CATANIA – Ancora tanto equilibrio in vasca ma ancora una volta è l’Orizzonte Catania a fare festa nella seconda gara di finale scudetto contro la Fiorentina Waterpolo. Dopo la vittoria di misura (10-11) mercoledì a Bellariva le ragazze di Pierluigi Formiconi s’impongono anche alla Nesima 12-10 (parziali: 4-4; 3-2; 2-2; 3-2) e pongono una seria ipoteca alla conquista del tricolore. Niente è compromesso. Ci sono ancora tre gare (due a Firenze ed una a Catania) ma è chiaro che questa seconda vittoria compromette il cammino della squadra di Gianni De Magistris.
Dopo i primi due tempi giocati sempre sul filo di una rete di scarto, il terzo periodo si apre con il pareggio (7-7) di Rita Dravucz. La straniera dell’Orizzonte, la centroboa spagnola Blanca Gil subisce un brutto colpo al naso che la tiene fuori dalla piscina per quasi tutto il terzo tempo ma la Fiorentina, disastrosa nelle superiorità numeriche, non approfitta di questo vantaggio involontario e le etnee tornano in vantaggio: la Bosello conquista una superiorità ai danni della Lapi e la Garibotti sigla l’8-7.
Sul rovesciamento di fronte la Biancardi conclude a rete con un tiro millimetrico a fil di palo ma sull’8 pari avviene la svolta in favore delle padrone di casa. La Colaiocco commette un dubbio fallo sulla Musumeci. Gli arbitri assegnano il rigore che Bosurgi segna. E sempre la Bosurgi, a quarto tempo in corso segna ancora due gol, il primo forse con la complicità di una deviazione della Dravucz che disturba la Gigli, che porta l’Orizzonte, per la prima volta, avanti di tre reti (11-8). Sembra fatta per le siciliane ma la Dravucz trova la nona rete fiorentina e mentre la Frassinetti coglie una clamorosa traversa cad un minuto dalla fine la Gil si procura un rigore che la di Mario non sbaglia (12-9).
C’è ancora il tempo per la sesta realizzazione personale della Dravucz che cambia poco il risultato. “Ci speriamo ancora – commenta a fine partita De Magistris – perché perdiamo sempre per uno-due gol e sempre per episodi”. Mercoledì, alle 20.15, alla NanninI la terza partita.
Simone Spadaro