di Tiziano Carradori
Firenze- Il Governo ha deciso di tornare al nucleare e ieri il Senato ha dato un primo via libera al relativo disegno di legge? La risposta della Regione Toscana è netta: no grazie, noi abbiamo già fatto un'altra scelta. La via toscana all'approvvigionamento energetico è infatti quella di essere una regione nuke free, di marciare verso il non oil, cioè verso l'abbandono dei generatori che utilizzano il petrolio e i suoi derivati e di sposare in pieno le raccomandazioni dell'Unione europea che prevedono entro il 2020 di ridurre del 20% consumi ed emissioni di gas serra in atmosfera e di aumentare della stessa percentuale la quantità di energia prodotta attraverso le fonti rinnovabili.
Già oggi la Toscana produce, grazie alla geotermia e alle altre rinnovabili, quasi il 30% del suo fabbisogno elettrico, tanto che punta entro il 2020 a portare questa percentuale al 50%. Il presidente della Regione commenta così la notizia del via libera del Senato al disegno di legge “Sviluppo ed energia” che prevede sei mesi di tempo per individuare i siti delle possibili centrali nucleari.
Secondo l'assessore regionale all'energia e all'ambiente è impossibile imporre queste scelte per decreto, passando sulla testa dei cittadini, senza contare che la tecnologia che il Governo vuole sposare è vecchia, insicura ed antieconomica.
Con la previsione dell'autorizzazione unica, sostitutiva di ogni licenza, esclusa la valutazione di impatto ambientale si rischia di mortificare sia le istituzioni locali che i cittadini. Secondo la Regione il Governo invece di puntare sulle rinnovabili e dare impulso alla nuova green economy, avvia il Paese su una strada irta, pericolosa e che non porta alla soluzione del problema energia. L'assessore ha riconfermato invece la validità delle scelte contenute nel Piano energetico regionale che sta dando i primi importanti risultati sul fronte dello sviluppo del fotovoltaico, dell'eolico e delle altre rinnovabili.
“Il no, grazie del Governatore Martini sul nucleare in Toscana rappresenta l'ennesima posizione ultraconservatrice della Regione rossa per eccellenza -ribatte il Sen.
Pietro Paolo Amato- la quale non perde occasione per sbandierare il proprio dissenso su ogni singola scelta del Governo. Martini, che non si preoccupa di lanciare irresponsabili allarmi nella popolazione con infondate insinuazioni sulla sicurezza degli impianti, rimane fedele a quel tipo di ambientalismo che già una volta bloccò lo sviluppo energetico dell'Italia. Facendo perdere competitività al sistema-paese, con pesanti ripercussioni per l'economia delle imprese e le tasche delle famiglie.
Il Governo Berlusconi ha invece finalmente voltato pagina, compiendo una fondamentale scelta strategica per cercare di recuperare il profondo gap nei confronti dei nostri vicini europei, come noi impegnati negli obiettivi di risparmio energetico previsti per il 2020. Vorrei infine ricordare a Martini che i territori che ospiteranno gli impianti per la produzione dell'energia nucleare godranno speciali benefici di tipo economico, previsti proprio dal ddl in corso di approvazione al Senato. Una notizia che naturalmente non interessa al Governatore, ormai sempre più simile al portavoce di Legambiente o di Greenpeace.
Chissà se avrebbe potuto interessare la popolazione o le aziende toscane... Il risultato è che, per un pregiudizio ideologico e di partito, Martini continua penalizzare l'economia toscana."