Neffa in concerto al Viper Theatre

Parte questa sera, giovedì 14 gennaio, dal Viper Theatre di Firenze il nuovo "Suonando Contromano Tour" di Neffa.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 gennaio 2010 16:39
Neffa in concerto al Viper Theatre

Ancora un concerto da non perdere per gli appassionati di musica a Firenze. Parte questa sera, giovedì 14 gennaio, dal Viper Theatre di Firenze il nuovo Suonando Contromano Tour di Neffa (inizio ore 21:30 – biglietto posto unico 12 euro). Passano gli anni e il discorso di Giovanni Pellino (Neffa) si fa più profondo, più intenso, più vero. Oggi come allora è la musica a possederlo, ad avvicinarlo a se stesso, a chiedergli di più.

E a lui non resta che obbedirle, e fare quello che c’è da fare: scrivere, arrangiare, produrre. Come nel suo nuovo album, “Sognando contromano” e come del resto era sempre successo in precedenza. Anticipato da una canzone capolavoro come “Lontano dal tuo sole” uno dei brani più suonati da tutte le radio e a tre anni di distanza dal fortunato “Alla fine della notte” (disco di platino con 100mila copie vendute) “Sognando contromano” è già disco d'oro. In “Sognando contromano” non c’è spazio per ammiccamenti alle classifiche, ai generi, alle mode; è un album urgente e necessario, a partire dal titolo, che accosta due concetti - quello del sogno e quello della “direzione ostinata e contraria” - che sembrano stridere, almeno in apparenza, ma che in realtà sono causa ed effetto di una sola direzione. Musicalmente “Sognando contromano” è un album “classico”, che riconferma Giovanni Pellino autore di grande spessore, un concentrato di puro Neffastyle con un sound enciclopedico che pesca a piene mani dagli anni ’60 e ’70, mescolando il pop-rock dei Beatles (“Bellissima”) al grande soul di Marvin Gaye (“Nessuno”), la canzone melodica di tradizione italiana con il songwriting anglosassone (“Qualcosa di più”, “In un sogno”, “La mia stella”), senza disdegnare riferimenti meno ortodossi, come la folk ballad (“Giorni d’estate”) o la contaminazione elettro-blues (“The hill”).

C’è un curioso sentimento che filtra dall’album, e che riporta alla mente, per affinità, parole come “devozionale” o “confessionale”… forse per la capacità che ha Giovanni di scrivere come svelando e svelandosi anzitutto a sé stesso, di mettere su pagina pensieri, riflessioni e intuizioni che sembrano arrivare da un altro mondo e che hanno a che fare con l’ineffabile, con il non dicibile. Si parla spesso di sogni, nel disco, non a caso. Sogni da sognare innanzitutto, da inseguire prima ancora che da realizzare.

Ed è proprio dai sogni che arrivano molte delle suggestioni che animano il disco. M. Locandro

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