Prosegue il percorso della Regione per promuovere effettive e concrete condizioni di integrazione dei diversamente abili nei vari campi della vita sociale. Nei giorni scorsi si è tenuto a Firenze un workshop che ha puntato l'attenzione soprattutto sul coinvolgimento dei disabili nel mondo del lavoro. All'appuntamento hanno preso parte amministratori, responsabili dei centri per l’impiego, rappresentanti delle cooperative di tipo B, dell’associazionismo ed in particolare dell’imprenditoria delle province di Firenze, Arezzo e Lucca, scelte come realtà campione per la prima fase del lavoro di approfondimento. L’iniziativa si inserisce all’interno del Progetto Network per le persone diversamente abili in Toscana, promosso da ODA (Opera Diocesana di Assistenza) e da Regione Toscana attraverso l'assessorato alle politiche sociali.
Lo scopo è avviare un processo di ascolto e confronto con i vari interlocutori che, quotidianamente e a vario titolo, sono a contatto con i diversamente abili, per analizzare i diversi livelli di sensibilità esistenti, ed identificare linee guida comuni. Particolare riguardo è stato dedicato al rapporto del disabile con il mondo del lavoro. É stato ribadito come la figura del tutor, sia aziendale che esterno, sia fondamentale per l’inserimento, per l’affiancamento e per dare continuità al processo lavorativo.
Sottolineato anche il ruolo sempre più importante assunto dalla formazione mentre i rappresentanti delle cooperative sociali di tipo b hanno avanzato la necessità di un riordino della normativa attuale, ritenuta sbilanciata, per favorire i percorsi nei rapporti sia con gli enti pubblici che privati. Unanime il riconoscimento della diversità come valore di base, puntando ad uno sforzo comune per cambiare mentalità, abbattere gli stereotipi culturali, soprattutto per infondere fiducia nell’imprenditoria e creare intorno al disabile un contesto sociale efficace e positivo.
La Regione ha da un lato confermato la volontà di attivare percorsi di assistenza personalizzata, tesi a valorizzare le capacità residue ed in grado di tener conto dei desideri del diversamente abile, e dall'altro ha espresso l’orientamento per l'adozione di strumenti flessibili e omogenei, finalizzati all’istituzione di un Protocollo Operativo a livello regionale. Tra gli altri aspetti emersi, la mancanza di un coordinamento efficace tra tutti i soggetti che operano nel settore e l'assenza di specifici canali di informazione come elemento che ostacola lo scambio di esperienze e la risoluzione dei problemi.
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