Il cortile di Palazzo Strozzi ci offre la possibilità di entrare nel cubo di specchi di Michelangelo Pistoletto per 'riflettere' a fondo sulla nostra immagine prima di confrontarci con le immagini del potere che affollano i piani alti e bassi del palazzo dove sono ospitate due mostre interessanti. La prima, di maggior richiamo, è dedicata al pittore Agnolo Bronzino, straordinario interprete della magnificenza medicea, ritrattista ufficiale di quel grande comunicatore e stratega che fu Cosimo I Granduca, la seconda, fino al 23 Gennaio 2011, è incentrata invece sulla rappresentazione contemporanea del potere politico, sociale ed economico e di come esso faccia l'occhiolino a noi comuni mortali.
Una mostra di fotografie suggestiva, pulita, diretta, nonostante il caos da inaugurazione che rischia di far passare in secondo piano il motivo per cui ci si è recati lì: l'arte. Inaugurata il 30 Settembre 2010 a Palazzo Pitti 'Ritratti del potere' ha la forza di allontanarci dalle chiacchiere da cocktail dell'inaugurazione. Dalle sculture in cera di Giovanni Paolo II e Fidel Castro fotografate da Hiroshi Sugimoto, passando per le rughe e lo sguardo fiero della Thatcher immortalata da Helmut Newton, ci inchiniamo di fronte alle foto di Elisabetta II che provocatoriamente è stata fotografata da Annie Leibovitz senza corona, così, giusto per avere un'aria «meno ufficiale».
Ma le sale di Buckingham Palace sullo sfondo, gli abiti di rappresentanza pesanti più di 40 chili e lo sguardo secolare della regina, ci ricordano che abbiamo di fronte una donna che porta sulle spalle il peso di Enrico VIII, Elisabetta I e Carlo I, importanti quanto 'ingombranti' parenti. Tra i momenti più alti della mostra la sequenza di Rineke Dijkstra che fotografa il giovane Olivier Silva quando si arruola nel 2000 nella Legione Straniera e, tre anni dopo l'addestramento, quando si presenta maturo e cambiato, conscio di non essere più il ragazzo di prima ma uno strumento di rappresentazione ufficiale del potere militare.
Quello che ci colpisce nella sequenza di fotografie che descrivono il giovane è il cambiamento dello sguardo, venato di insicurezza all'inizio, consapevole e fiero alla fine. La fotografa olandese mette così in luce il contrasto tra i valori individuali e quelli della comunità e il paradosso tra distinzione e omologazione. Non solo la politica, la religione, la monarchia e l'esercito ci appaiono nella loro manifestazione del potere. Daniela Rossel ci mostra anche la voglia di rivalsa dei nuovi ricchi.
Sceglie di immortalare una serie di giovani e danarose donne messicane che posano nelle loro case faraoniche secondo gli schemi delle dive del cinema e della televisione. Aggressive, estreme, arroganti, cercano di colmare il vuoto della solitudine e di affermare il proprio ruolo con pose di sfida, magari calpestando la scrivania e le 'sudate carte' dei loro padri. Se fino a ora abbiamo parlato del potere che si vede, Jim Dow ci fa vedere quello che non si vede, ci mostra le architetture, i luoghi (vuoti) dove si prendono decisioni e dove si creano strategie.
L'architettura è un forte mezzo di comunicazione usato per sedurre le masse, lo sfarzo delle sale rende più forte e incisivo il messaggio di potere. La ricchezza intimidisce, acceca, e porta a pensare che chi la possiede deve per forza averla meritata. Sarà sempre così? La serie Luxury di Martin Parr illumina questo aspetto. La disanima che il fotografo applica al jet set internazionale, ai 'meritevoli' di potere, è spietata. I protagonisti vengono bloccati con i loro cliché durante importanti eventi mondani dove è fondamentale dimostrare l'appartenenza alle classi elevate anche se il rischio è quello di trasformarsi in attori di una commedia sempre più surreale e grottesca.
Alla fine non c'è molta differenza tra il torneo di polo a Dubai e la festa di matrimonio della cugina a Certaldo, il vestito si macchia e si esagera con alcool e tartine, con evidenti risultati negativi su volto e fisico. Non va meglio nelle foto di Tina Barney, bellissimi tableaux vivant dove sono protagonisti gentlemen inglesi, nobili italiani e borghesi spagnoli. I personaggi ritratti appaiono freddi e distaccati gli uni dagli altri e non importa che siano padri con figli, nonni con nipoti, fratelli con sorelle.
Il rigore, la disciplina, l'autocontrollo prendono il sopravvento sulle relazioni personali e ci mettono di fronte a persone e ambienti condizionati da una precisione quasi raggelante. Sicuramente un monito. L'appartenenza a certi contesti sociali ha le sue controindicazioni, può trasformare in statue di sale, un po' come quelle che si vedono nelle foto della Barney, peccato che siano persone vere. di Silvia Cosi