Il Pd convoca i sindaci della Provincia per discutere di scuola

Mozione del gruppo consiliare Pd della Provincia di Firenze sui provvedimenti governativi ed il ruolo degli enti locali. Martedì 6 ottobre una prima verifica con i sindaci del territorio. La replica del Pdl: "Un'azione di disturbo".

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 ottobre 2009 16:38
Il Pd convoca i sindaci della Provincia per discutere di scuola

I consiglieri del Partito Democratico della Provincia di Firenze Stefano Fusi, Leonardo Brunetti e Silvia Melani, hanno incontrato la stampa alla presenza dell’assessore provinciale all’Istruzione Giovanni Di Fede e dell’assessore all’Edilizia Stefano Giorgetti, oggi a Palazzo Medici Riccardi, per tirare le somme dei "danni provocati al sistema scolastico" dalla cosiddetta 'Riforma Gelmini' e presentare la propria mozione sui provvedimenti governativi.

Inoltre il gruppo Pd per mantenere alta la denuncia e il coinvolgimento delle istituzioni, ha convocato martedì 6 ottobre tutti i sindaci della provincia in Palazzo Medici Riccardi, per una prima verifica degli effetti delle riforma sul territorio. Le posizioni del Pd Il corrente anno scolastico 2009-2010 vedrà il taglio di 42 mila insegnanti e di circa 16 mila unità fra il personale Ata, con una previsione nel triennio 2009-2012 di una riduzione complessiva di circa 132.000 posti.

Il taglio subito dalla scuola italiana per effetto della 'Riforma Gelmini' (decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 13) ammonta a circa 8 miliardi di euro. Le conseguenze di questo taglio si stanno dimostrando pesantissime. Nel corrente anno scolastico le scuole italiane ospiteranno 70 mila alunni iscritti in più rispetto all'anno scorso ma disporranno di 42 mila docenti in meno: più alunni e meno insegnanti. Quindi meno scuole, in particolare nei piccoli centri e meno soldi alle scuole. La Provincia di Firenze offre un esempio schiacciante di questa situazione di estremo disagio: quest’anno due comuni del territorio fiorentino, Tavarnelle Val di Pesa e Barberino Val d’Elsa, hanno inaugurato un nuovo edificio scolastico deputato a scuola dell’infanzia, ma al momento dell’apertura il Ministero non ha fornito alla nuova struttura il personale docente necessario.

È quindi intervenuta la Regione Toscana che ha stanziato fondi per procedere alle assunzioni, evitando così che gli sforzi economici compiuti dai comuni per la costruzione della struttura andassero perduti. Mentre le liste d’attesa nella scuola dell’infanzia sono sempre più lunghe - e le classi primavera sono senza finanziamenti - in Toscana sono a rischio, per mancanza di personale, oltre 30 sezioni a tempo pieno richieste dalle famiglie, vale a dire circa 750 bambini. Anche in questo caso è stato necessario un finanziamento della Regione Toscana per aprire le classi che altrimenti sarebbero rimaste orfane d’insegnanti e quindi chiuse. Il ruolo degli enti locali diventa quindi sempre più fondamentale: la Provincia di Firenze - fra opere terminate, interventi in corso o di imminente avvio - ha impegnato 28 milioni di euro per sostenere la scuola, cui andranno aggiunti i fondi previsti nel piano triennale di investimenti.

Nessun finanziamento è invece arrivato dal governo, neanche in vista delle prossime e necessarie verifiche sismiche degli edifici, mentre il patto di stabilità creerà non pochi problemi anche per spendere i 28 milioni stanziati. Si dimentica quindi che un’attenta programmazione dell’edilizia scolastica determina la possibilità di garantire la libertà di scelta educativa. Libertà che verrebbe meno a causa del numero chiuso delle scuole causato dalla mancanza di spazi. La replica del Pdl “Stiamo assistendo, a ormai 15 giorni dall’inizio dell’anno scolastico a un tentativo di destabilizzare il mondo della scuola e tutto ciò che lo circonda, famiglie comprese.

La cosa più grave è che questa azione di disturbo, fortemente politicizzata e fomentata dai partiti della sinistra e dalla Cgil (vera regina della protesta), non ha niente di costruttivo. Infatti, se tutto il caos messo in atto fosse indirizzato ad ottenere un concreto miglioramento, la cosa potrebbe forse essere utile, purtroppo però questi signori si attivano solo quando al Governo c’è Berlusconi! E come ogni anno cominciano la loro cantilena, che annuncia disastri e danni incalcolabili per il settore dell’Istruzione.

