"Provo molto rispetto per i tanti toscani che sono andati a firmare i quesiti referendari, ma deve essere chiaro a tutti che questa campagna referendaria mette seriamente in discussione il modello toscano di gestione del servizio idrico. L'abrogazione delle norme esistenti, che hanno fatto chiarezza dopo anni di incertezza, è rischiosa anche per la Toscana, dove esiste un modello pubblico-privato delle gestioni, scelto dalle amministrazioni toscane 9 anni fa, che ha permesso l'industrializzazione del servizio idrico e una grande quantità di investimenti, che si possono quantificare in 1,5 miliardi di euro in 9 anni".
Queste parole nella lettera che Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana (l'associazione delle aziende di servizio pubblico) ha scritto a tutti i Sindaci toscani proseguendo la campagna informativa sull'acqua pubblica, iniziata da alcune settimane. De Girolamo a proposito delle gestioni del servizio idrico in Toscana ha rilanciato il tema dell'efficienza: "Possiamo oggi fare un ulteriore passo avanti, poiché la Toscana sconta un ritardo strutturale rispetto al nord del Paese, la frammentazione delle gestioni e la mancanza di soggetti regionali forti - ha continuato De Girolamo - potrebbe esser oggi superato con un altro salto di qualità nel sistema dei servizi pubblici". De Girolamo ha inviato ai sindaci anche un vademecum sull'acqua pubblica e una nota sui quesiti referendari e ha commentato anche il terzo quesito riguardante l'abrogazione del metodo normalizzato: "Questo quesito mette in discussione la remunerazione del capitale investito, previsto dalla legge ed applicato a qualsiasi modello societario, tutto pubblico, misto o interamente privato, e necessario per sostenere gli investimenti, che sono strategici per continuare a migliorare il servizio offerto ai toscani e la rete infrastrutturale dei nostri territori". "Nel settore idrico quello che serve è un gigantesco piano di investimenti, che la campagna referendaria rischia di mettere in discussione non affrontando il tema e limitandosi ad una battaglia ideologica solo sul modello societario, con gli effetti immaginabili - prosegue De Girolamo - una rete che si deteriora, le perdite che aumentano, il sistema di depurazione incompiuto che infrange le norme comunitarie di tutela dell'ambiente.
Il tema non è il modello societario ma affrontare con determinazione ed efficacia il vero ritardo che abbiamo sulla parte di depurazione delle acque reflue, dove potrebbero essere adottati strumenti di riutilizzo e dove soprattutto saremmo obbligati dall'Unione Europea a rispettare standard ambientali molto ambiziosi".