"Memorie comuniste" di Renzo Bardelli non si può ascrivere tra le frequenti opere, per così dire, revisioniste di alcuni esponenti di sinistra, che abiurando il proprio passato si sono comodamente sistemati fra le braccia di una destra becera. Renzo Bardelli è sicuramente un ex comunista ma nella sua intrigante autobiografia intellettuale e politica non emerge condanna verso quella che è stata la sua casa. Bardelli è stato dirigente del Partito Comunista e sindaco di Pistoia.
Non rifiuta il mondo e i valori di quella grande forza popolare che è stato il Partito Comunista Italiano. Raccontando la sua esperienza di comunista italiano che tra i primi denunciò il fallimento dell'esperienza socialista nei paesi dell'est europeo, l'autore compie un affascinante viaggio attraverso le contraddizioni e i limiti della sinistra italiana. Bardelli non si limita a narrare il momento della presa di coscienza del cosiddetto “socialismo reale”, presa di coscienza maturata dopo un viaggio da dirigente di partito nella Jugoslavia di Tito, ma documenta le difficoltà del partito ad operare quella scelta verso l'autonomia dal modello sovietico.
Una difficoltà che suggerisce, forse, il disagio di una sinistra che liberatasi a fatica dal “mito” del paese del socialismo reale, sembra oggi in difficoltà identitaria. Il libro di Bardelli è una riflessione storica che aiuta il lettore e anche il simpatizzante odierno della sinistra a operare una necessaria riflessione storica. Non mancano nel libro precisi e documentati giudizi storici. Togliatti era complice di Stalin e Berlinguer, uno dei miti della sinistra, esce ridimensionato, soprattutto in quegli aspetti di presunta autonomia dall'Unione sovietica, che i non pochi documenti pubblicati da Bardelli, evidenziano come non reale. Non mancano nel libro giudizi positivi nei confronti di Napolitano, Occhetto e Veltroni.
Di Giorgio Napolitano viene evidenziata la volontà riformista per cambiare il partito e portarlo nell'ambito del socialismo europeo ed è sottolineata la profonda onestà intellettuale. Nel volume, ricco di documenti, gli episodi di politica nazionale e internazionale, si intrecciano alle esperienze di chi invece faceva politica in una delle tante province toscane. Il volume è corredato da belle foto d’epoca dove si possono riconoscere Togliatti, Berlinguer, Craxi, Napolitano ed altri.
Ci sono poi vecchi articoli di giornale che citano Bardelli e le sue prese di posizione. Il libro si divide in quattro capitoli: L’identità del comunismo, Esperienze personali nel Pci, Anni ’80: i nodi al pettine e infine Ancora nel Pci, in attesa di Godot. Titoli affascinanti di un libro che accresce le conoscenze storiche e regala le emozioni di un tempo recente in cui si discuteva di valori, ci si appassionava alle ideologie. Adesso che sono tramontate le ideologie, appaiono tramontati anche i principi e spesso anche le idee.
Dal libro di Renzo Bardelli, edito da Sarnus, si ricava nella passione e partecipazione con cui l'autore rilegge la propria vicenda personale nel contesto più ampio della vita politica nazionale, un invito a superare quegli errori della sinistra, che certamente hanno influito nella sconfitta delle forze progressiste di fronte alla destra mediatica e illiberale. Bardelli si dice deluso della politica, ma dal suo libro si ricava un desiderio di un rinnovamento etico che ci auguriamo, una sinistra che ha fatto i conti col passato, sarà capace di progettare e realizzare. Alessandro Lazzeri