Firenze– Prudenza fino a ieri, attacco deciso a partire da oggi. Sulla base di nuove conferme circa l’assoluta irregolarità di quasi tutti gli autovelox di Firenze, l’associazione dei consumatori ADUC rompe gli indugi e con una nota pubblicata sul sito invita esplicitamente gli automobilisti a fare subito ricorso. Dopo l’esposto presentato nei giorni scorsi alla Procura della Repubblica, ecco dunque una nuova tappa nell’escalation dello scontro che vede ormai schierate contro Palazzo Vecchio tutte le maggiori associazioni del consumo.
“Fino a qualche giorno fa”, spiega Aduc, “avevamo invitato alla cautela, perché l'errore dell'amministrazione comunale nel posizionare gli autovelox ci pareva talmente grossolano da meritare eventuali puntualizzazioni. Ma a questo punto non possiamo più attendere che i multati paghino il prezzo ingiusto di un multificio comunale che poco ha a che fare con la sicurezza. Infatti, una volta pagata la multa, non si può recuperare il maltolto.” L’associazione rivela infatti di aver scritto al sindaco Matteo Renzi per chiedere spiegazioni, senza però ricevere alcuna risposta.
Nel frattempo ha invece trovato conferma quanto già denunciato da Aduc e avvalorato dal presidente del consiglio comunale Eugenio Giani: a causa della particolare classificazione delle strade nel contesto dell’attuale piano del traffico, possono essere considerate legittime solo le multe prodotte da autovelox alla presenza di accertatori. Ne consegue che tutte quelle prodotte da cosiddetti ‘autovelox a distanza’, ovvero senza vigili accertatori, sono da considerarsi nulle. Da qui l’invito perentorio agli automobilisti di presentare subito ricorso con ottima speranza di vederlo accolto.
Dettagliando: sono regolari (multe valide) le postazioni di viale XI Agosto, viadotto all'Indiano e viale Marco Polo. Sono invece irregolari (multe annullabili) tutte le altre, comprese quelle dei viali Etruria, Gramsci, Matteotti e Lavagnini. Il ricorso va presentato entro 60 giorni dalla ricezione della notifica. Sul sito(tel. 055.290606) e su quelli delle altre associazioni (Federconsumatori, Codacons, Adiconsum, ecc.) si trovano tutte le informazioni necessarie.
“Ovviamente”, commenta la nota Aduc, “faremmo volentieri a meno di coordinare questa mobilitazione dei cittadini per il ripristino della legalità nella mobilità urbana. Basterebbe l’ammissione del Sindaco di aver sbagliato e la decisione di bloccare multe e ricorsi, evitando di continuare a gettare la colpa sul comandante dei vigili per il solo fatto di aver parlato di 44.000 multe e non di 28.000, come se fosse un problema di numeri, comunque altissimi. Crediamo che in questo modo il prezzo economico e politico del Comune sarebbe molto più basso rispetto a quello che dovrà pagare se continua nell'arrogante silenzio.
Del resto, vogliamo solo una cosa: legalità e trasparenza. Chiediamo troppo?”. “E’ una fandonia che i Comuni usino l’autovelox perché hanno a cuore la sicurezza di chi guida. L’unico vero scopo è quello di far cassa”. Lo dice un’automobilista inferocito? Macchè: lo dice, con perfetta cognizione di causa e decenni di esperienza sulle spalle, nientemeno che un vigile urbano, tutt’ora in servizio, che ha deciso di mettere le proprie competenze al servizio degli utenti tartassati.
Un Robin Hood della strada, in divisa, diventato in poco tempo la bestia nera dei giudici di pace di tutta la Penisola. Si chiama Carlo Spaziani, 58 anni, da 36 in forza alla Polizia Municipale di Roma dove ha lavorato anche alle dipendenze di Massimo Ancillotti, attuale e pencolante comandante dei vigili di Firenze. Spaziani conosce bene, tra l’altro, anche il caso viale Etruria, per esserci transitato anche di recente. Che ne pensa? “Un’autentica truffa”, spiega con abbondanza di riferimenti tecnici sintetizzabili così: “Ormai anche i bambini sanno quanto afferma il codice, ossia che questi impianti devono essere ben visibili e ben segnalati, mentre in viale Etruria accade esattamente il contrario.
Per di più quella è una strada di scorrimento veloce e il giusto limite di velocità dovrebbe essere 70kmh e non 50. Dunque doppia irregolarità”. Da quando si è messo al servizio della legalità contro quella che definisce “la speculazione economica dei comuni che vessano gli automobilisti”, Spaziani è dunque l’eroe delle vittime degli autovelox. Pubblica un sito internet frequentatissimo e con la collaborazione di studi legali e tecnici combatte da due anni contro gli abusi degli apparati elettronici stradali.
