Firenze - “Se è stato appurato che c’è un problema di natura idraulica circa il progetto del sottoattraversamento della TAV a Firenze – ha commentato il consigliere comunale PDL Massimo Pieri – è opportuno trovare una soluzione concordata da tutte la parti politiche, ovvero maggioranza, opposizione e i comitati No-Tav, affinché la stazione dell’Alta Velocità venga spostata a Castello o in un altro luogo non deficitario per la città”. Massimo Pieri è convinto che la soluzione politica sia l’unica veramente valida anche per scongiurare l’eventualità di un referendum.
“Da poco c’è stato un verdetto importante scaturito dalle urne – conclude Pieri – I fiorentini hanno deciso chi deve guidare la città e chi, invece, essere all’opposizione. Senza dimenticare che per sostenere una simile iniziativa bisogna sostenere costi in questo momento troppo onerosi per la collettività”. Un nuovo referente di progetto per la TAV a Firenze e a Bologna. Lo ha appreso ieri nel corso dell’audizione tenuta davanti all’Osservatorio Ambientale per il Nodo Alta Velocità di Firenze l’associazione ecologista Idra, che aveva proposto all’organo di controllo un aggiornamento informativo sui danni e sui disagi gravi che la TAV sta provocando da anni a Bologna.
Una situazione che ha spinto in queste settimane decine di famiglie, esasperate dagli sforamenti delle polveri sottili pm10 (a fine giugno la centralina nel cantiere della TAV ne aveva già segnalati 190, riportano le cronache, contro i 35 massimi consentiti in un anno intero dalla normativa), guidate dal comitato di via Carracci, a una inedita class action che veda convenuti non solo RFI e l’impresa appaltatrice dei lavori, bensì anche ed eventualmente il Comune e la Provincia di Bologna, e la Regione Emilia Romagna.
Una situazione che Idra ha documentato nel video distribuito ieri in dvd a ciascuno dei membri dell’Osservatorio e al progettista Italferr. L’ing. Bocchimuzzo sostituisce l’ing. Marco Rettighieri (trasferito, si è saputo, al Nodo di Roma). A proposito dei problemi e dei ritardi TAV a Bologna l’ing. Rettighieri aveva spiegato ai microfoni di RaiUno, lo scorso aprile: “Ci sono stati alcuni imprevisti di natura geologica che sono stati riscontrati durante l’esecuzione dei lavori”. Proprio le criticità del progetto TAV sotto il profilo idrogeologico erano state sottolineate dall’associazione fiorentina nelle Osservazioni sul progetto di Nodo AV di Firenze trasmesse ai Ministeri già undici anni fa, nel luglio del ’98, nonché nelle Note tecniche trasmesse alla segreteria della Conferenza di servizi a febbraio del ’99.
Invano Idra si era rivolta in questi mesi a RFI per ottenere ulteriori delucidazioni sugli imprevisti registrati a Bologna. Il portavoce dell’associazione, Girolamo Dell’Olio, ha quindi chiesto ieri de visu all’ing. Bocchimuzzo, presente alla seduta dell’Osservatorio, un incontro urgente che possa fornire elementi di conoscenza su ciò che accade a Bologna utili a prevenire conseguenze analoghe, o persino peggiori, nella ‘città del fiore’. Presso l’Osservatorio Idra ha depositato ieri, al riguardo, il più recente contributo di studio della prof.
ing. Teresa Crespellani, docente di Ingegneria Geotecnica Sismica presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Firenze, presentato nel corso di un incontro informativo organizzato a Castello lo scorso giugno dall’associazione fiorentina: una relazione in power point intitolata “Rischi e criticità del sottoattraversamento Campo di Marte-Castello e della Stazione AV sotto il profilo ingegneristico e geotecnico”, che – a partire da casi di crolli di tunnel e opere in sotterraneo verificatisi in più luoghi nel mondo, anche in Paesi tecnologicamente avanzati (Regno Unito, Spagna, USA, Germania) – analizza il caso del progetto di sottoattraversamento AV di Firenze sotto il triplice profilo di rischio legato all’invasività dell’opera, alla complessità del sottosuolo e alla densità urbana. Non ci sono soltanto gli arcinoti problemi di fondo, in questo Osservatorio, che riguardano la composizione (controllori e controllati) e le scelte (se viene chiamato al ruolo di osservatore anche chi, fra i controllori, ha licenziato il progetto).
