Comincia a produrre i suoi primi significativi effetti l'applicazione del Patto regionale per la sicurezza e la regolarità del lavoro, firmato nel 2007 da Regione, associazioni di enti locali e organizzazioni di categoria, per introdurre negli appalti toscani controlli e tutele che non potevano essere previste dalla legislazione regionale. Patto che riguarda, per esempio, l'estensione al subappaltatore degli stessi obblighi dell'appaltatore, il progressivo superamento delle gare al massimo ribasso e il subentro del soggetto appaltante (con successiva rivalsa) in caso di mancato o ritardato pagamento delle retribuzioni ai dipendenti. Da un'indagine realizzata dall'Osservatorio regionale sui contratti pubblici – presentata oggi a Firenze, al Convitto della Calza, al convegno “Gli appalti pubblici in Toscana: vincoli e opportunità” - risulta infatti che del Patto si è tenuto conto nel 56,5% dei bandi e dei capitolati di gara (percentuale che sale al 72,8% escludendo i casi – 22% - in cui è stata la stessa stazione appaltante a non ritenere pertinente l'applicazione dello stesso).
In particolare risultano utilizzate come cause di risoluzione le violazioni degli obblighi assicurativi, previdenziali e retributivi (86%) e la violazione delle prescrizioni contenute nei piani di sicurezza (84%). Altri elementi fanno invece più fatica a essere recepiti, per esempio la causa di esclusione per violazione dell'obbligo di informazione in caso di intimidazione (espressamente riportata solo nel 39% delle gare) e per impiego di lavoro nero (nel 57,5%). Quanto alla clausola relativa alla possibilità di subentro e di rivalsa in caso di mancato pagamento delle retribuzioni èstata rilevata nel 47% delle gare. «Sono dati di assoluto interesse – sottolinea il vicepresidente Federico Gelli - perché misurano la strada fatta in questi due anni e dimostrano che era giusto affidarci a uno strumento volontario come il Patto per le materie che non potevano essere introdotte con legge regionale.
Certo la strada è ancora lunga, ma sono convinto che dal 2007 a oggi abbiamo fatto un significativo passo avanti in materia di legalità e trasparenza degli appalti, con importanti ricadute in termini di diritti e sicurezza dei lavoratori. E di questo va dato atto a tutti i soggetti pubblici e privati». L'Osservatorio ha anche monitorato l'utilizzo del criterio di aggiudicazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Ancora nel 2000 su 100 gare di importo superiore a 150 mila euro ben 98 erano aggiudicate al massimo ribasso.
Nel corso del 2008 sono stati affidati con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa l'8% dei lavori, corrispondenti al 21% degli importi. Con lo stesso criterio sono affidati il 35% dei serviz i. «Anche questo è un risultato di grande significato – aggiunge Gelli – Questo criterio è certamente più faticoso per chi appalta e tuttavia permette di premiare le imprese più virtuose dal punto di vista della legalità, della sicurezza, della qualità, della sostenibilità ambientale.
In questo senso potrebbe anche far crescere la quota di mercato delle imprese toscane, che oggi si aggiudicano solo il 40% dei lavori in regione e che sono tradizionalmente più attente a questi aspetti rispetto a imprese che vengono da fuori. E comunque non dimentichiamo che ogni anno in Toscana le amministrazioni pubbliche spendono circa 5 miliardi di euro per l'acquisto di beni e servizi e per l'esecuzione di lavori. È un dato da cui è necessario partire soprattutto in un momento in cui, nonostante le rassicurazioni del governo nazionale, la crisi sta investendo pesantemente la nostra economia.
Nostro compito è sostenere questa spesa e qualificarla nell'interesse di tutta la comunità».