I toscani stanno bene e vivono sempre più a lungo. Diminuisce la mortalità generale, quasi dimezzata rispetto agli anni '70. E cala la mortalità infantile, oggi in Toscana ai livelli più bassi europei e mondiali: il tasso di natimortalità (cioè il numero dei nati morti rispetto ai nati vivi) è in Toscana del 2,7 per mille, rispetto al 3-4 per mille dell'Europa e al 7 per mille degli Stati Uniti. Si allunga la speranza di vita: un bambino che nasce oggi in Toscana ha una speranza di vita che supera i 78 anni se maschio e gli 84 anni se femmina, con un "guadagno" di ben 3 anni solo negli ultimi 10 anni.
Merito, senza dubbio, del convergere di tanti fattori - ambiente, condizioni socio-economiche, coesione sociale, ecc. -, ma anche risultato di un sistema sanitario del quale i cittadini toscani si dicono nel complesso soddisfatti. Tutti i numeri e le informazioni sullo stato di salute dei toscani e sul profilo dei servizi sanitari sono contenuti nei due volumi della Relazione sanitaria regionale 2006-2008, realizzata a cura dell'Ars, l'Agenzia sanitaria regionale. La relazione è stata presentata stamani dall'assessore al diritto alla salute Enrico Rossi, assieme a Vinicio Biagi, direttore della direzione generale Diritto alla salute e politiche di solidarietà della Regione Toscana, a Valtere Giovannini, responsabile area di coordinamento sanità della Regione, e a Sabina Nuti, direttore del MeS, il Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. Il livello di gradimento dei servizi da parte dei cittadini emerge invece dalle indagini realizzate dal Mes: negli ultimi tre anni (2007-2009), quasi 60.000 interviste attraverso le quali i cittadini toscani valutano la qualità dei servizi sanitari: pronto soccorso, assistenza ospedaliera, pediatra e medico di base, visite specialistiche, assistenza domiciliare. «Un dato colpisce subito - dice l'assessore Rossi - Per ogni fine settimana, i toscani guadagnano un fine settimana di vita in più.
A questi risultati contribuiscono senz'altro tanti fattori. Ma un merito ce l'ha anche il sistema sanitario regionale. Per quanto riguarda i grandi killer (tumori, malattie cardiovascolari), per esempio, siamo in grado di evitare la morte più che in altre regioni. Certo, ci sono ancora situazioni di criticità, sulle quali vogliamo intervenire per ridurre il numero di cittadini insoddisfatti. Si può fare ancora meglio, e lavoreremo ancora per questo». In Toscana si vive più a lungo e in salute.
La popolazione toscana invecchia sempre di più: oggi si contano 190 anziani ultra65enni per ogni 100 giovani con meno di 15 anni. Siamo ai vertici mondiali per indice di vecchiaia. E diminuisce costantemente la mortalità pre matura, quella che avviene cioè prima dei 65 anni. «Un buon sistema sanitario - dice Valtere Giovannini - può riuscire ad evitare le morti premature. Noi su quelle morti ci siamo interrogati e abbiamo cercato di dare un contributo a ridurre la mortalità evitabile». Come? »Intervenendo sui grandi killer, le grandi cause di morte, come le malattie oncologiche, l'infarto, le malattie cardiovascolari.
I tassi di mortalità per malattie ischemiche cardiache, per esempio, sono, sia nei maschi che nelle femmine, inferiori del 10% rispetto ai valori medi nazionali». La medicina di iniziativa. Si chiama così quella medicina che non cura le malattie, ma bensì le previene: lavora per evitarle. Per esempio, con gli screening. «In Toscana si vive di più - chiarisce Giovannini - perché il nostro sistema sanitario si è confrontato con la medicina di iniziativa. Per quanto riguarda gli screening oncologi ci, abbiamo risultati molto lusinghieri.
