Firenze, 11 febbraio 2011- Il Consiglio di Amministrazione di Dada, riunitosi oggi, ha preso visione dei risultati preliminari consolidati al 31 dicembre 2010, ha preso atto delle dimissioni del Presidente, nominando per cooptazione, il nuovo Presidente, e ha deliberato in merito alle linee strategiche del Gruppo e all'avvio del processo per la possibile cessione di Dada.net. Risultati Preconsuntivi del Gruppo relativi all'esercizio 2010 I ricavi consolidati dell'esercizio 2010 si attestano intorno a 151,5 milioni di Euro: la flessione rispetto all'esercizio precedente (155,1 milioni di Euro nel 2009) è principalmente attribuibile all'andamento dei ricavi della divisione Dada.net.
Si riscontra, invece, una crescita del fatturato della divisione Dada.pro nel settore dei servizi professionali per la registrazione di domini e hosting e dell'advertising on-line. Il MOL di Gruppo nel 2010 è stimato intorno a 14,6 milioni di Euro con un'incidenza sui ricavi del 9,7% (20,5 milioni di Euro nel 2009, pari al 13,2% dei ricavi consolidati); su tale aggregato hanno inciso in particolare gli oneri sostenuti nella divisione Dada.net per lo sviluppo di Play.me, i costi sostenuti nella prima parte dell'anno per il lancio del servizio di poker on-line e un minore contributo dei servizi mobile VAS in talune geografie, in particolare dell'area europea.
Il MOL della divisione Dada.pro ha registrato nell'esercizio 2010 una sostanziale stabilità rispetto all'anno precedente. La Posizione Finanziaria Netta consolidata al 31 dicembre 2010 è pari a circa -50,6 milioni di Euro, rispetto ai -36,7 milioni di Euro al 31 dicembre 2009: l'evoluzione della PFN ha risentito in particolare delle attività di investimento in immobilizzazioni e in partecipazioni effettuate nell'esercizio, solo parzialmente compensate dalla generazione di cassa della gestione operativa dell'esercizio.
Decisioni del Consiglio di Amministrazione in merito a cariche sociali Il Consiglio di Amministrazione di Dada S.p.A. e Paolo Barberis di comune accordo, e in seguito a divergenze sulla strategia della Società rispetto a quanto elaborato da Paolo Barberis, hanno concordato di porre fine alla collaborazione tra Paolo Barberis e Dada, società fondata nel 1995 da Paolo Barberis. Paolo Barberis ha quindi rassegnato le dimissioni, con effetto immediato, da Amministratore (e conseguentemente da Presidente) della Società, precisando anche che non era membro di alcuno dei comitati consiliari; il Consiglio ha accettato le dimissioni, ringraziandolo per il suo contributo e il suo impegno quale socio fondatore di Dada.
L'accordo raggiunto tra le parti è stato preliminarmente sottoposto all'esame del Comitato per le Operazioni con Parti correlate, che ha espresso parere positivo sull'accordo e sulla base del parere stesso, il Consiglio di Amministrazione della Società ha approvato l'operazione, che rientra tra le operazioni di minore rilevanza ai sensi della normativa vigente. Paolo Barberis ringrazia il Consiglio, gli azionisti e tutti i dipendenti per averlo supportato e seguito in tutti questi anni nella missione imprenditoriale di Dada.
Paolo Barberis ha quindi comunicato alla Società di aver ceduto in data odierna n. 630.000 azioni Dada e che, pertanto, la sua partecipazione è scesa al di sotto del 2% del capitale sociale. Il Consiglio di Amministrazione, con deliberazione approvata dal Collegio Sindacale, preso atto delle dimissioni di Paolo Barberis, ha quindi cooptato, ai sensi dell'articolo 2386 comma 1 del codice civile e dell'art 19 dello Statuto, quale Amministratore della Società l'avv. Alberto Bianchi (non risultando alcun candidato residuale nella lista da cui era stato tratto l'arch.
Barberis), assegnandogli la carica di Presidente. L'avvocato Bianchi (il cui curriculum sarà reso disponibile sul sito internet della Società) ha dichiarato di possedere i requisiti di indipendenza previsti dall'art. 148 comma 3 del D.Lgs. n. 58/1998, nonché dal Codice di Autodisciplina delle Società Quotate. Il Consiglio ha valutato l'avv. Bianchi indipendente in virtù dei suddetti criteri di legge, non ritenendo invece di poterlo valutare indipendente ai sensi del Codice di Autodisciplina in considerazione dell'incarico speciale conferitogli.