Confartigianato Panificatori si è posta da tempo il problema del pane invenduto, promuovendo, ad esempio, nel 2009, l’iniziativa “Stop al Prezzo” (indicata dal Ministero dello Sviluppo Economico come buona pratica) che prevedeva la possibilità di acquistare il pane comune a prezzo scontato nelle ultime ore di apertura dei panifici. “Molti dei nostri panificatori – spiega Giovanni Guidarelli, responsabile Alimentazione per Confartigianato Imprese Firenze – donano abitualmente l’invenduto ad organizzazioni non-profit, ma il problema è che, per legge, la donazione può essere effettuata, senza il pagamento di Iva, alle sole onlus, a condizione che queste ultime si facciano carico del ritiro presso l’esercizio.
Chiediamo pertanto alle istituzioni di semplificare questa facoltà, prevedendo ad esempio la possibilità della consegna a centri di raccolta unificati, così da contenere i costi, sostenere queste iniziative di solidarietà ed evitare lo spreco alimentare”. A tal fine, Confartigianato sta prendendo contatti con le maggiori organizzazioni umanitarie del territorio per poter realizzare progetti comuni, allargandoli anche ad altre attività dell’artigianato alimentare (pasticcerie, pizzerie a taglio eccetera). Confartigianato interviene anche sull’altro tema caldo portato alla ribalta di recente dai mezzi di comunicazione: l’aumento ingiustificato del prezzo della pasta, a fronte della diminuzione del costo della semola. “Non ci stupisce la convocazione delle industrie della pasta da parte del Garante per la Sorveglianza dei Prezzi - spiega Roberto Romanelli, presidente Confartigianato Pastai –.
Riteniamo opportuno, però, sottolineare che sotto accusa sono i grandi marchi industriali e non le piccole botteghe artigianali. Infatti, i piccoli pastifici non hanno aumentato i prezzi nel 2009, restando sugli stessi livelli degli anni precedenti (6,00 €/kg per la pasta all’uovo e 8,00-9,50 €/kg a seconda della tipologia per la pasta ripiena)”. “Il mantenimento del prezzo finale al consumatore – continua Romanelli – è stato ancora più difficile per le piccole imprese di quanto avrebbero potuto esserlo per le grandi industrie della pasta secca.
Infatti, le industrie usano principalmente solo due materie prime acqua e semola e se il prezzo di quest’ultima cala, è difficile poter giustificare un aumento al consumatore finale. La pasta fresca artigianale ha invece molti più ingredienti (uova, ripieni vari eccetera), il cui prezzo all’ingrosso non è diminuito. Questa vicenda induce a far sospettare che, mentre le imprese artigiane operano in reale regime di concorrenza, lo stesso non accada per l’industria dei grandi marchi”. In relazione alle vendite del periodo delle festività, Confartigianato Alimentazione segnala per Firenze e provincia, rispetto al 2008, una diminuzione del 5% nelle vendite di pasta fresca per il veglione di Capodanno ed un aumento del 3% per quelle del pranzo di Natale.
Segno molto negativo, infine, nella fornitura di pasta fresca artigianale alla ristorazione: -20% a Natale e – 10% a Capodanno.