Patto di stabilità interno, dal 2010 si cambia. I paradossi dell'accordo imposto agli enti locali per ridurre la spesa pubblica sono noti e sotto gli occhi di tutti. Per rispettare quel patto Comuni e Province più volte hanno dovuto rinviare opere da fare e in qualche caso ritardare di mesi i pagamenti alle aziende di lavori già fatti, pur avendo in cassa i soldi per farlo. Se il patto diventasse regionale, molto potrebbe cambiare. E' l'uovo di Colombo su cui si sono trovati d'accordo Province, Comuni e Uncem della Toscana che hanno firmato stamani con la Regione un primo accordo.
In attesa di una legge regionale Per dar vita al patto di stabilità territoriale occorrerà una legge regionale: se ne riparlerà la prossima legislatura. Ma il meccanismo è già stato messo a fuoco e chi teme che la spesa pubblica cresca può stare tranquillo. Non un centesimo in più di quello precedentemente autorizzato uscirà infatti complessivamente dagli enti locali. Si tratta solo, spiega l'assessore al bilancio della Regione, di fare squadra ottimizzando la spesa.
I conti sul comparto nel suo complesso Oggi il patto di stabilità si misura per ogni ente: in futuro l'indicazione è quella di guardare all'aggregato regionale del comparto. Non conta se il singolo Comune o Provincia centrano l'obiettivo, ma se l'obiettivo in tutta la Toscana viene raggiunto. In questo modo gli enti che ne abbiano necessità potranno essere autorizzati a superare il limite imposto dal patto, bilanciati dai migliori risultati di altri enti. Regia e verifiche intermedie affidate alla Regione Naturalmente perché i conti alla fine dell'anno tornino occorreranno un'attenta regia e verifiche intermedie: un ruolo che gli enti locali hanno convenuto di affidare alla Regione.
Con il patto di stabilità territoriale, aggiunge l'assessore al bilancio, i risultati in termini di equilibrio della finanza pubblica potrebbero addirittura essere migliori, riducendone però i paradossi. Il precedente dei 100 milioni l'anno scorso L'intesa siglata oggi tiene conto della positiva esperienza che alla fine dell'anno scorso ha permesso alla Regione di cedere 100 milioni della propria quota di liquidità agli enti locali, facendo sì che 32 Comuni e una Provincia potessero superare, per altrettanti milioni, il limite imposto dal patto di stabilità interno.
Altrimenti quei 100 milioni sarebbero rimasti tutti nelle casse pubbliche e le prime ad essere penalizzate sarebbero state le imprese, che in un momento di crisi hanno ancora più bisogno di liquidità per pagare i lavoratori ma anche altri fornitori. di Walter Fortini