L'ATO 4 sta per chiudere, ma compra una nuova sede. Ancora controlli sulla Asl 1

Bramerini sull'operazione dell'ATO 4: "Sull’opportunità di un tale acquisto direi che elementi di criticità ci sono". Scaramuccia sulla Asl di Massa: le verifiche commissariali sono ancora in corso.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 novembre 2010 15:29
L'ATO 4 sta per chiudere, ma compra una nuova sede. Ancora controlli sulla Asl 1

In chiusura del Consiglio regionale svoltosi ieri pomeriggio l’assessore Anna Rita Bramerini ha risposto all’interrogazione del Pdl sull’acquisto di un immobile da parte dell’Ato 4 Alto Valdarno, cui hanno fatto seguito interrogazioni da parte della Lega, dell’Udc, e della Federazione della Sinistra. Una risposta, quella resa in aula dall’assessore, che non ha tuttavia fugato i dubbi dei consiglieri circa l’opportunità politica dell’operazione immobiliare, dubbi nutriti dal primo firmatario dell’interrogazione, il consigliere regionale del Pdl Stefano Mugnai. “Pur ringraziando l’assessore Bramerini per aver risposto ad una interrogazione su un tema che non coinvolge in maniera diretta la Regione, non possiamo non evidenziare la debolezza della giustificazione addotta dall’Ato 4, cui l’assessore Bramerini si è rivolta per ottenere informazioni.

Difficile infatti vedere la convenienza nell’acquisto di una sede per un ente destinato a chiudere i battenti tra breve. Tutt’altro: è sicuramente più semplice disdettare un contratto d’affitto che procedere alla vendita di un immobile del valore di quasi un milione di euro e successivamente, al momento della definitiva chiusura dell’ente, alla ripartizione dei proventi della vendita tra i 10 comuni che fanno parte dell’Ato”, ha affermato Mugnai. “In un momento come questo, in cui tutti gli amministratori locali si stracciano le vesti per i tagli del Governo pare quantomeno curioso che un ente pubblico, per di più destinato a scomparire, si lanci in speculazioni immobiliari.

E le mie perplessità risultano condivise se, come è vero, la conseguenza dell’operazione ha portato alla revoca delle deleghe per il vicesindaco di Arezzo Giuseppe Marconi, socio della società immobiliare venditrice dell’immobile e alla richiesta di dimissioni per gli altri rappresentanti degli enti locali nel CdA dell’Ato. Resta quindi l’inopportunità politica del vicesindaco di Arezzo. A questo punto – ha aggiunto l’esponente del Pdl – chiusa la vicenda Ato 4-Marconi nell’unica maniera possibile, credo si debba riflettere su quale tipo di sindaco abbia bisogno una città in difficoltà ma con grandi potenzialità come Arezzo.

Un sindaco è chiamato a confrontarsi con un duro lavoro quotidiano di mediazione, di ascolto e anche di scelte. Insomma – ha proseguito il consigliere regionale – un vero lavoraccio: di fronte a questa richiesta di impegno o scatta la molla dell’entusiasmo, molla che fa sì che il sindaco sia il vero centro della vita decisionale cittadina, oppure ci si ritrova con sindaci che interpretano il proprio mandato su posizioni difensivistiche, tutti concentrati a demandare e scansare problemi, responsabilità, pericoli.

Quindi a non decidere e delegare. Credo che Arezzo rientri nella seconda ipotesi. Il caso Marconi – ha concluso Mugnai – è la riprova che il sindaco Fanfani in questi quattro anni non ha interpretato con grande entusiasmo il proprio ruolo di primo cittadino. Proprio ciò di cui Arezzo non aveva bisogno”. Ma cosa aveva detto l'assessore Bramerini? “La Regione Toscana non ha competenze sulla vigilanza e sulla valutazione delle azioni intraprese dall’Autorità di Ambito territoriale ottimale, quando queste rientrano nella competenza esclusiva dell’Autorità stessa, come nel caso della gestione del patrimonio”. L’assessore aveva poi precisato che le Autorità di ambito godono di personalità giuridica pubblica, autonomia organizzativa e di un proprio patrimonio.

La Regione svolge funzioni di programmazione con il piano di risanamento delle acque, il piano regolatore generale degli acquedotti e definendo le priorità di intervento in relazione ai contributi o investimenti regionali, statali e comunitari. Le funzioni di controllo riguardano invece la conformità degli interventi e del piano economico-finanziario agli obiettivi stabiliti dalla Regione ed alla normativa vigente, la verifica sullo stato di attuazione del programma di interventi, l’esame comparativo delle prestazioni dei gestori nei vari ambiti territoriali su qualità e quantità dei servizi, costi e spese per investimenti.

Bramerini aveva quindi sottolineato che l’assessorato ha comunque richiesto informazioni all’Autorità di ambito ottimale 4 sui vari quesiti posti dalle interrogazioni. Sulla base della nota ricevuta, risulta che l’Autorità ha “confermato” l’acquisto della sede dopo l’approvazione della legge di abrogazione degli Ato per evitare “il protrarsi di una situazione funzionalmente ed economicamente svantaggiosa (l’affitto della vecchia sede) ed un contenzioso certo (l’immobile era già stato oggetto dei lavori di finitura).

Secondo l’Ato “la vecchia sede ha difficoltà ad ospitare l’assemblea dei sindaci, mancano i parcheggi, gli spazi sono distribuiti in maniera non ottimale” e la decisione di contrarre un mutuo equiparabile al costo dell’affitto “appare una scelta di efficienza ed economicità”. L’acquisto della sede, precisa ancora l’Autorità, è stato effettuato “con una procedura pubblica ed indagine di mercato, sulla quale non ci sono ricorsi pendenti né dai soggetti esclusi, né da terzi”.

