Una battaglia per non smontare il “Sistema Montagna Toscano”, e la necessità di politiche ad hoc per la montagna, sono questi i due elementi centrali sostenuti questa mattina da Oreste Giurlani presidente di Uncem Toscana e da l’assessore regionale alle Riforme Istituzionali Agostino Fragai. L’argomento centrale della discussione era il ddl Calderoli che prevede, di fatto, la cancellazione delle Comunità Montane ed, inoltre, fa sparire, nei comuni al di sotto dei 1.000 abitanti, la Giunta Comunale lasciando tutto il potere in mano al sindaco.
Il presidente di Uncem Toscana Giurlani, in rappresentanza di 167 comuni montani toscani, non nasconde la grande preoccupazione per il futuro della montagna italiana ed, in particolare quella toscana. “Secondo il ddl Calderoli - spiega Giurlani - i comuni minori, sotto i 1.000 abitanti, devono vedere il potere concentrato tutto nelle mani del sindaco, con la cancellazione della Giunta. Quindi niente più decisioni collegiali e quindi democratiche, ma frutto delle decisioni univoche del sindaco”. Giurlani ha anche espresso la preoccupazione degli amministratori dei territori montani toscani, soprattutto legata all’incertezza che si è venuta a creare.
La montagna, infatti, ha bisogno, come ha spiegato il presidente di Uncem Toscana, di politiche specifiche per il mantenimento dei servizi e del compressivo sviluppo e quindi necessità di risorse ad hoc. “Le Comunità Montane – ha chiarito il presidente Giurlani - hanno dimostrato nel corso degli anni di saper ben investire, lo dimostrano i numeri, e l’Uncem Toscana esprime al Governo nazionale e quindi anche a quello regionale, la necessità di iniziare davvero a definire un percorso di politiche per la montagna.
Una volta che saranno stabilite le risorse per la montagna si potrà stabilire quale sarà lo strumento, fino ad ora la Comunità Montana. A prescindere da quale sia lo strumento che verrà individuato, chiediamo innanzitutto al Governo che definisca un piano per la montagna italiana e impegni risorse specifiche perché non può bastare quell’esiguo fondo della montagna che non riesce a coprire tutte le necessità presenti. Penso alla sicurezza del suolo, lo sviluppo, i servizi, il sociale, tra cui la questione degli anziani, i trasporti, le scuole.
Bisogna pertanto – ha proseguito Giurlani - definire le specifiche politiche per la montagna affinchè si definisca anche il livello qualitativo dei servizi per coloro i quali vivono in montagna, solo dopo sarà poi necessario definire chi gestirà il tutto”. Giurlani chiede di non soffermarsi a riflettere solo sulla questione istituzionale, che rimane comunque importante, sia a livello nazionale che regionale, la montagna sta a cuore a tanti; in Toscana rappresenta il 56% del territorio così come in Italia.
“Gli ultimi anni – prosegue Giurlani - sono stati anni di battaglie e rivendicazioni contro una politica che voleva affossare quel sistema montano che siamo riusciti a costruire con impegno e dedizione, con l’unico obiettivo della tutela del territorio e dei cittadini e siamo giunti ormai alla conclusione del processo di riordino delle Comunità montane e Unioni Speciali previsto dalla legge regionale 37/2008 con le nomine dei nuovi organi. Abbiamo dovuto affrontare una trasformazione in gravi difficoltà considerando il taglio dei trasferimenti del Fondo Ordinario a favore delle Comunità montane pari a circa 5 milioni di euro, così come il taglio al Fondo per la Montagna.
E così è stato anche per il Fondo Sociale, per il Fondo per la Non Autosufficienza, quello per la protezione civile eccetera, imponendo l’intervento in extrema ratio della Regione al fine di garantire i servizi ai cittadini”. Sarà opportuno per la governance nazionale che Uncem apra la sua rappresentanza ai Comuni Montani divenendo voce di questi enti marginali troppo spesso dimenticati dalle sedi centrali, nonché dalla stessa Anci troppo concentrata sulla valorizzazione delle aree metropolitane.
“Dobbiamo guardare al territorio – ha concluso Giurlani - individuando una serie di parametri che vanno dalle caratteristiche geografiche e morfologiche, al disagio socioeconomico, il dissesto ambientale. E’ necessario affrontare questa ulteriore battaglia e lavorare fianco a fianco per non smontare il “sistema montagna toscano” che ad oggi risulta essere un modello per altre realtà a dimostrazione dell’imponente impegno profuso negli anni”.