di Luciana Cappelli, Sindaco di Empoli
Egregio Signor Presidente, quando Lei affronta i temi della crisi economica mondiale che colpisce anche il nostro Paese fa sempre riferimento alla necessità di “pensare positivo”, di infondere fiducia, di mostrare ottimismo. Io, con franchezza, ho qualche difficoltà a seguirLa proprio a causa di alcune regole fissate dal Suo Governo. L’ente locale che amministro, il Comune di Empoli, ha sempre fatto il proprio dovere rispettando ogni anno l’obiettivo stabilito dal patto di stabilità interno, a volte anche con largo margine rispetto al livello fissato; ha un indebitamento contenuto, spende per interessi passivi meno del 6% della spesa corrente, e negli anni ha contenuto progressivamente la spesa di personale così come richiesto dalle varie leggi finanziarie.
In questo momento, in cui la crisi economica investe anche la comunità locale, ci sarebbe bisogno di sostenere la domanda con investimenti pubblici; il Comune ha circa 25 milioni di euro già impegnati ed ha previsto sul bilancio 2009 circa 13 milioni di nuovi investimenti, cifre importanti per la comunità locale. Occorre presente che il Comune di Empoli non ha problemi di liquidità, anzi, nell’ultima verifica di cassa ( 31 marzo u.s. ) disponeva di 20 milioni di euro sui conti di tesoreria a cui vanno aggiunti sette milioni su conti vincolati o presso la Cassa Depositi e prestiti per finanziare investimenti.
Qualsiasi persona di buon senso, di fronte a questa situazione, chiederebbe all’amministrazione di velocizzare la spese di investimento per assicurare un consistente sostegno all’economia locale; invece, secondo le attuali regole del patto di stabilità, potremo pagare, se tutto va bene, sette milioni di euro. Infatti, siamo impossibilitati a realizzare le opere già finanziate nel pieno rispetto delle precedenti norme sul patto di stabilità, con grave pregiudizio non solo per la collettività amministrata, ma anche per le imprese appaltatrici.
Di fronte a questa assurda situazione mi riesce difficile essere ottimista, e mi sembra altrettanto difficoltoso spiegare ai miei concittadini che il loro comune viene pesantemente penalizzato per aver sempre fatto il proprio dovere ed aver rispettato le norme; posso solo dire che le attuali regole sul patto di stabilità interno sono ingiuste, profondamente ingiuste e che per questa comunità sono una beffa, un’amara beffa. Ritengo sia mio preciso dovere chiederLe con forza che queste norme vengano cambiate nella direzione giusta ed in fretta, perché la difficile situazione economica lo impone.
RingraziandoLa per l’attenzione Le porgo distinti saluti.