Firenze- Il vicepresidente della Commissione europea Jacques Barrot lancia l'allarme in una nota anticipata da Aki-Adnkronos: "Avranno un impatto diretto sui flussi l'aggravarsi della crisi economica e i suoi primi effetti reali in Africa. Serve risposta globale a livello dell'Unione''
L'assessore per il diritto alla salute Enrico Rossi ha inviato una lettera al ministro dell'Interno Roberto Maroni in merito al problema della vigilanza nei Pronto soccorso degli ospedali. “Egregio ministro, le scrivo per rappresentarle la situazione che si è creata presso il Pronto soccorso dell'Ospedale di Prato, e che fa seguito ad analoghi problemi che si stanno verificando in altre città della mia regione.
Come lei saprà il Pronto soccorso dell'ospedale è un luogo importante per la cura dei cittadini ma costituisce anche, in forza del grande e continuo afflusso di persone (1 milione e 300 mila accessi l'anno), una situazione di oggettiva insicurezza e potenziale rischio. A causa della scarsità di risorse disponibili la presenza delle forze dell'ordine in queste strutture è stata prima assicurata solo agli ospedali provinciali e quindi progressivamente ridotta, fino a lasciare in molti casi i presidi sanitari sguarniti da ogni sorveglianza.
Nel caso di Prato, un Pronto soccorso a cui accedono 70.000 persone l'anno, il servizio è limitato alla presenza di una persona soltanto al mattino, mentre per tutto il resto della giornata e durante la notte la struttura risulta incustodita. All'Ospedale Le Scotte di Siena la sorveglianza è assicurata solo per mezza giornata, a volte la mattina a volte il pomeriggio, all'Ospedale Santa Chiara di Pisa non c'è copertura il giorno festivo. Si tratta di alcuni degli ospedali più importanti e frequentati della regione.
In queste e in molte altre realtà del nostro territorio i Pronto soccorso restano senza sorveglianza proprio nei momenti di maggiore criticità, la notte e i giorni festivi. E' chiaro che si tratta di una situazione insostenibile per la sicurez za degli operatori sanitari e degli stessi cittadini utenti. D'altra parte è facilmente intuibile che in questo settore è necessario un servizio costante, competente e discreto, quale solo le forze dell'ordine possono garantire, e che non è possibile supplire con l'esercito né tantomeno con le cosiddette “ronde”, alle quali non si può chiedere un servizio di questo livello e impegno.
Inoltre l'ipotizzata eliminazione del divieto di denuncia dei clandestini da parte dei medici, provvedimento che a cui personalmente mi oppongo e che contesto per ragioni di salute pubblica, non darebbe nessun contributo alla sicurezza e se mai metterebbe ancora di più in una situazione di potenziale rischio il personale sanitario. La informo dunque che ho chiesto al prefetto e al questore di Prato di attivarsi, nel rispetto della reciproca autonomia e competenza, per dare quanto prima una risposta a questa esigenza, garantendo un servi zio per 24 ore al giorno, sette giorni su sette.
Qualora lei non intervenisse con risorse adeguate su una materia che è di precipua competenza del suo Ministero, ho dato la disponibilità di concordare soluzioni che prevedano un impegno di risorse prelevate dal Fondo sanitario. Questo storno di fondi non mi pare giusto ma sarebbe necessario. Infatti le risorse destinate alla cura e all'assistenza dovrebbero andare a sopperire a una situazione oggettiva di insicurezza, che mette a rischio l'incolumità degli operatori e degli utenti e che rende meno accessibile un servizio sanitario essenziale ed urgente.
Visto che una analoga situazione si sta creando anche in altri Pronto soccorso della Toscana sarò costretto anche in questi casi ad attivarmi alla ricerca della soluzioni migliori, sempre in rapporto con le autorità di pubblica sicurezza e nel rispetto della loro autonomia. Considerata la sua competenza in materia di sicurezza mi attiverò per recuperare a carico del Ministero da lei diretto i fondi sanitari eventualmente spesi. Confidando nella sua sensibilità e nel suo interessamento la saluto.
Enrico Rossi “
Al termine di una complessa attività investigativa e di controllo del territorio, ieri notte i militari della Stazione di Agliana, in collaborazione con i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro, hanno scoperto un capannone all'interno del quale vi erano due distinte ditte gestite da cittadini cinesi. Una volta entrati all'interno dei locali, nonostante l'orario notturno, i militari hanno trovato una decina di cittadini cinesi intenti a realizzare abbigliamento femminile.
Due le persone arrestate per sfruttamento della manodopera clandestina, un 35enne e la moglie 30enne, entrambi in possesso del permesso di soggiorno. La coppia, infatti, oltre ad impiegare tre cittadini cinesi regolarmente in Italia, nascondeva, all'interno dell'edificio altri due connazionali ma privi del regolare permesso i quali, al termine degli accertamenti, venivano sottoposti alla procedura di espulsione. Nel medesimo contesto venivano svolti accertamenti anche sull'altra ditta presente all'interno dello stabile dove si accertava che la titolare si serviva di quattro cittadini cinesi, in possesso del permesso di soggiorno ma che lavoravano in "nero" senza nessuna retribuzione economica.
Dalle informazioni acquisite nel corso delle attività è emerso che, all'interno di entrambe le ditte, i turni lavorativi interessavano prevalentemente l'arco notturno per un totale di circa quattordici ore giornaliere e l'unico compenso riconosciuto agli operai era il vitto e l'alloggio presso il fatiscente immobile. A carico dei titolari venivano elevate sanzioni amministrative per un importo complessivo di euro 65mila e contestualmente si procedeva alla sospensione dell'attività imprenditoriale, oltre ovviamente a sottoporre a sequestro l'immobile e tutti i macchinari presenti.