Oltre 24 mila le persone in disagio ascoltate l'anno scorso nei 118 Centri Caritas sparsi sul territorio toscano: sull'anno precedente il 7,4% in più; rispetto al 2005 quasi 9 mila persone in più. Sono alcuni dati tratti dalle oltre 260 pagine di “Dossier 2010 sulle povertà in Toscana”, settimo rapporto che il sistema Caritas, con il contributo di Regione Toscana, ha elaborato per raccontare il disagio crescente di tante persone e di intere famiglie che vivono, o transitano, nella regione. Oltre 66 mila i colloqui realizzati nei Centri di Ascolto diocesani e un dato di fondo: quasi il 77% delle persone ha una provenienza straniera.
Il rapporto italiani-stranieri sta però subendo un incremento sensibile: gli italiani salgono dal 21% del 2008 al 23,1% del 2009. In termini di valori assoluti, se nel 2008 gli italiani erano 4.663 l'anno successivo sono saliti a 5.577 con un aumento di oltre 900 persone. Al primo posto, fra le problematiche emerse, con un 31,7% dei casi, quelle che toccano il lavoro (disoccupazione, sottoccupazione, sfruttamento). Poi seguono le povertà di risorse materiali (31,3%) e la salute (10,4%, dato in notevole aumento rispetto agli anni precedenti).
Sfiora il 9% dei casi la problematica legata alla casa (con una incidenza legata agli sfratti che, in pratica, è raddoppiata salendo dal 10,1 al 18,4%). La disoccupazione colpisce il 73,5% delle persone: un dato elevatissimo e in leggero aumento rispetto all'anno precedente (72,4%). La valanga di dati e valutazioni nei sette capitoli del dossier è stata presentata e analizzata a Firenze su iniziativa congiunta di Regione Toscana, Caritas e Osservatorio Sociale Regionale. Si è anche svolta una tavola rotonda con il volontariato ed esperti.
“Non è vero - scrive l'assessore toscano al Welfare, Salvatore Allocca – che la povertà sia un fenomeno incidentale e ineludibile; al contrario è il prodotto di decisioni e norme politiche sbagliate che finiscono per incidere non poco nel disegnare la struttura della società. E' dunque fondamentale il ruolo della politica, che deve tornare innanzitutto a proporre una sua centralità nella lotta al bisogno materiale e alle nuove disuguaglianze sociali”. In linea con l'assessore regionale una osservazione di mons.
Renzo Chesi, delegato di Caritas Toscana, che ricorda come le Caritas, attraverso i Centri di Ascolto, “si impegnano non ad assistere gli indigenti ma a creare la cultura della prevenzione”. Navigando tra la mole dei dati si scopre che oltre il 53% delle persone frequentanti i Centri Caritas ha tra i 25 e i 45 anni: se l'età media degli stranieri è intorno al 37 anni, assai più alta quella degli italiani (48,3) con un 12% degli italiani che risulta pensionato. Molto elevata la percentuale degli italiani che vivono soli (il 28,8%): forte la incidenza di separazioni e divorzi nel determinare disagio e, in certi casi, addirittura povertà. Il 46,8% degli stranieri che nel 2009 ha frequentato un Centro di Ascolto Caritas ha un titolo di studio almeno pari al diploma di scuola media superiore.
Ciò a fronte di un 78% di italiani che ha un titolo di studio uguale o inferiore alla licenza media. Le donne si confermano in media più istruite degli uomini (se i laureati che chiedono aiuto a Caritas sono il 4,5% le laureate raggiungono il 7,5%). Come provenienze si riduce, in percentuale, la presenza di persone dall'Est Europa: se nel 2007 chi proveniva dall'Europa Centro Orientale superava il 50%, l'anno successivo era scesa al 45 e l'anno scorso al 42%. La provenienza principale resta dalla Romania, comunque in sensibile rid uzione, seguita da Marocco e Perù (in aumento). Gli italiani chiedono soprattutto sussidi economici (45,7% del totale rispetto al 38,9% del 2008), consulenze professionali (56,3%), beni e servizi materiali (32,1%).
Gli interventi di sanità e di igiene personale (in particolare: docce) e quelli di istruzione sono chiesti quasi esclusivamente (attorno al 90%) da stranieri. Raffrontando i dati del quinquennio 2005-2009 un aspetto particolare è legato ai problemi di indebitamento: questi, adesso, incidono per oltre il 6% mente cinque anni fa il dato era stabile sul 3%. “Quasi 3 famiglie su 10 hanno difficoltà ad arrivare a fine mese e non più – evidenzia il dossier Caritas – a partire dalla fatidica quarta settimana, bensì già dalla terza”.
Una parte del terzo capitolo è proprio dedicata ai temi dell'indebitamento (“La mentalità del mettere da parte & egrave; stata ... messa da parte, lasciando ampio spazio di manovra alle mille tentazioni del tasso zero e prima rata a gennaio dell'anno successivo”). Per far fronte all'indebitamento, le soluzioni che vanno per la maggiore tra le persone ascoltate nei Centri Caritas sono purtroppo tre: utilizzare il credito al consumo, rincorrere il “guadagno facile” con i giochi d'azzardo e ricorrere all'usura. Sempre in materia di indebitamento, Caritas punta il dito su due aspetti: “la mancanza di una massiccia e strutturata campagna di informazione sul credito responsabile” e “l'esistenza di una azienda privata (SISAL) che ha in concessione dai Monopoli di Stato la gestione di scommesse e giochi d'azzardo”. Secondo i dati di Caritas – che si avvale, con il contributo di Regione Toscana, di un proprio progetto denominato MIROD: Messa in Rete Osservatori Diocesani – la Toscana è stata divisa in 4 grandi aree (Aretina, Maremmano-Senese, Costiera, Metropolitana) e per ciascuna di queste il “dossier 2010” presenta altrettanti capitoli di specifico approfondimento.
Un capitolo intero, nel Dossier, è dedicato a commenti forniti dagli operatori dei Centri: qui, in particolare, emergono storie e volti che certo i dati non possono raccontare. Un esempio riferito alla condizione abitativa “con amici e parenti” (riguarda il 27% dei casi, con particolare riferimento agli stranieri). Questo tipo di condizione – sottolineano i volontari Caritas – “spesso nasconde situazioni di subaffitto, normalmente al nero”. Fenomeno, pare, assai diffuso: chi ospita stranieri, e dice di farlo a titolo “gratuito”, spesso si fa pagare (500 euro per la residenza più altri 400/500 euro per una stanza) così come, per le badanti, vengono chiesti dai 300 ai 500 euro per trovare lavoro presso famiglie.
“Della serie – è il commento di una volontaria Caritas – io ti trovo lavoro ma se entri nel giro, mi devi pagare”. di Mauro Banchini