In attesa delle celebrazioni dell'Unità d'Italia che prevedono per il prossimo anno importanti iniziative in tutta la penisola, si susseguono già in quest'anno mostre e convegni di qualità. In Toscana, dopo la bella mostra “Italia sia”, tenutasi nei mesi estivi al castello mediceo di Serravezza, si inaugura a Livorno “Giuseppe Garibaldi e i Mille: dalla realtà al mito”. In un momento in cui una rozza, incolta e inventata mitologia padana contesta l'idea e l'unità d'Italia ci appare importante il significato della mostra di Villa Mimbelli, che è una sorta di viaggio nell'epopea risorgimentale per conoscere quel garibaldinismo che a Livorno fu vissuto, strettamente connesso allo spirito libertario e cosmopolita della città. D'altra parte il Risorgimento fu vissuto in Toscana, come una sorta di fenomeno che coinvolse la maggioranza della popolazione, e questo a dispetto di quanto affermano coloro che, con un ossimoro, si dicono toscani-padani. Divisa in quattro sezioni, la mostra "Giuseppe Garibaldi e i Mille: dalla realtà al mito", in programma sino al 12 dicembre, espone oltre 250 pezzi tra dipinti, sculture, cimeli ma anche documenti storici originali ed autografi, frutto di ricerche nell'immenso universo garibaldino. L'esposizione è costruita secondo un percorso cronologico e tematico che offre al pubblico la rappresentazione dell'Eroe dei due mondi attraverso una iconografia d'autore di alto livello ma anche di quella più popolare, a testimonianza della forte presenza di Garibaldi nell'immaginario collettivo. Si possono confrontare i volti degli infiniti ritratti di Garibaldi realizzati nelle diverse epoche.
Nell'Ottocento con la pittura realista rappresentata dai dipinti di Giovanni Fattori, di Gerolamo Induno e dalla scultura di Adriano Cecioni fino all'interpretazione celebrativa di Vittorio Corcos che nel suo 'Ritratto di Giuseppe Garibaldi' datato 1882, anticipa la stagione dei grandi monumenti dell'eroe su molte delle piazze italiane, Livorno compresa. Nell'ambito del simbolismo novecentesco è in mostra un'opera di importanza capitale per la mitologia del risorgimento, il 'Garibaldi' di Plinio Nomellini del 1906 di proprietà del Museo Fattori.
L'opera, che godette di grande fama fin dalla sua prima esposizione alla biennale di Venezia del 1907, è un'evocazione dell'epopea garibaldina e la trasposizione in chiave di mito della figura del Generale. E sempre per quanto riguarda il Novecento non manca un riferimento a Renato Guttuso che in pieno neorealismo ha fatto di Garibaldi l'eroe dei suoi quadri più belli. Di Renato Guttuso è in mostra uno studio d'insieme dell'opera monumentale "La Battaglia di ponte dell'Ammiraglio" realizzata nel 1951, gentilmente concesso dal Gruppo Parlamentare Pd della Camera dei Deputati.
Nel percorso espositivo vi è anche anche una scelta di opere di autori contemporanei prestate dalla collezione della Pinacoteca del Consiglio Regionale della Toscana. Tra queste figurano opere di Ugo Nespolo, Angiolo Volpe e Silvano Campeggi; opere moderne dai titoli curiosi "Nato con la camicia" (Paolo della Bella) e "Mille paesaggi Mille" (Luciano Pasquini) che, interpretando in modo originale il mito garibaldino, introducono il visitatore in un percorso dove la storia e il mito spesso coincidono. "La mostra – come ha dichiarato l'assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti - fa di Livorno uno dei primi centri della nostra regione che inaugurano i festeggiamenti per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
E non si tratta certo di una casualità, perché Livorno è una delle città più garibaldine e risorgimentali del nostro paese, tanto da fregiarsi della medaglia di Benemerita del Risorgimento Nazionale; una tradizione di partecipazione civile e politica che ne ha segnato il percorso fino ai nostri giorni". L'esposizione, che è uno straordinario viaggio nella storia e nel mito di Garibaldi, è curata dagli storici Aurora Scotti e Marco Di Giovanni. di Alessandro Lazzeri