E’ lo stesso meccanismo decisionale dell’unanimità che offre un pericoloso potere di veto a chi è responsabile della (e interessato alla) realizzazione dell’opera. Un potere che – nella cantierizzazione TAV del Mugello - ha contribuito non poco a ritardare i provvedimenti a tutela dell’ambiente. Se ne era accorto (un po’ tardi in realtà) già il Consiglio Regionale della Toscana quando, il 26 luglio del 2000, dopo i primi appariscenti disastri idrogeologici, aveva approvato una risoluzione che impegnava la Giunta Toscana a una serie di interventi correttivi. Il Consiglio impegnava la Giunta “ad assumere ogni iniziativa utile”: · “al potenziamento dell’attività dell’ASL ai fini della sicurezza nei luoghi di lavoro, della tutela della salute e delle condizioni di vita dei lavoratori e delle popolazioni interessate; · ad assicurare maggiore incisività nel ruolo dell’O.A.N., prevedendo una esplicita funzione prescrittiva dell’O.A.N.
stesso, nonché un "peso" maggiore del Presidente nell’assunzione di decisioni che attualmente devono essere assunte all’unanimità;· partecipazione alle riunioni dell’O.A.N. del Presidente dell’Osservatorio ambientale locale, nel suo ruolo di supporto agli Enti Locali e di interfaccia dell’O.A.N. stesso, come invitato permanente”.La risoluzione impegnava inoltre la Giunta regionale “ad assumere un ruolo di interlocutore diretto con le comunità locali, mediante l’attivazione di procedure di informazione, trasparenza e comunicazione, ivi compresa la divulgazione dei dati relativi all’andamento dell’opera”.Ci chiediamo – questa la domanda retorica di Idra ieri all’Osservatorio per il Nodo di Firenze – “se e quanto siano state trasferite in questo Osservatorio le indicazioni provenienti dall’esperienza-madre della tratta appenninica”.
E ha aggiunto: “Chiediamo qui che siano accolte e implementate le indicazioni di metodo prescritte dal Consiglio regionale”. In attesa che il Ministero dell’Ambiente (fin qui sordo alle sollecitazioni di Idra) intervenga a modificare radicalmente la struttura dei cosiddetti Osservatòri Ambientali, Idra suggerisce profonde innovazioni nell’organismo fiorentino. L’associazione scrive di ritenere infatti “di drammatica attualità le considerazioni espresse nell’estate del 2000 dall’assessore regionale all’Ambiente Tommaso Franci, dopo le prime grandi emergenze idrogeologiche socialmente percepite in Mugello per effetto della cantierizzazione TAV.
L’assessore ammise pubblicamente che “in Mugello siamo a raccattare i cocci”. E aggiunse – sulla scorta della relazione dell’Osservatorio Ambientale per la tratta – che non solo che la progettazione delle gallerie era fondata su assunti scientificamente errati, ma anche - e soprattutto - che quell’Osservatorio Ambientale e la mano pubblica non erano attrezzati a giudicare in proprio una serie di questioni: in particolare non disponevano di competenze sufficienti a valutare in maniera autonoma la progettazione e le modalità realizzative dell’opera, ma dovevano in questo dipendere dalle valutazioni dell’autorità tecnica del soggetto proponente e controllato, nella fattispecie Italferr.