Per lo screening del tumore alla mammella siamo i primi in assoluto a livello nazionale. Ma anche per il tumore del colon-retto i dati di sopravvivenza dei pazienti toscani sono sopra la media italiana e fra i migliori in Europa». Meno cure, meno ospedali, meno farmaci. Dunque vita più lunga, e salute migliore. Quindi più cure, più ospedali, più farmaci? «No - risponde Giovannini - Diamo salute e anni di vita alla nostra popolazione, ma per avere questo risultato non abbiamo neppure sprecato risorse, perseguendo invece gli obiettivi dell'appropriatezza e dell'economicità.
Abbiamo un minor tasso di ospedalizzazione, e anche l'indice di fuga verso altre regioni è tra i più bassi, pur essendo contornati da regioni con servizi sanitari molto efficienti». Discorso analogo per la farmaceutica: pur in assenza di ticket (elemento ritenuto strategico per contenere i consu mi) per ogni cittadino si sono spesi a carico del servizio sanitario toscano, nell'anno 2008, circa 24 euro in meno rispetto alla media nazionale. Nel 2008 in Toscana sono state erogate 828 'dosi' di farmaco al giorno ogni 1.000 abitanti, contro una media nazionale di 924 'dosi'. Dicono di noi.
A parlare sono i numeri, sottolinea Giovannini: «I risultati che abbiamo portato non li abbiamo tirati fuori dal cappello. Le fonti sono l'Istat, il ministero della salute, le ricerche epidemiologiche, i grandi studi europei e internazionali. E' con quei dati che noi ci confrontiamo, e sono quelli che parlano per noi». La valutazione dei cittadini. Il laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa svolge indagini sul livello di gradimento dei servizi sanitari toscani da parte dei cittadini.
«I piani sanitari regionali, così come gli statuti aziendali - dice Sabina Nuti, direttore del MeS - definiscono la centralità del paziente nel processo di erogazione del servizio come una priorità fondamentale per garantire al cittadino un servizio capace di rispondere ai suoi bisogni«. Nel 2007 il MeS ha realizzato 14.779 interviste, 15.365 nel 2008 e 28.303 nel 2009. Ecco i risultati 2009 (15.474 interviste a pazienti ospedalieri, 6.097 a pazienti del pronto soccorso e 6.732 a cittadini utenti che accedono ai servizi di medicina territoriale: medici di famiglia, pediatri, specialistica, diagnostica).
Dalle interviste ai pazienti del pronto soccorso emerge che è migliorata la qualità dell'accoglienza nei pronto soccorso toscani: la percentuale di utenti molto o totalmente soddisfatti del comfort della sala di attesa è passata dal 56% del 2007 al 64% del 2008, al 70% del 2009. Risultati positivi anche per cortesia (tra l'85 e l'87%) e professionalità (tra 87 e 88%) del personale medico e infermieristico. Da migliorare la gestione del dolore, con un 30% di p azienti che si dichiarano insoddisfatti.
I ricoveri ospedalieri: l'89,3% degli intervistati valuta ottima o buona l'assistenza ricevuta durante il ricovero. Ottima o buona la percezione (89,6%) del modo in cui hanno lavorato insieme medici e infermieri. L'88,6% ritengono di aver ricevuto informazioni adeguate riguardo alle cure a cui venivano sottoposti, e risposte chiare da medici (91,3%) e infermieri (88,9%). Da migliorare la comunicazione sul dopo-dimissioni: nel 10,4% dei casi non è stato spiegato cosa tenere sotto controllo una volta a casa. Per quanto riguarda la medicina territoriale, 86 cittadini su 100 sono soddisfatti dell'assistenza ricevuta.
L'83,25% dei cittadini nutrono piena fiducia nel proprio medico di famiglia, che nel 93% dei casi accetta di fare le visite a domicilio che gli vengono richieste. L'84% dei genitori sono soddisfatti del pediatra scelto per i propri figli; 96 volte su 100 hanno ricevuto una risposta entro le 24 ore. Da migliorare le visite domiciliari, che avvengono solo nel 55% dei casi in cui i genitori ne fanno richiesta. E' del 72,69% la soddisfazione complessiva per l'assistenza specialistica sul territorio, e del 73,61% la soddisfazione per la diagnostica: 80 volte su 100 il personale spiega cosa verrà fatto durante l'esame e risponde in modo chiaro alle domande dei pazienti nell'88% dei casi. Lucia Zambelli