“L'edilizia è un problema pubblico e l'edilizia popolare non deve essere regolata dal mercato e dalle politiche di assistenza sociale. L'edilizia sociale è, e deve continuare ad essere, un servizio pubblico, la garanzia di una casa è un problema di cui le amministrazioni pubbliche devono farsi carico. Il diritto alla casa, in Toscana ma anche altrove, è ogni giorno più sentito per l'emergere di nuovi bisogni e 'nuove povertà', dovuti ai nuclei familiari monoreddito, all'immigrazione, alla mobilità di residenza per lavoro e per studio.” Questo uno spunto dell’intervento di Alfredo De Girolamo, presidente di Cispel Confservizi Toscana (l’associazione regionale delle aziende di servizio pubblico) al Convegno sull’edilizia organizzato dalla Fp Cgil Toscana e tenutosi stamani a Firenze.
“Oggi sono 50.000 gli alloggi pubblici gestiti dalle aziende pubbliche della Toscana, ma purtroppo vi sono 25.000 famiglie in attesa di un alloggio, che hanno i requisiti e quindi il diritto di avere una casa, ma il nostro sistema non è in grado di rispondere a questa domanda. Se consideriamo poi le persone che non sono abbastanza povere per accedere ad una casa popolare in affitto, né abbastanza ricche per poter affittare sul libero mercato o accendere un mutuo arriviamo al 30% di popolazione che rappresentano un'altra faccia dell'emergenza abitativa.
Serve dunque un grande programma pubblico-privato di social housing che passa anche dalla riforma delle norme esistenti. La proposta di riforma che è stata fatta dall’Assessore Baronti può essere migliorata tenendo conto dell’esperienza maturata dai gestori dell’edilizia residenziale pubblica toscana con l’applicazione a partire dal 2004 della legge regionale 77”. “La legge – ha spiegato nel dettaglio De Girolamo - privilegia aspetti procedurali, quale l’attribuzione di competenze e di modalità gestionali, inoltre definisce in maniera burocratica le modalità di funzionamento di un settore, complicando anche l’assetto istituzionale con la previsione di Lode, distretti, zone, soggetti e presidi gestionali, e il conseguente effetto di innalzare anche i costi di regolazione del settore”. “La legge regionale – ha auspicato De Girolamo - deve guardare avanti, non indietro.
Dobbiamo quindi partire dall’esperienza positiva maturata con il processo di riforma avviato nel 2004, altrimenti si rischia di riproporre problemi che hanno angustiato i gestori negli anni ’80 e ’90. Con l’applicazione della legge proposta si ripresenteranno inconvenienti, rischi e problematiche che i gestori hanno già vissuto, per questo occorre lavorare sullo schema della legge 96 del 1996, il cui impianto generale ha dato buona prova, ad esempio in materia di criteri di calcolo dei canoni.
Occorre una scelta di innovazione nella continuità, tesa a semplificare e a rendere più efficace il sistema di calcolo, senza peraltro abbandonare un impianto di base positivo”. In tema di riduzione degli 11 gestori, De Girolamo ha dichiarato la disponibilità del sistema rappresentato da Cispel ad effettuare la riforma “condividiamo l’ipotesi di 3 gestori per la nostra regione individuando delle macro-aree come in altri settori, in linea ad esempio con le tre aree vaste”.