Non solo un abbraccio “il più caro di Firenze e della Toscana tutta”, ma anche un ringraziamento sentito alla “voce libera per eccellenza, che con le su battaglie, i suoi ideali, il suo vissuto di donna scomoda in un Paese ostile, insegna i valori della vita, del pensiero, della democrazia e della libertà”. Così il presidente del Consiglio regionale Riccardo Nencini ha accolto il premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi nella suggestiva Sala del David alla Galleria dell’Accademia.
Una visita fortemente voluta dal presidente Nencini per ricordare al mondo quello che il David rappresenta: “bellezza e culto della libertà. Tentativo incessante verso l’autodeterminazione”. “Credo che la visita di questo pomeriggio, dopo il colloquio avuto in Consiglio regionale e l’incontro con il nuovo sindaco di Firenze, potrà rimanere nel cuore di Shirin Ebadi come un’occasione di vita importante”. “Un’occasione – ha continuato Nencini - che se da un lato vuole contestare un risultato elettorale scritto ben prima che lo scrutinio avesse inizio, non vuole dimenticare il simbolo di questa immensa onda verde: Neda.
A lei, a questa ragazza barbaramente uccisa il cui nome in persiano significa voce, è dedicato l’impegno della Toscana a tenere alto il valore della libertà e della vita”. Valori che la Toscana ha fatto propri approvando all’unanimità una mozione di condanna della presidenza di Ahmadinejad “finché tutti i dubbi sulla legittimità del risultato elettorale non siano sciolti, o siano indette nuove elezioni, o non sia cessata la repressione”. Valori ricordati dal consigliere Severino Saccardi che ha sintetizzato “il senso del coraggio di Shirin Ebadi” con una semplice frase: “prima le donne e i bambini”.
“L’incontro con una personalità simbolo della cultura dei diritti – ha continuato Saccardi – è stato possibile anche grazie alla tenacia e al coraggio di giovani studenti iraniani che in queste ultime settimane hanno animato manifestazioni di solidarietà e al contributo dell’associazione iraniani italiani a Firenze. Grazie a loro e all’impegno assunto dalla Toscana con il documento approvato in Consiglio da tutte le forze politiche, coltiviamo la memoria per tenere aperta la porta del futuro”. Un “grazie sentito a Firenze, alla Toscana, per la scelta del suggestivo luogo dove parlare” ha aperto la lectio magistralis del Premio Nobel che ha preliminarmente chiesto un minuto di silenzio “per commemorare quei morti recenti che il regime iraniano impedisce di ricordare”.
Quindi ancora “grazie all’impegno di una regione che più di ogni altra è stata ed è vicina al popolo iraniano. Una regione simbolo della cultura e della civiltà italiana. Una regione che è sempre stata la preferita e la più amata dal mio popolo”. Quindi un aspetto del comportamento del governo iraniano che Shirin Ebadi ha messo soprattutto in evidenza ed è quello che connota tutte le dittature: “il regime di Teheran sta violando la sua stessa legalità, colpisce i cittadini nei diritti che ha riconosciuto loro.
Il popolo era andato a manifestare pacificamente, poteva farlo, ma è stato attaccato dalle forze repressive che hanno ucciso molte persone. Le madri in lutto dei giovani uccisi o scomparsi nelle carceri sono state picchiate e arrestate solo perché si ritrovavano nei parchi in silenzio. Telefoni cellulari e internet sono controllati grazie alle tecnologie di grandi aziende occidentali”. “Tutto quello che ha fatto il regime era illegale”, ha continuato la Ebadi. Sono quattro allora le condizioni per riportare la tranquillità in Iran ha aggiunto: la cessazione delle violenze e dell’oppressione, la liberazione senza condizioni di tutti gli arrestati, l’annullamento e l’indizione di nuove elezioni alla presenza di osservatori delle Nazioni Unite e dell’Unione europea, il risarcimento per le famiglie degli uccisi e dei feriti.
“Con la presenza di osservatori la gente avrebbe la sicurezza che le elezioni si svolgono in modo giusto”, ha detto ancora il premio Nobel per la Pace. Una promessa gridata con tutta la passione che la spinge a rischiare la vita ha concluso la sua lectio magistralis: “Questa statua di David, simbolo di libertà, è il testimone che non cesseremo la nostra attività fino a che non sarà data la libertà al popolo iraniano”. Ad ascoltare le parole del Premio Nobel anche il vicepresidente del Consiglio regionale Angelo Pollina e i consiglieri Enzo Brogi e Marco Carraresi.
(f.cio/red) Nell'immagine il drappo verde esposto sulla facciata di Palazzo Vecchio ormai da qualche settimana.