Si è svolta questa mattina a Firenze in piazza Pitti la manifestazione nazionale dei restauratori per ribadire che è necessario cambiare la legge sul restauro, la 420 del 2001 – art. 182, una legge ormai superata che, nonostante l’ulteriore proroga della scadenza del Bando di qualificazione fissata ora al 30 settembre 2010, mette a rischio il loro lavoro, e non riconosce completamente le esperienze formative e lavorative ad oggi maturate. La situazione è per certi aspetti talmente paradossale che persino i dipendenti pubblici del Ministero non vengono riconosciuti direttamente restauratori, se provenienti da percorsi formativi diversi da quelli dei soli tre Istituti Statali. Affermano i presidenti toscani dei restauratori di Cna e Confartigianato, Andrea Fedeli e Riccardo Bianchi: “Le proroghe non sono sufficienti, bisogna cambiare la legge.
Occorre un tavolo fra associazioni di rappresentanza dei restauratori e Ministero per individuare le giuste soluzioni. È una questione di vitale importanza per 2.500 imprese in Toscana, che occupano più di 5.000 addetti, e oltre 20.000 imprese in Italia”. Biagiotti: "I parlamentari toscani e il ministro Bondi possono ancora intervenire: è in gioco una cultura sedimentata nei secoli e che fa scuola nel mondo intero" Firenze ha insegnato il restauro al mondo e ora, "con una nuova 'bella' alzata d'ingegno, norme messe in campo dal Governo rischiano non solo di impedire l'esercizio del mestiere da parte dei piccoli restauratori, ma di affermare una sorta di oligopolio, quasi una casta di restauratori che gestiscono il patrimonio artistico italiano.
Patrimonio che a Firenze ha non poco del suo giacimento". Sara Biagiotti, consigliera provinciale del Pd, ha partecipato alla manifestazione nazionale convocata dai restauratori italiani in piazza Pitti stamani a Firenze, loro "capitale" non solo ideale. "C'è il margine operativo da parte degli enti locali - spiega Biagiotti - per intervenire. Invoco soprattutto l'attenzione trasversale dei parlamentari toscani che ben sanno quale importanza ed esperienza, frutto di sedimentazione di secoli, abbiano le nostra botteghe di restauro, quelle grandi, ma soprattutto quelle piccole.
Al di fuori di ogni polemica, il ministro Bondi, che è peraltro toscano, può ben rendersi conto del grave danno che subiscono centinaia di lavoratori, espressivi non solo di un mestiere ma di una cultura che fa scuola nel mondo".