Firenze, 15 maggio 2009- Creare un marchio di qualità per definire l’olio d’oliva di “assoluta eccellenza”. Una sorta di certificato di qualità, come il ‘doc’ per i vini che garantisca l’alta qualità dell’olio su scala mondiale, cioè un marchio che possa essere riconosciuto da tutti i produttori d’olio del mondo.
Questo l’obiettivo dello studio svolto dall’associazione “Tree”, composta da produttori di olio e nata da un ‘idea dell’Accademia dei Georgofili, nel 2004, con lo scopo di valorizzare la produzione pregiata di olio e di tutelare i piccoli produttori.
“Oggi presentiamo i risultati di uno studio iniziato 5 anni fa per definire una metodologia che definisca il ‘Super Premium Olive Oil’, cioè la denominazione usata negli Stati Uniti per indicare l’assoluta eccellenza - ha spiegato ieri pomeriggio Claudio Peri, presidente dell’associazione “Tree (che sta per tre e: etica, eccellenza, economia) nel corso del convegno dal titolo “Produrre e valorizzare gli oli di oliva di assoluta eccellenza” che si è svolto all’Accademia dei Georgofili il 14 maggio -.
Abbiamo constatato che oggi esiste molta confusione nel mercato dell’olio, la denominazione di ‘olio extravergine’ è troppo vaga e se tutti gli oli sono extravergine come si possono diversificare, per qualità e prezzo, gli oli veramente pregiati?”.
Per stabilire quali sono gli oli di assoluta eccellenza e quali no l’associazione ha stabilito precise caratteristiche di tipo analitico e sensoriale che devono essere rispettate come ad esempio: la chiarezza e la coerenza degli obiettivi produttivi, la congruità delle strutture, attrezzature e risorse, il controllo delle malattie e infestazione delle piante, la documentazione e rintracciabilità del processo di produzione, ma anche la totale assenza di difetti dell’olio: sarà l’associazione, dopo un’attenta analisi, a rilasciare ai produttori il certificato di eccellenza.
Intanto, un ristoratore di Vicchio, Paolo Pasquali, del ristorante “Villa Campestri”, ha messo a punto un metodo per educare i ristoratori ad utilizzare solo vini di eccellenza: il metodo, chiamato “olivetolive”, consiste nell’istituzione di un menù dell’olio, proprio come esiste per i vini, per proporre ai clienti una degustazione gastronomica dell’olio. “Grazie ad un accordo fra questo ristorante e il ‘Culinar Institute of America’, la più grande scuola di chef americana – ha proseguito Peri -, dal prossimo settembre, i ristoratori americani sperimenteranno nei propri ristoranti l’’olivetolive’ e l’idea è quella di diffondere, nei prossimi tre anni, il metodo di tutto il mondo”.
“Applicando questo metodo si scoprirà che non è vero che i migliori oli sono quelli toscani – ha concluso Peri -, anche quelli greci sono buonissimi e, fra le nostre Regioni, sono molto buoni anche quelli umbri e veneti”.
Il convegno ha anticipato un’importante Conferenza Internazionale “Beyond Extra Virgin” che si svolgerà in California nel mese di giugno (dal 21 al 23) e durante il quale sarà lanciata a livello internazionale la definizione di “Super premium olive oil”.