Nessuno sembra preoccuparsi invece del quadro a tinte fosche con cui l’Ocse dipinge lo stato in cui anni di sindacalismo lassista hanno trasformato il mondo della scuola italiano da sistema di formazione dei cittadini in un ammortizzatore sociale: docenti in eccesso, demotivati e sottopagati, il più basso numero di alunni per classe di tutta Europa e studenti che conseguono le peggiori performance in molte aree cruciali della conoscenza. Quegli stessi studenti che in questi giorni, abilmente manipolati, si stanno preparando a lanciare una seconda stagione di occupazione delle scuole...

con l’unica certezza che le loro performance peggioreranno ulteriormente. Per fortuna le bugie hanno le gambe corte e quindi diventa facile per noi del Popolo della Libertà rispondere a certe accuse". Così Tommaso Villa e Erica Franchi. I due consiglieri, poi, aggiungono: "Per esempio, viene sostenuto con forza che la Riforma Gelmini e la razionalizzazione delle classi ha aumentato il numero medio degli studenti per classe in tutti gli Istituti della Provincia creando così panico fra studenti, famiglie e fra gli stessi operatori della scuola.

Ebbene quanto di più falso non poteva essere detto perché prendendo i dati forniti proprio dalle Amministrazioni provinciali, ripresi anche dalla stampa locale, si nota palesemente che su 82 istituti solo in 16 di essi aumenta il numero medio di alunni, in 14 diminuisce ed in 52 rimane invariato. Dove sta quindi il rischio annunciato dalla Cgil di una presunta 'cura dimagrante' attuata dal Ministro Gelmini? Basterebbe anche un’occhiata ai dati ufficiali per rendersi conto che l’incremento è perfettamente in linea con le indicazioni Ue e con le previsioni delle finanziarie dei governi precedenti, Prodi incluso.

Se poi è vero che qualche classe supera i 30 alunni è anche vero che sempre gli stessi dati ufficiali attestano che molte classi sono costituite con meno di 15 alunni". "Viene inoltre detto, accusando, che il Governo avrebbe tolto i fondi per la gestione delle scuole per cui ora queste sarebbero ridotte quasi alla fame, non in grado di provvedere alla fornitura di sapone e carta igienica per gli studenti. Ebbene anche qui un’altra bugia: lo Stato (il Governo Berlusconi) ha concesso alle scuole toscane, fra gennaio e agosto 2009, ben 118 milioni di euro, poco meno di 230 miliardi del vecchio conio.

I soldi sono stati erogati. C’è da chiedersi quindi come sono stati gestiti e dove sono finiti, a cosa sono serviti. Come detto correttamente dal Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale Cesare Angotti, il mondo della scuola deve soltanto cominciare a capire che stiamo entrando in una nuova fase della gestione del settore scuola dove le vecchie logiche devono essere superate. Il garantismo del lavorare poco, pagati male per lavorare in tanti, così caro a certi sindacati deve finire. In primo luogo perché il lavoro non è poco e la scarsa paga va a svantaggio di quei docenti e di quel personale che lavora con serietà, professionalità e competenza, in secondo luogo perché la congiuntura globale non ammette più sprechi e spese improduttive.

La sfida della globalizzazione richiede standard di preparazione diversi per i nostri studenti che devono essere in grado di competere con i loro coetanei del resto del mondo. Al riguardo il Ministro Gelmini, questa estate, era stata esplicita anche parlando di nuove assunzioni. Il Ministro aveva chiarito che era finita l’era delle assunzioni a pioggia. Il numero di professori da assumere infatti d’ora in avanti sarà calcolato in base al reale fabbisogno delle scuole, saranno previste prove di accesso alla laurea quinquennale, mandando definitivamente in pensione le Ssis.

La stessa Gelmini ha tutelato i 'precari storici' del mondo della scuola creando per loro un canale preferenziale per accedere al lavoro e la garanzia di poter beneficiare degli ammortizzatori sociali e ha inoltre previsto la possibilità per le Regioni di utilizzare gli stessi precari nelle attività di assolvimento dell'obbligo di istruzione. Una cosa è certa ed è chiara a tutti: per distruggere definitivamente la scuola è sufficiente lasciarla come è oggi, come vorrebbe fare la sinistra" concludono Tommaso Villa e Erica Franchi.

Notizie correlate
Collegamenti
In evidenza