In questo limite l’assessore individuava – correttamente – un vizio di fondo dell’intera impalcatura dei controlli. Un errore che non possiamo certo continuare a permetterci, oggi che in gioco è la città di Firenze”. Di conseguenza, l’associazione ecologista fiorentina propone: “L’Osservatorio integri, o individui come supporti tecnici o come invitati permanenti, analogamente a quanto già avvenuto nel caso della tratta appenninica (quando venne integrato come invitato permanente il presidente dell’Osservatorio ambientale locale, prof.
Giuliano Rodolfi) e dello stesso Nodo di Firenze (nella cui compagine è stata inserita recentemente l’Autorità di bacino dell’Arno), i titolari delle competenze istituzionali e tecnico-scientifiche di cui attualmente esso accusa l’assenza: ASL (per gli aspetti della prevenzione, dell’igiene pubblica, degli studi epidemiologici e sulla qualità della vita), Università, ordini professionali, Soprintendenze (per gli aspetti relativi alla geotecnica, alla sismologia, alle modalità costruttive e realizzative, alle metodologie di scavo e di rivestimento, alla tutela del patrimonio naturale e culturale), Vigili del Fuoco e Prefettura (per gli aspetti legati alla sicurezza e alla protezione civile), uffici e direzioni comunali, provinciali e regionali (per l’organizzazione della mobilità, dell’informazione, della comunicazione e della partecipazione della cittadinanza, per l’accoglienza e l’integrazione sociale e culturale delle maestranze: in questo caso risulta altamente auspicabile la conferma, anche e soprattutto in una ambiente urbano così complesso e delicato, dell’istituzione di un Osservatorio Ambientale Locale e l’implementazione di un Osservatorio Sociale, che nel caso di Firenze potrebbe configurarsi come Osservatorio Socio-Economico)”. TAV a Firenze, atmosfera kafkiana.
Ancora nessuna risposta sui 57 temi posti a dicembre dall’associazione ecologista Idra nella prima delle due audizioni accordate dall’Osservatorio Ambientale per il Nodo AV di Firenze. Ieri, il giorno stesso in cui la TAV torna nel mirino della Corte dei conti, seconda audizione e 27 nuovi argomenti pesanti sul tappeto. L’unico rappresentante di Idra ammesso all’audizione parla per 40 minuti senza essere interrotto, deposita una lunga memoria, una relazione tecnica, un video, documenti e foto sui guai TAV a Bologna.
Al termine, nessuna replica se non quella – di commiato - del presidente dell’Osservatorio dott. Pietro Rubellini, che precisa: “Considerato il lavoro che stiamo facendo, i warnings di Idra sono per noi molto utili per osservare e istruire il progetto. Però molti di questi 57 quesiti non riguardano l’Osservatorio, quindi non potrete avere risposte su di essi...”. Garbatamente, il portavoce di Idra replica: “Se i cittadini non sono un fastidio, se è vero che questo Osservatorio è l’unico strumento attualmente di interfaccia fra il progetto e la cittadinanza, dopo 10 anni di pressoché totale opacità, noi vi chiediamo ufficialmente – e ve lo abbiamo scritto nella memoria che depositiamo qui oggi – di mantenere la giacchetta che avete addosso, il vestito che avete addosso, il ruolo che avete addosso, di non nascondervi dietro il dito del fatto che qui siamo nell’Osservatorio Ambientale e si parla solo a questo livello.
Noi chiediamo a ciascuno di voi di esserci di aiuto nei rapporti con i vostri enti di riferimento per tutte le informazioni che qui dentro li riguardano. Noi vi chiediamo se per carità di Dio fate in modo che le istituzioni che rappresentate qui le rappresentate anche nei rapporti con noi e con i cittadini, perché altrimenti non sappiamo dove sbattere il capo”. E conclude: “Da dicembre a oggi ci sembra che non sia cambiato ancora niente nell’informazione alla città. Questo è abbastanza grave, lo ammetterete, per una città come Firenze.
