Regione Toscana, Arpat e Legambiente hanno presentato i dati relativi agli ultimi anni, considerabili come l'ultima legislatura toscana, in campo Ambientale. Il PM 10 è calato del 40% in otto anni per quanto concerne le concentrazioni medie giornaliere. L'Italia in generale, ma soprattutto i Comuni interessati sono stati più volte redarguiti e sottoposti all'iter previsto per lo sforamento dei parametri relativi alle emissioni inquinanti dettate dalla Comunità Europea. Fino a poco tempo fa erano concessi 35 gg l'anno come margine di superamento dei valori, tali margini sono stati ulteriormente ridotti a 7 gg l'anno. L'Assessore regionale all'Ambiente, Anna Rita Bramerini, si dichiara abbastanza soddisfatta ma non serena sul mantenimento dello status attuale di riduzione.
Ingenti gli investimenti, 33 milioni per interventi diretti (piste ciclabili, sostituzione di impianti obsoleti) e 110 milioni per interventi indiretti (ad esempio la realizzazione della tramvia fiorentina o il rinnovo del parco autobus). "Tra gli interventi di tipo strutturale - spiega l'assessore - in grado di migliorare la qualità dell'aria, figurano il ricambio del parco veicoli pubblici e privati e l'installazione di caldaie a maggior efficienza energetica". "Nel 2009 - prosegue - con 25 milioni di euro la Regione ha favorito la trasformazione a gas dei veicoli, esentandoli per 5 anni dal pagamento della tassa di circolazione.
Gli interventi sul parco macchine del trasporto pubblico locale hanno comportato invece un investimento di 2,5 milioni di euro per dotare i bus di filtri antiparticolato. Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale - sottolinea - è stato previsto un divieto di circolazione totale per gli autobus euro 0 a partire da ottobre per quelli urbani e dal 2012 per quelli extraurbani. Un intervento che si stima possa far risparmiare 14 tonnellate di Pm10 all'anno". La Regione una settimana fa ha approvato la nuova legge regionale sulla qualità dell'aria che rende obbligatori i Piani di azione comunali (PAC) con i quali le amministrazioni locali programmeranno interventi in sinergia con i comuni vicini.
"Nella stessa legge - fa notare l'assessore - è stata oggetto di discussione in aula una specifica relativa al potere della Regione di sostituirsi al Comune che, dopo aver oltrepassato i limiti di legge, non dia luogo a provvedimenti urgenti correttivi dello stato di salubrità dell'aria" Tali provvedimenti sono i consueti blocchi del traffico, piuttosto che altre iniziative volte ad ottenere un abbassamento degli inquinanti. A tal proposito l'assessore Bramerini è chiara: "Non intendiamo muoverci con interventi Spot, non servono a nulla, la Lombardia lo ha dimostrato, ma è comunque provato dai dati statistici inconfutabili, l'azione mirata ha poco successo se non inserita in un quadro operativo più ampio e condiviso dal maggior numero di aree interessate". Fa seguito l'esposizione dello studio definito PATOS, per il Piano Regionale di Risanamento e Mantenimento delle qualità dell'aria (detto PRRM).
Le varie schermate presentate in sala stampa presentano l'andamento progressivo nel singolo periodo, ma soprattutto evidenziano le varie componenti che formano il famigerato PM 10 che non è un unico agglomerato nocivo, ma una serie di vari fattori concausa degli eventi. Nel progetto sono coinvolti la Regione Toscana, le Università di Firenze e di Pisa, il La.M.M.A., Arpat, l'Istituto Superiore di Sanità e Techne Consulting. Patos, che l'assessore in una battuta definisce "di nome e di fatto" cerca di dare risposta alle domande del PRRM, piano regionale, ovvero di trovare le soluzioni al problema dell'inquinamento puntando sulle aree interessate un microscopio particolare che tasti il polso del territorio e scomponga i singoli criteri di selezione e ricerca.
Il livello inquinante PM10 è dato ad esempio dal PM 10 antropico primario, dal secondario totale, da quello naturale e da altra parte non attribuibile a specifici eventi. Si tratta poi di suddividere ulteriormente le fattispecie in contributo Urbano di fondo o di traffico, così come da riscaldamento o altro fattore. Come dire che esiste una componente imprescindibile di inquinamento di fondo dovuto alle condizioni morfologiche ambientali cui poi si somma l'inquinamento locale peculiare della zona (agricola, industriale, metropolitana) per poi trovare l'incidenza di quello urbano industriale, pubblico e privato, fino ad arrivare al trasporto veicolare. L'analisi nel prospetto chimico e fisico è complessa, basti però la conclusione dello studio a far dedurre l'esito delle ricerche effettuate "Nessun intervento da solo è risolutore - si legge nel documento redatto - ma solo una ampia varietà di misure possono determinare un miglioramento della qualità dell'aria". Sono 25 le centraline di rilevamento per le polveri fini, dai dati elaborati risulta che il numero totale dei giorni di superamento del valore limite (50 microgrammi per metro cubo) è passato dai 1225 del 2002 a 734 nel 2009. Le condizioni migliori sono registrate per Livorno, Pomarance e Santa Croce sull'Arno, le peggiori a Cascina ed a Scandicci, ogni anno sopra ai limiti di legge.
Nel 2005-2009 le concentrazioni sono calate del 15% sul territorio regionale, nella media, passando dai 33,8 ai 28,3 microgrammi per metro cubo. I dati sono forniti dalla dottoressa Sonia Cantoni, presidente di Arpat, che sfoglia una serie di tabelle sulle quali si concentra l'attenzione dei presenti e soprattutto quella del dottor Piero Baronti presidente di Legambiente che sottolinea come in alcune stazioni di rilevamento, ben 9 su 25, si registrano superamenti dei limiti di legge per la diffusione nell'aria di polveri sottili. "Sono situazioni di sofferenza ambientale - commenta Baronti - che vanno superate nell'interesse della salute di tutti; servono politiche che contrastino le emissioni inquinanti del traffico, delle industrie, degli impianti di riscaldamento e di quelli energetici che derivano da combustibili fossili". di Antonio Lenoci