Firenze– I tibetani tornano in piazza: arrestati 100 monaci, fermati e rilasciati due giornalisti italiani. Il corrispondente di Sky Tg24, Barbati: ''Hanno cercato di speventarci''.
Il Consiglio regionale aderisce simbolicamente al World Day Tibet, che si celebrerà in tutto il mondo domani, in ricordo della "grande repressione" del 10 Marzo 1959. La posizione unanime dell’assemblea toscana è stata espressa nel corso di una conferenza stampa alla presenza di un ospite d’eccezione: Topgyal Gontse, membro del National democratic party of Tibet in esilio.
“Il mio paese è diventato una prigione per i tibetani, che da cinquant’anni anni lottano, con metodi pacifici, per la loro indipendenza – ha sottolineato Gontse – Non passiamo far finta che non succeda niente. La cultura tibetana è un patrimonio dell’intera umanità”.
E’ stato il vicepresidente del Consiglio regionale, Alessandro Starnini, a ricordare la posizione unitaria espressa dall’assemblea toscana nel marzo scorso, quando alle forti proteste della popolazione tibetana seguirono violente repressioni da parte delle autorità cinesi.
La mozione unanime di solidarietà fu consegnata, non senza qualche difficoltà, ai rappresentanti diplomatici cinesi. “La Cina sostiene che l’indipendenza del Tibet mina la sua sicurezza – ha osservato Starnini – Lo sforzo della Toscana e delle organizzazioni tibetane in esilio è quello di mostrare che un modello di convivenza è possibile”. In questa prospettiva nasce il progetto dell’assessore alla pace e alla cooperazione della Provincia di Siena, Pietro Del Zanna, da impostare insieme al Consiglio regionale, per ospitare in Toscana un gruppo di giovani tibetani per un corso di formazione politico-istituzionale.
“In questi anni, accanto alle iniziative del Dalai Lama, si è sviluppato un importante movimento civile – ha sottolineato Del Zanna – Per questo abbiamo pensato ad un momento di riflessione sulle forme della partecipazione politica nel futuro Tibet libero”. “Siamo sempre molto cauti nelle iniziative delle Regioni in politica estera – ha affermato Alberto Magnolfi, capogruppo di FI-PdL – In questo caso, però, di fronte a ferite aperte nelle coscienze e nelle libertà, si tratta di far valere i principi fondanti della nostra stessa democrazia.
Ben vengano, quindi, iniziative non solo formali, che valuteremo”.
“Nella mozione che approvammo nel marzo scorso è forse mancato uno scatto di coraggio – ha dichiarato Marco Cellai (An-PdL) – Non abbiamo parlato del diritto all’autodeterminazione di quel popolo”. “Il clima nuovo che respiriamo a livello internazionale con la presidenza di Obama non deve andare a scapito del problema dei diritti umani, come è successo in passato – ha sottolineato Severino Saccardi, consigliere del Pd e direttore della rivista Testimonianze – Il problema dei diritti umani in Tibet è legato al problema dei diritti umani nell’intera Cina”.
“Se la cultura tibetana scompare è una perdita incalcolabile per l’intera umanità – ha affermato Valentina Dolara, presidente della Fondazione per la preservazione della Tradizione Mahayana, di cui fa parte anche la Comunità buddhista di Pomaia – Le recenti ricerche neuroscientifiche sulla mente stanno costruendo ponti interessanti con questa antichissima tradizione di pensiero”. (dp)