Gli organi dell’Ato 4, per altro, “non erano a conoscenza del fatto che il vicesindaco di Arezzo fosse anche comproprietario della società che stava offrendo in vendita l’immobile”. Sempre secondo l’Autorità la cifra pagata è congrua, visto che “l’offerta per l’immobile (al netto di Iva, opere di finitura, oneri notarili ed imposte) è di circa 650mila euro per una superficie di 411 mq e 12 posti auto”. “Sull’opportunità di un tale acquisto direi che elementi di criticità ci sono – concludeva l’assessore Bramerini -.

Ferme restando le valutazioni sulla regolarità degli atti, che viene ribadita dal presidente dell’Autorità di ambito ottimale e che sarà eventualmente compito della magistratura verificare”. Altri commenti alla vicenda Il consigliere Stefano Mugnai (Pdl): “Non voglio entrare nel merito, ma le nostre perplessità sono condivise da tutti – ha osservato –. Gli stessi amministratori che si lamentano dei tagli del Governo, procedono ad un acquisto del genere, mentre l’Ato è in fase di chiusura”. “Se si fosse voluto, un occhio ci si poteva mettere” ha commentato Gian Luca Lazzeri (Lega Nord), richiamando le funzioni di controllo che la Regione svolge sul piano economico-finanziario.

“Il presidente Rossi si è tenuto fuori – ha rilevato –. Una sua presa di posizione avrebbe fatto piacere”. “E’ una risposta completa e dettagliata, ma forse un controllo doveva essere fatto – ha aggiunto Giuseppe Del Carlo (Udc) –. La Regione interviene per migliorare la rete dei servizi idrici, ma i soldi sono spesi in altri modi”. Asl Massa: Scaramuccia, buco 60milioni frutto occultamenti ripetuti Ma la seduta del Consiglio è stata anche l'occasione per approfondire la vicenda dei conti della Asl 1 di Massa. Il “buco” da 60milioni di euro emerso nei bilanci della Asl di Massa è “l’esito di un ripetuto e costante occultamento dei costi di esercizio”.

Così l’assessore regionale alla salute, Daniela Scaramuccia, nella risposta data ieri in Aula a tre interrogazioni del Pdl e ad una interpellanza della Lega Nord Toscana. Sulla posizione del direttore generale Antonio Delvino, “le evidenze ad oggi raccolte dalla gestione commissariale hanno permesso di constatare la presenza di anomalie gravi sia nel bilancio 2009, che nel 2008. Non si può accettare l’obiezione volta a imputare le responsabilità solo agli uffici e alla direzione amministrativa, il direttore generale è complessivamente responsabile dell’intera gestione aziendale.

Il rapporto di fiducia – chiude sul punto l’assessore regionale – è compromesso”. Sulla genesi del pesante ammanco, e in risposta a precise interrogazioni, l’assessore ha spiegato che “non vi è riscontro che possa dipendere dalla fusione tra Asl Apuana e Lunigiana del 1996”. Il meccanismo, "ripetutamente adottato”, ha spiegato l’assessore Scaramuccia, consisteva “nel movimentare i conti riducendo il valore dei debiti verso i fornitori, e contestualmente, dei costi di esercizio”.

L'assessore ha ricordato che le verifiche commissariali sono ancora in corso e ha confermato la disponibilità a dare ulteriori comunicazioni. Quanto al ruolo del professor Niccolò Persiani, socio della Taitle Spa, quale figura di supporto al Commissario, ha spiegato Scaramuccia, “la nomina è stata fatta in considerazione della sua rilevante esperienza e della sua indubbia professionalità”. “Finalmente abbiamo a disposizione la documentazione da noi richiesta – ha commentato Stefano Mugnai (Pdl), vicepresidente della commissione Sanità −.

A quattro settimane dal commissariamento della Asl di Massa, potremo ora analizzare a fondo le carte. Restano tuttavia molte ombre nella risposta dell’assessore Scaramuccia, soprattutto in merito alle responsabilità”. Si nota, ha proseguito Mugnai, “uno sforzo feroce della Giunta nell’indicare le responsabilità altrui, ma la Regione avrebbe potuto, e dovuto, accorgersi della situazione drammatica che si andava sviluppando. Scaricando la colpa su altri soggetti – ha concluso Mugnai – la Giunta regionale crea un vulnus nella gestione della sanità toscana, rompe il clima di fiducia nei rapporti con le strutture apicali delle Aziende sanitarie”. Riguardo ai pagamenti dei debiti contratti con i fornitori, di cui chiede conto la Lega Nord Toscana nell’interpellanza a firma Gian Luca Lazzeri, Marina Staccioli e Antonio Gambetta Vianna, l’assessore Scaramuccia ha spiegato come è in corso una “approfondita e attenta ricognizione del debito”, per elaborare un piano dei pagamenti “che tenga conto dell’anzianità del credito e della natura dei soggetti creditori”.

Una prima “erogazione straordinaria regionale” ha permesso lo stanziamento di 10milioni di euro, ma la Regione ha allo studio anche possibili canali “che permettano l’accesso a forme di allargamento del credito nel tempo, come nell’importo, da parte del sistema bancario”. “Siamo ancora lontani da una risposta vera ai fornitori – è stato il commento di Gian Luca Lazzeri in Aula −. Resta il serio dubbio che ci siano sotto fatture gonfiate, mi aspettavo una risposta più chiara su questi punti”.

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