Mentre Gianfranco Fini, presidente della Camera e cofondatore del Pdl, dal Café della Versiliana auspica che i due rami del Parlamento approvino una legge per vietare ai condannati per reati contro la pubblica amministrazione di candidarsi a tornate elettorali per un quinquennio, da Roma, la Procura capitolina, in risposta ad alcuni articoli apparsi sulla stampa odierna, assicura che la professionalità dei colleghi fiorentini non è in discussione. Guido Bertolaso, intanto, rinuncia al ricorso presentato al tribunale del Riesame di Firenze per il sequestro di alcuni documenti da parte dei carabinieri del Ros durante la perquisizione negli uffici della Protezione Civile. Ma l'inchiesta della Procura fiorentina è stata spunto per dichiarazioni anche a margine del Consiglio comunale in Palazzo Vecchio. “Nel gennaio 2008 sono stato il primo a richiedere un’operazione di trasparenza su progetti presentati per la realizzazione del Parco della Musica.
Le notizie di questi giorni sono la conferma che le mie preoccupazioni, come fiorentino e sostenitore del Maggio, erano giuste”. Ha dichiarato Mario Razzanelli, capogruppo in Consiglio comunale di Lega Nord Toscana. “Oggi – ha spiegato Razzanelli – ho presentato una domanda d’attualità al sindaco, anche nella sua funzione di Presidente della Fondazione del Maggio”. “Era il 15 dicembre del 2006, quando Ornella De Zordo – si legge in una nota di perUnaltracittà - presentò alla stampa il dossier su Firenze Parcheggi.
Quattro anni fa c'erano già, bastava saperli leggere, tutti gli elementi, nero su bianco, per capire che qualcosa non andava nella gestione dei parcheggi a Firenze”.
Ed eccola quella vicenda ripercorsa dalla stessa opposizione di sinistra
Il dossier del 2006
Frutto di un'attenta analisi di bilancio compiuta da un gruppo di studio interno alla lista di cittadinanza di Unaltracittà, il dossier faceva emergere chiaramente come la situazione societaria fosse grave, figlia di una cattiva gestione e di operazioni che, se a prima vista sembravano ingenue e superficiali, in realtà celavano attività che miravano a favorire i soci privati dell'azienda e non la collettività.
La società per azioni Firenze Parcheggi non attraeva capitali privati, non sollecitava nessun tipo di iniziativa imprenditoriale, non si collocava sul mercato, ma andava avanti grazie a garanzie monopolistiche. Emergeva inoltre un cattivo rapporto con i lavoratori, e non va dimenticato che Firenze Parcheggi veniva vissuta dai cittadini come una mera società esattrice senza che le sue attività risolvessero, o contribuissero a risolvere, il problema della sosta e della mobilità fiorentina. Come in un paradossale gioco a perdere, all'aumentare dei posti macchina a disposizione di Firenze Parcheggi diminuivano i ricavi, come se il vero business fosse la costruzione materiale dei tanti impianti sotterranei e non la successiva gestione utile ad una mobilità sostenibile per i cittadini.
Contestualmente l’utile si dimezzava e aumentavano le provvigioni di vendita, le spese di rappresentanza, le consulenze e, soprattutto, i compensi agli amministratori della società. I guasti del Project Tutto apparve più chiaro con la successiva analisi del Project financing dei tre parcheggi Beccaria, Fortezza, Alberti. Lo schema è di una semplicità disarmante: Firenze Parcheggi, società a prevalente partecipazione pubblica, gestisce i tre impianti, e versa un canone a Firenze Mobilità, società a prevalente presenza privata (socio di maggioranza Baldassini Tognozzi Pontello).
Peccato che il canone da versare sia così alto che non solo per i due parcheggi della Fortezza e di piazza Alberti – pesantemente sottoutilizzati – le entrate non siano sufficienti, ma neanche per piazza Beccaria, spesso completo, bastano a coprire il canone. E quindi Firenze Parcheggi, e cioè il comune di Firenze e la Regione Toscana, si indebita, mentre Firenze Mobilità, cioè Baldassini Tognozzi Pontello, riscuote puntuale milioni di euro pubblici. Eccolo il project alla fiorentina: i rischi, gli esborsi, le perdite si accollano al pubblico, cioè a tutti noi, i guadagni, garantiti anche da previsioni gonfiate, ai privati.
