Ad un mese dall’allontanamento forzato di don Alessandro Santoro, il vescovo di Firenze si è finalmente recato in visita alla Comunità delle Piagge, come questa richiedeva ormai da tempo per poter avere un confronto diretto in merito proprio a quel provvedimento duro e immediato che la Comunità non può accettare né condividere. E affinché il vescovo potesse conoscere direttamente una realtà che fino a questo momento non aveva avuto modo e tempo di visitare. Nel corso del pomeriggio Monsignor Betori ha visitato il centro sociale Il Pozzo ed altri luoghi del quartiere, ha incontrato le persone che animano la comunità e molti abitanti della zona e conosciuto le numerose attività che nei suoi quindici anni di vita la comunità ha costruito, per ridare speranza e dignità ai tanti senza voce di cui da sempre cerca di farsi compagna di strada. Il doposcuola dei ragazzi del quartiere, il riciclaggio del ferro, la bottega delle economie solidali Equazione, il microcredito, i gruppi di giovani e adulti impegnati nei percorsi spirituali, la casa editrice Edizioni Piagge, la scuola per stranieri e quella per adulti, i prodotti agricoli di Villore, il laboratorio di Via Liguria con le sue attività e l’Isola del Ri-Uso vicina all’ex inceneritore: il vescovo ha toccato con mano la galassia di esperienze di cui è composta la comunità delle Piagge, in una visita intensa seppur rapida, certo non sufficiente a cogliere fino in fondo il respiro delle cose in questo complesso micro-universo che è il quartiere delle Piagge. In molti hanno sottolineato la centralità del ruolo di Alessandro Santoro, come prete e come uomo, e l’importanza del suo instancabile lavoro dentro il territorio.
“Sempre disponibile con tutti, sempre con la porta aperta, sempre presente dalla mattina alla sera, sette giorni su sette”, come ha detto qualcuno. In serata, dopo la visita, si è svolta l’assemblea con tutta la comunità. Il vescovo ha distinto chiaramente la positività del cammino della comunità, e dello stesso lavoro pastorale di don Santoro, dal gesto del matrimonio tra Sandra e Fortunato. “Il cammino della comunità deve andare avanti. Non ho progetti precisi riguardo a questa esperienza, ma so che essa deve continuare perché è parte piena della diocesi fiorentina.
È una realtà molto positiva. Tuttavia devo distinguere questa positività dal gesto messo in atto da don Alessandro che ha celebrato un matrimonio che non poteva celebrare, perché andava contro la dottrina della Chiesa e la sua concezione antropologica. Ha toccato fili che non doveva toccare, altrimenti salta tutto l’impianto. I sacramenti non sono nostri, e nessuno può usarli come crede. Possiamo solo rispettarli perché sono un dono di Dio”. Queste le parole del vescovo nel corso dell’assemblea, svoltasi in un clima di confronto determinato ma sempre composto. Tuttavia molti membri della comunità hanno sottolineato la piena condivisione di quel matrimonio, ribadendo che esso è parte integrante della storia della comunità stessa.
Per questo la decisione del vescovo continua a suscitare contrarietà e opposizione ed è ritenuta del tutto ingiusta. Restano poi ancora molte domande senza una vera risposta. Dov’è l’accoglienza della Chiesa per Sandra e Fortunato? E’ solo un’accoglienza a metà? Perché ancora il vescovo non ha neppure incontrato Sandra e Fortunato? Perché non accetta che l’amore di questo uomo e questa donna possa essere portato davanti a Dio e da Egli benedetto? La comunità ha concluso chiedendo una continuità di questo confronto e dialogo con il vescovo, ma allo stesso tempo non rinuncia a perseverare nella manifestazione della sua contrarietà, avendo constatato che nonostante le molte belle parole non vi è stata alcuna minima apertura da parte di Monsignor Betori in merito al futuro di don Alessandro e ad un suo possibile ritorno alle Piagge. di Jacopo Menichetti, tratto da www.altracitta.org