Ha il nome del momento che precede l’alba, Aurora. Quegli istanti prima che la luce del sole irrompa sulla terra. Una luce che, per la bambina di 7 mesi colpita da una broncodisplasia così grave da essere incompatibile con la vita, si chiama Ecmo Respiratorio (ExtraCorporeal Membrane Oxygenation), una tecnica di supporto cardiopolmonare che le ha permesso di vivere. Per due settimane i polmoni della piccola sono stati a totale riposo, completamente sostituiti nelle loro funzioni dall’avanzata apparecchiatura.
La macchina ha “lavorato” per lei, consentendo ai suoi organi respiratori di guarire dalla gravissima insufficienza che ne aveva scompensato completamente il quadro clinico. Ora quella bambina arrivata in fin di vita all’Ecmo è a casa e sta bene. Ma come lei altri neonati potrebbero averne bisogno. Per questo l’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, con il servizio di Rianimazione diretto dal dottor Lorenzo Mirabile e il coordinamento di Anna Cazzaniga, responsabile settore anestesiologico per questo progetto, si candida a divenire Centro Nazionale di Riferimento per Ecmo respiratorio in età pediatrica. “L’Ecmo – spiega il dottor Lorenzo Mirabile – è una tecnica di supporto molto utilizzata in Italia, sia tra gli adulti che tra i bambini, in ambito cardiochrirugico in tutti i casi di gravissima insufficienza cardiaca.
Al Meyer la impieghiamo in tutti quei selezionatissimi casi di insufficienza respiratoria acuta grave che potenzialmente è reversibile ma in quel momento risulta essere refrattaria al trattamento medico e farmacologico”. L’Ecmo è quindi un vero e proprio supporto che mantiene i polmoni a riposo, consentendo così il loro recupero funzionale e garantendo la sopravvivenza del bambino. “Il miglioramento delle capacità assistenziali in neonatologia determina la sopravvivenza di gravi bambini pre-termine – prosegue il dottor Mirabile -.
Il ricorso all’Ecmo si basa sull’elevato numero di patologie respiratorie correlate alle avanzate e moderne tecniche di assistenza ventilatoria che permettono la sopravvivenza di bambini nati pre-termine ma che possono ingenerare delle patologie respiratorie croniche che costituiscono la base di gravissime situazioni polmonari in caso di eventuali processi acuti delle vie aeree”. “Ora la casistica – prosegue lo specialista – richiede sempre di più l’assistenza con questa metodica”.
L’Ecmo è un trattamento invasivo che richiede un’accuratissima selezione di pazienti da sottoporvi. “Seguiamo parametri estremamente rigorosi per la selezione dei piccoli pazienti – continua Mirabile -. La mortalità arriva fino al 50% dei casi. Rispetto agli altri Paesi Europei, in Italia manca un Centro di Riferimento Nazionale per Ecmo in età pediatrica. Proprio su questa base, ci candidiamo ad esserlo”. Per la formazione, lo staff si avvale della collaborazione con la Penn State University di Philadelphia, il Children’s National Medical Center di Washington e il Glenfield Hospital di Leicester (Uk). La tecnica Ecmo è recentemente divenuta di particolare attualità in quanto rappresenta la terapia per i pazienti che, a seguito dell'influenza H1N1, sviluppano un quadro clinico di insufficienza respiratoria grave.
Ecmo, come funziona Tecnicamente l’Ecmo è composto da un sistema costituito da una pompa e da un ossigenatore artificiale che ha lo scopo di immettere nel circolo ematico il sangue ossigenato. L'ECMO è una tecnica utilizzata sin dagli anni '70, ma solo recentemente, con l'arrivo di pompe funzionanti con alta tecnologia quale la levitazione magnetica ed ossigenatori in grado di funzionare con alti rendimenti per molti giorni, l'Ecmo viene impiegato con più ampie indicazioni ottenendo risultati sempre più incoraggianti.
Per tale realtà è stato addirittura creato un gruppo di lavoro che ha collaborato con il Meyer e che fa capo alla società Tecno Health, in grado di attivarsi su chiamata telefonica del centro di rianimazione e portare in poche ore apparecchiature, tecnici ed esperti consulenti, in grado di coaudiuvare l'equipe medica locale per impiantare e supportare pazienti in Ecmo.