Da Bologna e da Firenze uno si aspetterebbe gli apici della trasparenza nei rapporti con la cittadinanza. Noi vi chiediamo umilmente anche questa disponibilità a esserci, anche nei ruoli che fuori dell’Osservatorio rivestite nell’ambito delle istituzioni a cui appartenete”. Questi, al riguardo, gli estratti della memoria di Idra che trattano l’argomento dell’informazione: Riteniamo che l’Osservatorio Ambientale possa e debba essere consapevole dell’enorme responsabilità davanti al mondo intero (il centro storico di Firenze essendo “patrimonio mondiale dell’Umanità” anche a giudizio dell’UNESCO) che è stata lasciata nelle sue mani.
Dipende infatti dall’esito della diagnosi del progetto esecutivo il destino di molti anni a venire della città di Firenze e della sua area metropolitana, in termini non solo ambientali ma anche sociali, economici e culturali. [...] Il ruolo dell’OA è tanto più strategico e delicato quanto più evidente è l’opacità dell’intero progetto AV, che dopo essere stato messo a disposizione in condizioni di accessibilità assai precarie undici anni or sono ai cittadini di Firenze ha cambiato più volte contenuto, vedendo sovrapporsi nuove indicazioni di fondo, come la stazione Foster alla stazione Zevi, lo Scavalco di Castello al sottoattraversamento, senza che i cittadini siano stati messi in grado di conoscere ed apprezzare i contenuti e i motivi di tali variazioni.
Ai mutamenti intervenuti fra il 1999 e il 2009 si aggiungono adesso quelli proposti da un progetto esecutivo che, ancora una volta, resta un oggetto misterioso per la popolazione, una sorta di “città proibita” dalla quale trapelano – senza possibilità di contribuire al dibattito – poche, avare e pur tuttavia preoccupanti notizie. Ne deriva comunque un quadro nel quale appare legittimo temere anche l’insorgenza di danni erariali (legati alla doppia progettazione della Stazione e – nell’eventualità di un suo necessario secondo spostamento – alla spesa sostenuta per la costruzione di una scuola, la “O.
Rosai” nella sede di Via dell’Arcovata, dimostratasi impraticabile anche nella nuova ubicazione). Nessun progresso appare essersi verificato da dicembre a oggi nell’informazione alla città, neppure a riguardo dei livelli di progetto che precedono il livello esecutivo. In questo contesto ci si domanda per quale arcano motivo i cittadini non siano messi in grado di leggere, consultare e conoscere almeno in questa ultima e decisiva fase gli elaborati progettuali di cui deve occuparsi istituzionalmente l’Osservatorio Ambientale, e tutti gli altri elaborati che sfuggono alla sua competenza.
Non appare esservi alcuna razionale spiegazione di questo ostracismo informativo. L’unica possibile controindicazione alla conoscenza da parte della città di un progetto che la riguarda così intimamente sarebbe la circostanza che, nel prenderne visione, i cittadini potessero in qualche modo manometterlo, contraffarlo, adulterarlo. Ma non è questo evidentemente un rischio che il progetto correrebbe qualora venisse esposto e – meglio ancora – illustrato e commentato dai proponenti. Dell’Osservatorio fanno parte autorità pubbliche di controllo che hanno il compito di rappresentare gli interessi collettivi e il bene comune.
A ciascuna di esse ci appelliamo affinché si adoperi perché almeno questo passaggio informativo venga garantito a una città già straordinariamente mortificata sul piano civile e culturale dalla coltre di omissioni e lacune che grava sulla trasparenza del percorso e sulla completezza del procedimento di approvazione del progetto, documentate da Idra nel Libro Bianco consegnato all’Osservatorio durante l’audizione di dicembre. In particolare chiediamo a ciascuna delle componenti dell’Osservatorio di dare, per la parte che interessa le competenze istituzionali dell’Amministrazione che essa qui rappresenta, piena soddisfazione alle richieste di informazione provenienti dalla società civile (e, nella fattispecie, dall’Associazione di volontariato firmataria della presente memoria).