I conti non tornano per l’agricoltura toscana. Per ogni 1 chilo di pane venduto all’agricoltore va il 5 per cento. E per ogni ettaro coltivato a cereali si perdono 500 euro. Così, oggi a Livorno, migliaia di agricoltori provenienti da ogni angolo della regione hanno manifestato al Porto Mediceo. E’ partita la mobilitazione generale di Cia, Confagricoltura, Legacoop Agroalimentare e Confcooperative - Fedagri Toscana che proseguirà per tutto il mese di novembre (mercoledì 11 al Consiglio regionale).
Gli agricoltori toscani chiedono subito un impegno concreto da parte del Governo, delle amministrazioni regionali e locali, nei confronti dell’agricoltura. Il settore infatti sta vivendo la crisi più grave degli ultimi 20 anni, che nell’anno in corso si è ulteriormente aggravata. I conti non tornano, e produrre il grano in Toscana non conviene più, complici la crisi di mercato e la scarsa annata produttiva. Con 1 kg di grano tenero venduto a 0,13 euro, si ricavano 800 grammi di farina, che danno 1 kg di pane che viene venduto in media a 2,60 euro.
Agli agricoltori restano le briciole (5%). Con 1 kg di grano duro, sempre a 0,13 euro, si hanno 700 grammi di semola per 670 grammi di pasta, che viene venduta nelle differenti tipologie (spaghetti, penne, eccetera) da 0,60 euro a 6 euro. Il Porto di Livorno, luogo simbolo per l’ingresso in Italia delle derrate alimentari, è stato invaso dal folclore degli imprenditori agricoli toscani con bandiere, cappelli, trombe e fischietti delle organizzazioni di categoria; trattori, balle di grano, ed anche un battello ha accolto a bordo gli agricoltori per un presidio sui canali della città labronica.
La mobilitazione ha toccato tutte le vie del centro di Livorno con i trattori che hanno evidenziato gli slogan a difesa de grano toscano; inoltre è stato organizzato un presidio simbolico davanti alla sede livornese dei Grandi Molini italiani da parte di alcune centinaia di agricoltori. Alla mobilitazione sono intervenuti anche i rappresentanti del mondo istituzionale e politico locale e regionale ed ha partecipato anche l’onorevole Susanna Cenni della Commissione Agricoltura alla Camera. "L’agricoltura è in pericolo ma il Governo pensa ad altro – tuonano i responsabili delle sigle che hanno dato vita al presidio di Livorno -; si registra un crollo dei prezzi dei prodotti, l’aumento dei costi di produzione, e il calo dei redditi delle imprese del 20% dal 2000 ad oggi".
La crisi investe tutti i comparti dell’agricoltura, dalla cerealicoltura alla zootecnia, dall’olivicoltura fino a settori che hanno rappresentato sempre un’isola felice come vino e agriturismo. Le quattro sigle rappresentano l’unità del mondo agricolo per tutelare i diritti degli agricoltori; per un maggiore dialogo e concertazione con le istituzioni con l’obiettivo di promuovere politiche di sviluppo. Inoltre c’è da consolidare un patto con la società per sostenere il ruolo sociale dell’agricoltura.
"Le imprese agricole e le cooperative agroalimentari e di servizio – aggiungono le organizzazioni di categoria – chiedono interventi immediati affinché venga riconosciuto lo stato di crisi ed in particolare il finanziamento del fondo si solidarietà, la proroga degli sgravi previdenziali e la sospensione dei contributi e dei mutui. Inoltre chiedono l’attivazione di misure anticicliche per la gestione dei rischi di mercato, fino al ripristino dei finanziamenti per oltre 1 miliardo di euro tagliati al settore a livello nazionale".
Fra le richieste anche misure per favorire l’accesso al credito, la semplificazione delle norme burocratiche che strangolano gli imprenditori e l’eliminazione dell’ingiusto balzello europeo sul carburante agricolo per i serricoltori.