio con “i primi barlumi del movimento operaio” e con la “storia della mutualità, che è presente in tante pa rti di Toscana”.
E ancora il ruolo avuto “non solo fino al fascismo, ma anche dopo, con la Costituzione.” “Credo – ha sottolineato Rossi – che discutere di questo sia giusto e che vada fatto alla luce del sole, così come è giusto riscoprire le idealità fondamentali, compresa la dignità della persona, che oggi sono troppo compresse e mercificate. E’ bene aprire un dibattito sulla persona che è depositaria di diritti ed esigenze, superando le polemiche e le divisioni del passato. Cio’ che è accaduto 30 anni fa – ha detto Rossi – accadde appunto 30 anni fa.” Per quanto riguarda la legge regionale n.68 del 1983 “Norme di attuazione dell’art.
18 della Costituzione e della legge 25 gennaio 1982 n. 17 in materia di associazioni segrete e norme per garantire la pubblicità della situazione associativa dei titolari di cariche elettive o di nomine o designazioni regionali” Rossi ha precisato che la legge “non si riferisce a qualcuno in particolare” ed ha ribadito il suo giudizio “sarebbe un errore” cancellare quella legge. In proposito ha ricordato il parere dato a suo tempo da Paolo Barile, che ne aveva confermato la conformità con la Costituzione e ribadito la funzione a “garanzia della trasparenza”.
Rivolgendosi all’auditorio Rossi ha ribadito che quella legge, che garantisce la trasparenza, è anche nell’interesse delle Logge, che hanno fatto “importanti passi avanti sulla trasparenza”. E ha sottolineato: “Mi affascina il vostro tentativo di tenere alto un livello di spiritualità laico. E’ un contributo importante alla pedagogia e all’educazione dei comportamenti. E di questo c’è bisogno”. Infine il presidente della Regione ha concluso con un invito: “Continuiamo insieme a celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia”.