I partiti devono essere rifondati, alla politica servono volti ma soprattutto idee nuove. Il monito del sindaco Matteo Renzi, rilanciato dal primo cittadino di Firenze anche in queste ore, sembra quasi riecheggiare la ricerca di Fausto Bertinotti e il suo tentativo di superare il comunismo verso quello che l’ex segretario di Rifondazione aveva definito il Socialismo del XXI secolo. Di quel comune e difficile percorso, che ha visto vicini nella ricerca di nuove strade per la sinistra Fausto Bertinotti e lo psichiatra Massimo Fagioli, si racconta in “Left 2007”, il nuovo libro del professore pubblicato da L’Asino d’oro edizioni che verrà presentato a Firenze sabato 2 ottobre 2010 (ore 18:30) presso la libreria Melbookstore (via dei Cerretani, 16 r).
Con l’autore saranno presenti Elena Pappagallo, Daniela Colamedici, Ilaria Bonaccorsi e Matteo Fago. Il libro (il decimo di Fagioli), che è già 18° per la saggistica nelle classifiche nazionali, raccoglie 49 articoli apparsi nella rubrica che lo psichiatra dell’Analisi Collettiva firma sul settimanale “Left” dal 2006, intitolata “Trasformazione”, e narra tra l’altro l’evoluzione, fino alla separazione definitiva, del rapporto che dal 2004 al 2007 lo ha visto al fianco di Bertinotti impegnato nella ricerca di una nuova teoria per un moderno socialismo delle idee. Negli inusuali “excursus”, tra filosofia storia e poesia, corredati dalle illustrazioni di Alessandro Ferraro, Fagioli non perde mai di vista la concretezza del dibattito politico e l’attualità in cui versa la realtà umana e sociale del nostro Paese. “La ragione rende depressi e stupidi”, scrive Fagioli, quasi fotografando le cause della crisi della politica e delle idee.
In alternativa, propone, le idealità del socialismo delle origini potrebbero dare a uguaglianza e libertà un senso più profondo, se si legano le due parole a una nuova concezione della nascita umana (“quando tutti siamo uguali a tutti…”) e del rapporto tra l’uomo e la donna. In “Left 2007” Fagioli non lesina le critiche a quella parte politica, alla quale riconosce l’esclusiva storica dell’utopia del cambiamento, ma a cui contesta, allo stesso tempo, di non essere riuscita ad andare oltre l’idea di “trasformazione del mondo”.
Marx, il comunismo; ma è soprattutto ad Heidegger e a Spinoza, prima di lui, che lo psichiatra dedica molte righe (la premessa e i sommari dei “capitoli” del libro sono stampati nella sua calligrafia originale), individuandone una grave responsabilità culturale, quasi da “cattivi maestri”, nel diffondere idee religiose che negano l’identità, la libertà e la sessualità degli esseri umani. E’ “la scoperta di una intelligenza nuova oltre la ragione” che Fagioli rivendica in “Left 2007” - quella fantasia invisibile della mente, deformata dal ’68 e sempre sottovalutata dalla sinistra, sin dall’Illuminismo, nemico giurato dell’irrazionale -, rinnovando l’elaborazione di ricerche maturate in una prassi ultra quarantennale di confronto con la malattia mentale.
“Nell’uomo si ha una radicale, inconscia convinzione: l’impossibilità della trasformazione umana - afferma Fagioli in “Istinto di morte e conoscenza”, uscito nel 2010 in una nuova edizione de L’Asino d’oro, a distanza di quarant’anni dalla prima pubblicazione, presentato in anteprima nell’aprile scorso all’Università di Firenze -. L’unica soluzione che si è sempre prospettata all’uomo è il passaggio dal rapporto sadomasochistico all’indifferenza. L’interpretazione della fantasia di sparizione è l’unico mezzo per trasformare l’incapacità come impossibilità e rassegnazione in conflitto e quindi in speranza e lavoro”.