Sono state accomunate dal destino giudiziario, le idee di due grandi pensatori della cultura occidentale come Socrate e don Lorenzo Milani: condannate per il loro carattere stravolgente e sovversivo, che mirava ad infondere nei giovani un forte sentimento di libertà ed autodeterminazione. Di questo si è discusso ieri in Palazzo Panciatichi durante la presentazione del libro “Socrate e Don Lorenzo” (Centro Formazione Don Milani e Scuola di Barbiana, pp 136). “Sono tanti i tratti in comune fra i due – ha detto il consigliere Severino Saccardi – a cominciare dai processi che ambedue subirono, che furono sì giudiziari, ma soprattutto etici, furono processi alle idee”.
Attenti agli aspetti della formazione giovanile, infatti, i due subirono processi che oltre ad avere somiglianze dal punto di vista dei capi d’accusa, erano simili negli intenti: soffocare idee anticonformiste, certamente scomode. Don Lorenzo morì in attesa del giudizio della Corte d’appello, che condannò comunque il suo coimputato, ovvero l’editore che pubblicò la sua lettera ai Cappellani militari di Toscana con la quale il sacerdote si esprimeva in favore dell’obiezione di coscienza.
Socrate fu condannato a morte per aver corrotto le giovani menti della democrazia ateniese. “Per un profondo senso della legalità – ha ricordato Saccardi – Socrate non scappò dalla sua pena malgrado avrebbe potuto farlo. Lo stesso senso che lui, come don Lorenzo, cercava di trasmettere ai suoi allievi risvegliando le loro coscienze. Lo stesso senso di cui oggi in Italia c’è estrema carenza”. Un destino comune, quindi, quello del loro pensiero. Ma nulla, neanche la morte, sembra attutirne l’impeto e la straordinaria lungimiranza. Alla presentazione, sono inoltre intervenuti il presidente del Centro don Milani di Vicchio, Nanni Banchi, il suo vice Nevio Santini e l’assessore all’Urbanistica del comune di Vicchio, Angelo Gamberi.
L’iniziativa è stata moderata da Manrico Casini Velcha, responsabile editoriale del Centro don Milani. (Al)