Firenze– Oggi il Capo dello Stato ha comunicato al Presidente del Consiglio di non poter ricevere, a garanzia della legittimita' di un provvedimento di cosi' grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal Governo. La Presidenza della Repubblica ha ricondotto il decreto legislativo sul federalismo municipale dentro la seconda delle procedure stabilite dal comma 4 dell'art. 2 della legge delega (la 42/2009), quella che è più garantista per le Camere, senza nulla togliere alle corrette prerogative del Governo. Essa prevede che il Governo ritrasmetta i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni e renda comunicazioni davanti a ciascuna Camera.
Decorsi trenta giorni dalla data della nuova trasmissione, i decreti possono comunque essere adottati in via definitiva dal Governo. Alla notizia dello stop da parte del Colle al dl sul federalismo, anche in Toscana, si susseguono le reazioni. ''Il presidente Napolitano ha giudicato irricevibile il decreto del governo sul Federalismo. Un decreto che era un enorme pasticcio”, ha scritto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi nella sua pagina Facebook. Il Dl, ha continuato Rossi, era stato “confezionato appositamente per consentire a Berlusconi di andare avanti e alla Lega per giustificare il suo sostegno al governo''. «Se il decreto sul Federalismo è un pasticcio, allora dovremmo dire che Rossi è il pasticciere, visti tutti i buchi e i pasticci che ha combinato in tutta la Regione».
E' questo il commento dell'onorevole Claudio Morganti, eurodeputato e segretario nazionale della Lega Nord Toscana. «La Lega Nord – afferma l'onorevole Morganti – ha il grande merito di volere, a questo punto da sola, cambiare l'Italia. Non dimentichiamoci che il Federalismo sarebbe la più grande riforma fatta negli ultimi anni. Purtroppo, ci siamo resi conto che una parte della destra e della sinistra non vogliono il cambiamento, rendendosi così complici di una situazione di stallo, come è attualmente quella italiana, e in cui si ha l'interesse di non cambiare.
L'Italia, così come è strutturata attualmente, non può essere un Paese concorrenziale e farà la fine di Paesi come la Grecia e l'Irlanda. Serve un atto di responsabilità, che la sinistra non ha mai avuto».