E' un allestimento originale che documenta tutte le tracce presenti sul territorio legate all'eroe dei due mondi: si chiama Prato ricorda Garibaldi ed è stata inaugurata martedì 7 dicembre a palazzo Vestri. La mostra, promossa dalla Presidenza del Consiglio provinciale e organizzata insieme al Comitato provinciale area pratese, si compone di un apparato fotografico che testimonia episodi o gesta storiche che hanno visto protagonista Garibaldi. Una iniziativa che si inserisce nelle celebrazioni dell'edizione 2010 della Festa della Toscana e anticipa i festeggiamenti per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
Sarà possibile visitare Prato ricorda Garibaldi fino al 12 dicembre la mattina dalle 10 alle 13, il lunedì e il giovedì anche nel pomeriggio dalle 15 alle 19. «Garibaldi? Un mercenario che ha trasformato il meridione da terza potenza mondiale in povera colonia piemontese e che, oltre al nostro meridione, ha depredato il Sud America. E noi con i soldi dei cittadini gli dedichiamo pure una mostra...». È questo il commento dell'eurodeputato della Lega Nord Toscana, onorevole Claudio Morganti sulla mostra dedicata al cosiddetto 'eroe dei due mondi'.
«Eroe dei due mondi? Garibaldi era il mercenario dei due mondi. A qualcuno non piaceranno queste affermazioni – ammette il segretario nazionale della Lega Nord Toscana –, ma la storia è storia ed è questo ciò che ci insegna riguardo questo personaggio. In Brasile, tra i 28 e i 40 anni, come occupazione principale faceva il pirata: assaltava le navi e viveva di saccheggi. In Uruguay, invece, contrastava l'egemonia cattolico-ispanica combattendo per assicurare il monopolio commerciale all'Impero Britannico.
In Spagna, il quotidiano El País, il 27 luglio 1995, ricordò il massone Garibaldi come uno che “non ha lottato per la libertà di queste nazioni (del Sud America, ndr) […] piuttosto il contrario”. Non dimentichiamoci che la spedizione dei Mille – prosegue l'eurodeputato leghista – fu finanziata dalla massoneria inglese (fanno fede i documenti trovati negli archivi di Edimburgo) al fine di corrompere gli alti gradi borbonici, tra cui il primo ministro Don Liborio Romano, un massone d'alto grado.
Garibaldi, non contento, appena giunse a Palermo svaligiò il Banco di Sicilia (5 milioni di ducati trafugati) e saccheggiò le chiese e qualsiasi cosa che trovasse per strada. Lo stesso re Vittorio Emanuele II scrisse a Cavour parlando di “sgradevolissima faccenda Garibaldi” e che “questo personaggio non è affatto così docile né così onesto come lo si dipinge […]. Il suo talento militare è molto modesto, come prova l'affare di Capua, e il male immenso che è stato commesso qui, ad esempio l'infame furto di tutto il denaro dell'erario, è da attribuirsi interamente a lui, che […] ha piombato questo infelice paese in una situazione spaventosa”.
E, in Sicilia, non dimentichiamoci del fondamentale aiuto massonico-mafioso alle camicie rosse. A Bronte fece fucilare dei contadini innocenti e c'è chi dice che nella guerra di secessione americana prese soldi dall'una e dall'altra parte mandando al macero le proprie truppe dividendole tra l'esercito confederato e quello unionista. Se i nostri nonni, compresa la mia che votava a sinistra – conclude l'onorevole Morganti –, dicevano “Accidenti a Garibaldi!”, un motivo ci sarà stato...».