Quanto costano i suoi ricorsi? “Solo 6 euro. Che vanno in beneficenza: il versamento postale è su un conto intestato all’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. Solo lo scorso anno abbiamo donato 1500 euro”. Dunque, ricorda, è una battaglia di principio: “In questi due anni ho presentato circa 2000 ricorsi, ne ho vinti una quarantina e per gli altri sono in attesa delle sentenze. Ho già ricevuto anche alcune richieste da Firenze per l’autovelox viale Etruria. E’ un caso analogo a quello ben più clamoroso di Fiumicino, un impianto che continua a fatturare migliaia di multe al giorno” Fiumicino la pratica che lo sta impegnando maggiormente.
“Lì c’è un atteggiamento evidentemente fraudolento, sia per la posizione dell’autovelox, che per i tempi di notifica delle multe. I risultati sono drammatici. Tra le persone che si sono rivolte a me c’è un pensionato con 11 verbali. Un medico del Bambin Gesù ne ha ricevuti 26. Tutta gente che non sapendo dell’impianto ha continuato a collezionare multe perché i verbali sono stati notificati tre mesi dopo. Il caso viale Etruria, con le 44 mila multe in poche settimane, è molto simile.
Tanto più che, come sembra, questo impianto è stato attivato o ritarato senza avvertire la cittadinanza”. Un vigile urbano che difende gli automobilisti, anche quelli un po’ indisciplinati, non è contradditorio? “Neanche per idea. “Il vigile urbano”, risponde Spaziani, “è tutore della legge e del regolamento. Io sono per una legge giusta e contro la speculazione economica. Far rispettare il limite di 50kmh su un tratto a scorrimento veloce come viale Etruria può essere perfino pericoloso”.
E come si vince un ricorso contro gli autovelox? “E’ perfino semplice, perché la foto non ha alcun valore legale essendo scattata al ‘fotofinish’. In altre parole, l’immagine non rappresenta il momento in cui si incrocia l’autovelox, ma si riferisce a qualche istante dopo. Quindi è impossibile dire con esattezza in quale dei due momenti si supera il limite di velocità. E i giudici di pace si stanno rendendo conto di questa anomalia”. Ecco le precisazioni della Polizia Municipale in merito alla questione della classificazione delle strade su cui sono collocati gli autovelox.
In relazione ai dubbi sollevati da alcune associazioni di consumatori circa la corretta classificazione dei tratti di strada su cui sono stati posizionati i dispositivi di controllo a distanza della velocità, la Polizia Municipale precisa quanto segue: "Come noto l’art. 4 del d.l. 20/06/2002 n. 121 prevede che le postazioni di controllo a distanza della velocità possono essere installate oltre che sulle strade di tipologia A e B (autostrade e strade urbane principali) anche su singoli tratti delle strade di tipologia C o D (strade extraurbane secondarie e strade urbane di scorrimento) individuate con apposito decreto del Prefetto -spiega il comandante Massimo Ancillotti- Nel caso di specie a corredo della domanda di autorizzazione è stata prodotto un provvedimento dell’Ente proprietario della strada recante nel dettaglio le precise caratteristiche funzionali e tecniche dei vari tratti di strada interessati.
Sul punto occorre chiarire che l’art. 2 del codice della strada e i correlati articoli 2, 3 e 4 del relativo regolamento prendono in esame due diversi sistemi di classificazione della strada: una basata sulle effettive caratteristiche costruttive, tecniche e funzionale ed un’altra rispondente alle esigenze di carattere amministrativo e con riferimento all’uso e alle tipologie dei collegamenti svolti. In relazione a tale seconda classificazione le strade si distinguono in comunali, provinciali, regionali e statali e per queste è ovviamente necessaria una formale classificazione al fine di ricondurle all’interno del patrimonio stradale dell’Ente di riferimento.
Per quanto invece riguarda la classificazione sulla base delle caratteristiche costruttive, tecniche e funzionali (cioè strade di tipologia A, B, C, D, E, F e F-bis ex articolo 2, comma 2 codice della strada) non è richiesta, né prescritta alcuna formale classificazione atteso che i vari tratti di strada in considerazione assumono in modo oggettivo la tipologia prevista dal codice in diretta conseguenza delle proprie caratteristiche, senza necessità di atto formale e, a contrario, senza che, per esempio, una eventuale diversa classificazione formale possa attribuire alla strada una tipologia non conforme alle proprie intrinseche caratteristiche oggettive.
In tal senso sono del tutto univoche le indicazioni contenute negli atti normativi citati e soprattutto, per quanto di nostro interesse, nelle varie circolari del Ministero degli Interni attinenti l’argomento ove è espressamente previsto che le strade assumono la tipologia di strada conseguente alle proprie caratteristiche senza che in nessun punto sia richiesta una formale classificazione. La circostanza, dedotta da talune Associazioni di consumatori, che alcuni tratti di strada sarebbero classificati da altri e diversi atti del Comune con diversificata denominazione è del tutto ininfluente; la eventuale attribuzione di denominazioni di vario genere (per esempio strade interpoderali o interquartierali o altro) è, infatti, funzionale all’atto in cui è ricompresa e, quindi, ove, se del caso, presente in documenti di programmazione urbanistica, assolve finalità del tutto diverse da quelle previste dal codice della strada e, in definitiva, niente toglie od aggiunge alle effettive caratteristiche tecniche e funzionali dei tratti di strada di cui si discute".