Firenze, 6 novembre 2009- Quasi un’azienda su tre in Toscana registra difficoltà di accesso al credito. Una percentuale passata dal 22,9% di fine 2008-inizio 2009 al 28,1% alla fine del 2009. Le cause sono da rintracciare soprattutto nella richiesta di maggiori garanzie per il 78,7% degli imprenditori che hanno manifestato tali difficoltà, nella minore concessione di credito/scoperto di conto per il 76,4% e nell’incremento delle spese e delle commissioni bancarie per il 72,2%.
I dati sono emersi da un’indagine condotta da Unioncamere Toscana su un campione di 800 tra piccole e medie imprese, intervistate telefonicamente. Lo studio ha preso in esame i settori dell’agricoltura, del manifatturiero, del commercio al dettaglio e degli alberghi e ristoranti. Il campione è costituito da un gruppo di imprese già contattate nell’indagine precedente, realizzata fra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, con l’obiettivo di consentire un confronto omogeneo tra le due analisi.
I risultati dello studio sono stati al centro del dibattito della convention dei Presidenti delle Camere di Commercio toscane su “Credito: la situazione, le prospettive, le iniziative di aiuto”, che si è svolta a Viareggio nei giorni scorsi. Dall’indagine è emerso l’intensificarsi dei problemi di gestione della liquidità delle imprese dovuti non soltanto alla diminuzione del fatturato (per il 64,3% degli intervistati), ma anche alla compressione dei margini (per il 62,8%) ed alle crescenti dilazioni di pagamento richieste dai clienti/committenti, passate al 39,4% (la percentuale della precedente rivelazione era del 30,2).
Di fronte a queste problematiche le aziende toscane tentano di reperire nuove risorse ricorrendo in misura crescente sia all’indebitamento bancario, che passa dal 22,4% al 29,6% degli intervistati, che alla ricapitalizzazione dell’azienda con mezzi propri, un’azione che passa dal 29,5% al 41,2%. Per far fronte ad una situazione sempre più complessa le aziende toscane ricorrono a strategie sempre più articolate, utilizzando in maniera più intensa non soltanto misure di carattere “difensivo”, quali la razionalizzazione dei costi (per il 71%) e la riduzione degli ordini ai propri fornitori (per il 62%), ma mettendo in campo anche strategie più “aggressive” quali la ricerca di nuovi sbocchi commerciali (50%), il miglioramento della qualità dei prodotti (48%), la riduzione dei tempi di produzione e consegna (31%) e l’ampliamento della gamma prodotti/servizi offerti (16%). “Il Sistema Camerale toscano, fin dall’inizio della crisi, è intervenuto con strumenti ad hoc per cercare di alleggerire la pesante situazione che le imprese devono affrontare sotto il profilo della gestione dei propri fabbisogni finanziari”, spiega il Presidente di Unioncamere Toscana, Pierfrancesco Pacini.
“Si tratta di interventi che vanno ad aggiungersi a quelli varati a livello nazionale e regionale, e per i quali nel corso dei prossimi mesi cercheremo di individuare sinergie soprattutto in riferimento a quelli gestiti da FidiToscana. Non sempre il moltiplicarsi di queste pur importanti iniziative ottiene infatti i risultati sperati: meritano ad esempio attenzione i primi risultati dell’Accordo per la moratoria del debito pregresso delle PMI, siglato a livello nazionale da ABI e dalle Associazioni datoriali il 3 agosto scorso.
Dall’indagine che abbiamo realizzato, infatti, emerge che la quota di imprese che ha presentato domanda per la moratoria del debito pregresso è ancora molto limitata (2,8%) e che, nei pochi casi in cui è stata presentata domanda, il 37,2% delle imprese ha incontrato problemi al momento del rilascio della moratoria”.