La notizia (reperibile su www.infoaut.org) è vecchia di quasi due mesi, ma è venuta alla luce solo in questi giorni: il 25 Febbraio scorso, alla Olimpias (gruppo Benetton) di Piobesi Torinese, durante un'esasperante, e fino a quel momento inutile, trattativa fra i sindacati e l'azienda, i 143 operai indicono uno sciopero spontaneo e, in seguito all'ennesima chiusura dell'Unione Industriali, mettono sotto assedio il direttore del personale e il suo staff. Alla fine solo grazie all'intervento dei carabinieri il direttore riesce a fuggire attraverso un'uscita secondaria. E così anche in Italia arriva l'influsso dei cugini francesi che nell'ultimo mese si sono resi protagonisti di più di un caso di "sequestro" nei confronti di manager e dirigenti d'azienda; il caso più eclatante è stato quello di Francois Pinault, imprenditore multimiliardario, nonché 34esimo uomo più ricco al mondo, "sequestrato" dai dipendenti della sua azienda per diverse ore. E nonostante gli appelli di Sarkozy a rispettare la "legalità" solo ieri si sono registrati altri due casi di questo genere in Francia e uno nel vicino Belgio, che ha visto coinvolti tre manager della Fiat. L'ennesimo segnale di come questa crisi economica stia minando le basi del sistema economico e sociale occidentale, colpendo in maniera sempre più pesante i lavoratori e le classe meno abbienti. In Italia il malcontento fino a questo momento è stato controllato principalmente da due fattori: da una parte l'indiscutibile potenza mediatica di Berlusconi che, per quanto non perda occasione per scagliarsi contro il mondo dell'informazione, è probabilmente l'unico leader occidentale che può permettersi di raccontare che dalla crisi si esce con l'ottimismo e la "social card", dall'altra la capacità della Cgil di funzionare da catalizzatore della protesta, come dimostra anche l'imponente manifestazione di sabato scorso. In ogni modo è difficile capire per quanto la situazione italiana potrà rimanere così relativamente calma; basti pensare al fatto che anche in Francia i sindacati stanno lottando al fianco dei lavoratori e hanno già convocato per due volte, con ottimi risultati, lo sciopero generale, ma questo non è servito a evitare che l'esasperazione dei lavoratori portasse a un'escalation del livello di tensione. L'unica cosa certa è che la "rivolta" dei lavoratori e delle lavoratrici da una parte, degli studenti, dei precari e degli "anti-G8/G20" dall'altra sta assumendo caratteri sempre più preoccupanti.
E' preoccupante che tutti i vari movimenti sviluppatisi in Europa siano incapaci di collegarsi fra loro e che, all'interno delle stesse realtà territoriali, non riescano a collaborare nemmeno i diversi gruppi sociali che pure lottano per lo stesso obiettivo di costruzione di una società alternativa. Inoltre si fa sempre più pesante l'assenza a livello politico (e in particolar modo mediatico) di un'organizzazione che sia in grado di rappresentare le istanze dei ceti sociali che stanno lottando per sopravvivere e per uscire dalla crisi con un miglioramento del livello di giustizia sociale. L'insieme di questi fattori rischia di provocare nei soggetti maggiormente sottoposti agli effetti della crisi una sensazione di solitudine, politica e umana, che porta a reazioni violente e disorganizzate; quello che, in pratica, già è successo in Grecia con quotidiani attacchi armati a banche, sedi di partito, stazioni di polizia che, come anche la storia del nostro Paese dovrebbe insegnare, servono solo a logorare il movimento e a giustificare una repressione sempre più violenta. Proprio per questo oggi il compito di qualsiasi organizzazione, partitica e non, che abbia a cuore le sorti dei lavoratori, dei giovani, dei precari, dei disoccupati, degli studenti e che voglia rendere possibile il tentativo di costruire un'alternativa economica e sociale al capitalismo occidentale, dovrebbe essere quello di ricostruire i rapporti di solidarietà e di collaborazione fra i vari pezzi della "rivolta" che non possono essere lasciati da soli. Mattia Nesti Fonte: www.gennarocarotenuto.it Link: http://www.gennarocarotenuto.it/7025-la-rivolta-silenziosa-che-rischia-di-incendiare-leuropa/ 10.04.2009 «L'episodio comunque ha cambiato il corso della trattativa - dice il sindacalista Graziano - perché ha fatto capire all'azienda che i lavoratori erano disposti a tutto pur di ottenere qualcosa dalla trattativa». La trattativa in effetti si è conclusa con due anni di cassa anzichè uno, un incentivo all'uscita e l'impegno della Olimpias a ricollocare parte dei lavoratori in altre fabbriche della multinazionale.