Più di ottocento pelli di procione importate illegalmente dalla Cina e destinate a trasformarsi in pellicce e accessori per giubbotti. Le hanno sequestrate stamattina oltre venti Forestali della Sezione investigativa Cites di Roma e del Nucleo Operativo Cites di Fiumicino del Corpo forestale dello Stato in collaborazione con il personale dell’Agenzia delle Dogane presso l’aeroporto di Fiumicino. Sempre nella giornata di oggi sono stati sequestrati anche 900 giubbotti realizzati con inserti di pelli di procione.
La merce è stata prelevata dagli uomini del Corpo forestale dello Stato presso la Commercity di Fiumicino, una vasta area commerciale con prodotti provenienti da varie parti del mondo dove si riforniscono grossisti e negozianti di tutta Italia. I giubbotti, presumibilmente destinati a diversi punti vendita della Capitale, riportavano delle irregolarità nella etichettatura, venivano infatti commercializzati falsamente con il marchio “made in Italy”. Le pelli sequestrate di “Procyon lotor”, specie tutelata dalla Convenzione di Washington, sono intere e misurano ciascuna dai 50 centimetri ad 1 metro.
La legge vieta l’introduzione e l’uso nella Comunità Europea di pellicce e prodotti provenienti da tali specie di animali selvatici originari di Paesi che utilizzano per la loro cattura tagliole o metodi non conformi alle norme concordate a livello internazionale. La sanzione per il commercio di tale specie protetta è l’arresto fino ad un anno e l’ammenda da 10 a 100 mila euro. L’immissione in mercato della partita sequestrata sarebbe avvenuta grazie a una certificazione illegale ottenuta dalla Cina, il paese di provenienza delle pelli, attraverso una serie di procedure sospette sulle quali la Cites effettuerà ulteriori accertamenti e indagini nei prossimi giorni. Se la Forestale non fosse intervenuta in tempo per bloccarne l’immissione nel mercato italiano, le pelli avrebbero fruttato, in prodotti finiti al dettaglio, fino a 100 mila euro.
Il guadagno illegale che tale traffico può procurare ai commercianti senza scrupoli che vi ricorrono sfiora cifre da capogiro. Il fenomeno del traffico di esemplari di specie protette destinati all’industria mondiale della moda è in netta crescita. Tra i casi più recenti il sequestro di una partita di 2.500 pelli di pitone di sebe e varano del Nilo provenienti dal Sudan, paese in cui i proventi del traffico di specie protette, come l’avorio degli elefanti, sono utilizzati per finanziare l’acquisto di armi.
Senza dimenticare il sequestro di altre 500 pelli di pregiato pitone reticolato importate illegalmente dalla Malesia e realizzato dalla Forestale nei mesi scorsi, materiale destinato a trasformarsi in accessori per il prêt à porter di famose griffe italiane.