Sono la prima coppia omosessuale in Italia a presentare le pubblicazioni di matrimonio al comune di Firenze nel 2007 e a proporre ricorso al Tribunale ordinario di Firenze e successivamente alla Corte d´Appello nel 2008 contro il diniego dell´ufficiale di stato civile di Palazzo Vecchio di concedere le pubblicazioni. Ieri pomeriggio al Caffè Giubbe Rosse in Piazza della Repubblica, Francesco Piomboni e Matteo Pegoraro hanno incontrato i cittadini e la stampa in vista della sentenza della Corte Costituzionale di martedì 23 marzo 2010.
La Consulta è chiamata a deliberare sulla legittimità costituzionale di alcuni articoli del codice civile che vietano il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso, sulla base di due ordinanze di remissione alla Corte Costituzionale - una del Tribunale di Venezia e una della Corte d´Appello di Trento. Altre due coppie - una delle quali è fiorentina - hanno ottenuto per i loro ricorsi la remissione alla Consulta. Pegoraro e Piomboni, accompagnati dai senatori radicali (Lista Marco Pannella – Emma Bonino) eletti nel PD Donatella Poretti e Marco Perduca, hanno raccontato come è nata la campagna di "Affermazione Civile" per il matrimonio tra persone dello stesso sesso, portata avanti dall'Associazione radicale Certi Diritti e da Rete Lenford, composte da altre trenta coppie omosessuali che si sono rese combattive per la difesa dei propri diritti sullo slancio della loro richiesta di pubblicazione degli atti del matrimonio e che, dice la coppia di relatori, sono un grande sostegno e aiuto in questa battaglia contro la discriminazione e la privazione della possibilità di scelta per la quale hanno deciso di fare causa allo Stato.
Infine, hanno analizzato i possibili scenari derivanti dalla sentenza della Corte Costituzionale, che potrebbe far passare il rigetto della proposta o stabilire anche la legittimità del matrimonio tra persone omosessuali nel nostro Paese con monito o con monito e principio, ovvero con invito a legiferare in modo identico alle unioni eterosessuali. Esistono proposte di legge sul matrimonio civile e la regolamentazione per le coppie omosessuali già depositate in Parlamento. Matteo Pegoraro apre la conferenza ricordando gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana nei quali si afferma che è compito dello Stato rimuovere gli ostacoli alla piena realizzazione della persona.
Spiega che per quanto concerne il diritto di uguaglianza vige un vuoto legislativo che il Parlamento non ha ancora colmato e nel frattempo non c’è risposta all’interrogativo su come si debbano comportare i giudici in tali situazioni. Cita l’art. 7 della Convenzione Europea sui Diritti Umani della Carta di Nizza, nella quale il matrimonio è considerato a pieno titolo un aspetto della vita importante al fine del raggiungimento della felicità di ogni persona. Racconta che l’idea di fare richiesta ufficiale a Palazzo Vecchio (avvenuta il 29 marzo 2007) per il proprio matrimonio gay è nata quasi per caso, come una scommessa fatta una sera tra lui ed il suo compagno Francesco Piomboni.
Il quale prosegue raccontando che quando telefonò al loro avvocato, Francesco Pilotta, per chiedergli informazioni su come si sarebbero dovuti muovere, in tutta risposta ricevette la stupita esclamazione “Ma in quale paese volete sposarvi, mica in Italia?!” scherzando sul fatto che l’avvocato lo giudicò un matto coraggioso a voler tentare tale strada ardua e accidentata. Decise di andare a prendere tutta la documentazione necessaria per sposarsi e seguì tutto l’iter burocratico fingendo di doversi sposare con una fidanzata e per questo riuscì ad ottenere tutte le carte.
Una volta spedite ed inviate con marche da bollo e tutto il resto furono costretti a rispondergli per via ufficiale quando scoprirono che in realtà la futura sposa era in realtà un altro uomo. Francesco ha ammesso di aver giocato un po’ sporco, ma lo ha fatto per costringere a prendere seriamente ed ufficialmente in considerazione il loro caso, esemplare e identico a molti altri nel nostro Paese. Ricorda che domenica 21 marzo si terrà la manifestazione nazionale a Roma a partire dalle ore 17, un presidio informativo per informare riguardo alla vicenda della udienza del 23 marzo prossimo venturo e per sensibilizzare i cittadini sui diritti civili e personali.
Chi non potesse raggiungere la capitale si può informare su eventi analoghi che lo stesso giorno si terranno in diverse città italiane. Marco Perduca spiega che in altri paesi europei l’unione civile tra persone dello stesso sesso è consentita in base alle direttive antidiscriminazione emanate dalla Commissione Europea. Afferma che non ci si aspetta un granché dal governo Berlusconi, legato al concetto conservatore di famiglia naturale e sollecita la sinistra affinché durante questi ultimi dieci giorni di campagna elettorale si spinga con la richiesta di creare un registro regionale toscano con un elenco delle coppie di fatto senza che venga specificato il sesso dei partners.
Si apre a questo punto tra i presenti un piccolo dibattito sulla problematica questione delle unioni di fatto che tocca anche le coppie eterosessuali, che si ritrovano senza opzioni diverse e alternative alla scelta del matrimonio. Donatella Poretti, accompagnata dalla figlia di quattro anni, interviene raccontando come spiega alla sua piccola bambina perché lotta in difesa delle unioni omosessuali. Si chiede perché mai il lieto fine debba esistere ed essere concesso e permesso solo ad un principe e ad una principessa e non anche a due principi o a due principesse, sottolinea che lei ha avuto il privilegio di poter liberamente scegliere di non sposarsi.
Legge il disegno di legge 594 del caso che in America diede avvio al dibattito sul matrimonio gay, scritto da Ron George e depositato in Senato dalla Corte Suprema della California il 15 maggio 2008, nel quale si afferma che la limitazione della definizione di matrimonio a una questione di genere sessuale è un passaggio anticostituzionale che va eliminato dal testo legislativo e si augura che la Corte Costituzionale italiana faccia il 23 marzo ne faccia il copia e incolla, decidendosi semplicemente a sostituire nel Codice Civile con la parola coniugi le parole marito e moglie. di Silvia Languasco