Sempre i soliti. Non avevamo la sfera di cristallo, abbiamo solo letto i bilanci e guardato i progetti. Come potevano e dovevano fare quelli che ora fingono di non sapere. E che ci hanno chiamato talvolta visionari, talvolta ideologici, comunque privi di una "cultura di governo" della città... Follow the money... Già nel 2006 si poteva quindi tranquillamente definire la gestione di Firenze Parcheggi come un vero e proprio fallimento aziendale. Da inserire nei manuali di management su come non gestire un'impresa.
Tutti i parametri economici erano sballati, incompatibili con una buona gestione societaria. E l'allora sindaco Leonardo Domenici era colui che politicamente aveva la piena responsabilità di Firenze Parcheggi. La domanda vera, oggi come allora, è: a chi conveniva questa malagestione? "Follow the money" direbbe qualche giornalista d'inchiesta... Le responsabilità politiche Il dossier su Firenze Parcheggi era accompagnato da un'interrogazione al sindaco Leonardo Domenici che, se riletta oggi, a quattro anni di distanza, fa comprendere come era urgente sin da allora mettere pesantemente mano ad una situazione che invece ha dovuto attendere le inchieste della magistratura per essere messa all'ordine del giorno dell'agenda politica cittadina.
Unaltracittà chiedeva già da allora di ripensare da zero la forma giuridica e ripartire con donne e uomini, non coinvolti in quella gestione, con le professionalità adeguate ad una gestione trasparente, utile alla comunità e condivisa dal Consiglio comunale, dotata di quegli strumenti necessari per interagire virtuosamente con gli altri soggetti della mobilità cittadina. I numeri del dossier e l'interrogazione al sindaco Domenici In quel lontano dicembre del 2006 interrogammo quindi il sindaco Domenici sul bilancio finanziario di Firenze Parcheggi, per sapere: - se riteneva corretta la gestione 2005 della società Firenze Parcheggi che, pur disponendo sempre più di parcheggi, vedeva i propri ricavi diminuire di oltre 600.000 euro, mentre aumentavano a dismisura sia i costi di produzione, oltre un milione e 200.000 euro, che gli oneri finanziari per 125.000 euro, mentre l'utile subiva un crollo e in un anno venne quasi dimezzato, passando da oltre 3 milioni e mezzo a nemmeno due; - per quale motivo gli incassi dei parcheggi si ridussero del 4% nel 2005 rispetto al 2004, nonostante i nuovi parcheggi di piazza Ghiberti e della Fortezza da Basso, che garantirono ben 1.000 posti auto in più; - per quale motivo sono aumentati i costi nel 2005 per servizi e godimento di beni di terzi di ben 1,6 milioni/euro (+22% rispetto al 2004); per quale motivo sono aumentate le provvigioni di vendita e le spese di rappresentanza (+71%), mentre le consulenze contabilizzano ben 520.000 euro annui e, soprattutto, perché sono aumentati i compensi agli amministratori della società (277.053 euro cioè +68%); - per quale motivo Firenze Parcheggi concesse un prestito infruttifero fino al 2010 a Firenze Mobilità per la cifra di 350.000 euro; - quali erano i motivi del mancato utilizzo di risorse finanziarie di oltre 10 milioni di euro fermi nelle casse di Firenze Parcheggi; - quali erano i motivi dei 17 milioni di euro di mutui chiesti da Firenze Parcheggi alle banche con un tasso applicato dagli istituti di credito di uno spread tra l'1,30% e l'1,90%, quindi ad un tasso superiore alla media di mercato, pur in presenza di garanzie più solide. Oggi, queste domande, perUnaltracittà, le ripropone ancora una volta.