E’ l’anno terribile per l’edilizia apuo-lunigianese. Il peggiore degli ultimi 30 anni per il comparto costruzioni (edilizia, impiantistica e lapideo). La conferma arriva oltre che dai dati del rapporto della congiuntura dell’artigianato dell’Osservatorio Regionale relativi al 2008 diramato in queste settimane (-8,5% a livello regionale e -4,5% a livello locale con il picco del 6,7% del lapideo, e -3,2% di addetti), soprattutto dagli indicatori – e sono questi i dati da spavento – relativi al 2009: il fatturato per imprese e artigiani crollerà complessivamente e progressivamente di quasi il 40% (il 37,2% per l’esattezza).
Le perdite maggiori alla voce “costruzioni edifici” con il 47% ma anche il settore dell’installazione (impiantistica, energie rinnovabili etc) subirà un durissimo colpo perdendo per strada il 28,5%. Intanto le richieste di cassa integrazione per il comparto delle costruzioni nel suo complesso sono schizzate a +300% - con un rapporto di 3 a 30 - rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Impennata da brivido anche nel mondo del lavoro sommerso con “il 50% in più di lavoratori in nero in poco meno di cinque mesi in circolazione”.
I “furbetti” sono in aumento per effetto della crisi.
Un quadro shoccante, e non ci sono altri termini per riassumerlo, quello portato alla luce dalla Cna apuana che chiede la convocazione urgente di un tavolo tra associazioni di categoria e i Comuni della Provincia, Lunigiana compresa, nel tentativo di arginare e “tappare” le falle del sistema economico in attesa degli interventi del Governo (ben vengano Iva al 10% per le ristrutturazioni e ampliamento volumi e il piano casa) che dovrebbe riportare un po’ di respiro, e questo è naturalmente l’augurio, al comparto.
“Non vogliamo fare terrorismo – interviene Dino Sodini, Presidente Provinciale dell’associazione – ma questi sono i dati in nostro possesso. Siamo preoccupati. E’ per questo che chiediamo e preghiamo gli enti locali di prendere posizione di fronte a questa emergenza attivandosi per dar vita a manovre economiche e di risveglio del settore costruzioni. L’edilizia è il settore chiave dell’economia. Se si fermano costruzioni e ristrutturazioni si fermano le imprese che installano i servizi, l’idraulica, chi realizza infissi, porte, i magazzini che vendono materiali, i laboratori del marmo, e di conseguenza le cave.
Parliamo di migliaia di posti di lavoro. Se solo il marmo produce sette mila addetti quanti ne conta tutto il comparto costruzioni?”.
L’analisi di Cna non è fine a se stessa. Ci sono già idee da mettere sul tavolo. E misure che sarebbero facilmente attuabili in brevissimo tempo. Tra le richieste “a costo zero per aiutare” l’edilizia Cna torna a chiedere l’accelerazione, più volte invocata, di tutto quello che è burocrazia come la concessione di licenze e Dia, oltre all’attivazione di sgravi e sconti per esempio nell’occupazione del suolo pubblico e dei ponteggi, al blocco di tutte quelle che sono le imposte, dirette ed indirette”.
Ma la chiave di volta si trova, secondo l’associazione degli artigiani, dentro i centri storici e nei borghi della Lunigiana, nel piano dei colori atteso da anni, e nelle ristrutturazioni. “La crisi – spiega Antonio Chiappini, Responsabile Edili per Cna – può essere anche un’occasione per incentivare operazioni come il recupero degli edifici del centro storico e le abitazioni dei borghi della Lunigiana attraverso incentivi da concedere ai privati, sottoforma di contributi a fondo perduto, agevolazioni fiscali e garanzie, previo naturalmente emissione di bando per attestare i requisiti dell’impresa e del cittadino.
Ma pensiamo anche al piano dei colori fermo da anni per ridare dignità e un nuovo volto ai punti nevralgici della città, interventi di decoro urbano, e riqualificazione delle zone periferiche, e nelle frazioni montane lasciate al loro destino. Noi abbiamo delle idee e siamo disposti a metterle sul tavolo. Abbiamo solo bisogno della sponda della politica per metterle in atto”. L’altro effetto della crisi, già denunciato per il settore degli estetisti e acconciatori, è il boom dei lavoratori in nero e degli abusivi.
Ma anche delle partite Iva. Paradossalmente sono nate più imprese di quante ne sono state chiuse (+79 pari all’1,3%) ed in un periodo di crisi ha un significato diverso: “Nell’analisi – spiega Sodini – c’è un dato che deve far riflettere. Il saldo tra imprese aperte e chiuse è positivo e sono concentrate proprio nel settore costruzione. Significa che ogni singola partita Iva aperta rappresenta un lavoratore che prima lavorava per un’impresa strutturata o che è stato costretto ad aprire partita Iva, quindi un’impresa, per lavorare.
C’è una frammentazione delle imprese con un conseguente impoverimento della professionalità, un abbassamento degli standard qualitativi e della sicurezza. Rischiamo di aver più imprese di quante ne servano. Una sorta di overdose di manodopera”. Cna chiede che sia la Camera di Commercio a farsi carico di convocare i soggetti che diano vita al Piano di Emergenza per l’edilizia. “La Camera di Commercio – conclude Sodini – è il soggetto più indicato per governare la cabina di regia tra imprese e politica.
Non vogliamo fare terrorismo, ne tanto meno gettare acqua sul fuoco in questo delicato momento. Ma se non ci adoperiamo al più presto, e siano già in ritardo, io vedo un 2009 catastrofico davanti a noi”.
Andrea Berti