Dotare di una “scatola nera” tutti gli impianti dove si bruciano rifiuti, a garanzia dei controlli sulle emissioni in atmosfera: è la proposta del consigliere provinciale dei Verdi, Luca Ragazzo, e del portavoce provinciale del “Sole che ride”, Tommaso Grassi.
La richiesta è contenuta in una interrogazione presentata da Luca Ragazzo in Consiglio provinciale, che prende spunto dalla recente messa sotto sequestro da parte della Magistratrura di due inceneritori a Colleferro (Roma), che avrebbe dovuto essere alimentati solo con “CDR di qualità” combustibile derivato dai rifiuti, mentre invece vi sarebbero stati bruciati anche rifiuti speciali e pericolosi, spacciandoli per CDR.
“La cosa grave – è scritto nell’interrogazione - è che dalle trascrizioni delle intercettazioni telefoniche effettuate nel corso delle indagini, pubblicate sulla stampa, risulterebbero anche telefonate intercorse tra responsabili tecnici della gestione degli inceneritori ed amministratori della ditta che gestiva il sistema di controllo delle emissioni degli impianti, allo scopo di forzare manualmente il sistema di controllo nei casi in cui le emissioni superavano i limiti consentiti”.
“Dal sito internet della ditta coinvolta nelle indagini e che gestisce il sistema di controllo degli inceneritori di Colleferro – sottolineano Luca Ragazzo e Tommaso Grassi - risulta che la stessa avrebbe in gestione anche impianti di monitoraggio delle emissioni per impianti industriali ed inceneritori presenti nel territorio della Provincia di Firenze”.
Il consigliere Luca Ragazzo nell’interrogazione chiede quindi all’Amministrazione provinciale di sapere “se gli impianti industriali, oltre che di incenerimento, autorizzati a bruciare CDR o altre tipologie di rifiuti, in caso di superamento dei limiti delle emissioni in atmosfera siano dotati di sistemi automatici di blocco o riduzione della loro attività (con segnalazione agli organi di vigilanza)”.
Visto il grave precedente di Colleferro – dichiarano Luca Ragazzo e Tommaso Grassi - chiediamo una ricognizione per verificare se sui sistemi di controllo delle emissioni in atmosfera installati negli impianti industriali ed inceneritori del territorio provinciale risulti possibile intervenire manualmente per alterare i dati relativi ai valori delle emissioni, attraverso l’introduzione nei sistemi informatici destinati al loro controllo, alla gestione dei relativi dati e la trasmissione degli stessi agli organi di controllo” “Quali azioni od accorgimenti la Provincia intende adottare, anche in accordo con ARPAT – chiede infine Ragazzo nell’interogazione - per impedire manomissioni sui sistemi informatici di monitoraggio rilevazione delle emissioni, ed in ogni caso affinché eventuali interventi possano comunque essere tracciabili, anche con l’installazione di una sorta di “scatola nera”, non accessibile e non modificabile dal gestore dell’impianto?”.